Nel breve volgere di cinque anni, sono passati dallo status di emeriti sconosciuti a quello di band amatissima fra i fans del folk/metal: i finlandesi Korpiklaani sono appena tornati col loro quinto album, “Korven Kuningas”, e sembrano non avere la benché minima intenzione di fermarsi. Ne parliamo col flemmatico, ma molto cortese, Jarkko, bassista della band.
Cinque anni di carriera e cinque album pubblicati: un bel risultato, non credi?
“E’ vero! Un tempo, realizzare un album all’anno era la norma per molti gruppi, mentre oggi la tendenza è quella di metterci almeno due anni o più per ogni disco. Prendi ad esempio gli Iron Maiden, che hanno pubblicato i loro primi cinque dischi in nemmeno altrettanti anni, e sono tutti diventati degli autentici classici. Anche loro, però, col tempo hanno cominciato a dilatare sempre di più le uscite discografiche. Non so dare una spiegazione precisa a questo fenomeno, forse trent’anni fa entrare in studio e registrare un disco era più semplice di quanto non lo sia oggi. Per quanto riguarda noi, abbiamo sempre avuto molto materiale su cui lavorare, tanto è vero che buona parte delle nuove canzoni era praticamente già stata scritta da Jonne [
cantante/chitarrista, Nda], prima ancora che registrassimo il precedente album ‘Tervaskanto’. Jonne è un compositore in grado di sfornare un gran numero di brani in periodi relativamente brevi, poi magari non scrive niente per mesi, ma quando ci si mette, riesce a comporre una quantità notevole di canzoni in pochi giorni. Juho [
fisarmonicista, Nda], l’altro principale compositore della band, è invece più continuo, propone costantemente nuove idee ed ha quindi un approccio un po’ diverso. Su ‘Korven Kuningas’, le canzoni più datate sono tutte di Jonne, mentre Juho ha firmato le più recenti. Il contributo di Juho è decisamente cresciuto negli ultimi tempi, visto che su ‘Tales Along This Road’ aveva firmato solo un paio di brani, mentre già su ‘Tervaskanto’ è stato autore di almeno cinque.”
Avendovi visti qualche volta dal vivo, mi sembra di poter dire che siete un’ottima live band e soprattutto che, nel vostro particolare genere, siete uno dei gruppi più amati, almeno a giudicare dall’entusiasmo con cui i fans vi seguono. Che ne pensi?
“Sinceramente pensiamo di essere un gruppo interessante da vedere dal vivo e ci fa solo piacere il fatto di essere ricambiati dalla gente. Ricordo quando abbiamo suonato all’Evolution Festival del 2006, era la prima volta che ci presentavamo in Italia e non avevamo la più pallida idea di come ci avreste accolti: eravamo pronti a ricevere pomodori marci sul palco o chissà cos’altro, invece è andata benissimo e per noi è stato un gran concerto. Anche quando siamo recentemente passati da Milano, non ci aspettavamo un grande riscontro, ma alla fine il locale era pieno e ci siamo divertiti parecchio. Noi abbiamo iniziato suonando molto in Finlandia, per poi gradualmente iniziare ad essere conosciuti anche al di fuori dei nostri confini e quindi a fare concerti in posti diversi e più grandi. Ci piace pensare che questo sia il risultato di anni di duro lavoro: all’inizio, suonavamo in locali osceni, davanti a una manciata di persone, ma credo fermamente che ogni singolo concerto, se suonato bene e con convinzione, ti faccia poi guadagnare la possibilità di farne un altro e così via. In questo, i festival estivi ci hanno aiutato moltissimo, soprattutto Wacken in Germania, dove ci siamo esibiti di fronte a una marea di gente, la maggior parte della quale non aveva mai nemmeno sentito parlare di noi. Grazie a quello e ad altri festival come lo stesso Evolution, sono certo che abbiamo acquisito parecchi fans in più.”
Uno dei vostri punti di forza è senz’altro l’utilizzo di strumenti tradizionali autentici, invece dei sintetizzatori…
“Certo, è una cosa che ci aiuta a mantenere intatto il feeling della musica che proponiamo. Pensa che, qualche mese fa, Juho mi ha detto: ‘sai, mi sono reso conto di essere il fisarmonicista metal più famoso del mondo!’. Il che è probabilmente vero, visto che non ce ne sono certo tanti altri! A noi non può che far piacere essere accettati dal pubblico metal, pur utilizzando strumenti sicuramente non comuni in questo ambito.”
Attualmente il fok/metal scandinavo sembra riscuotere i consensi maggiori, al contrario di quello di derivazione britannica, sei d’accordo?
“A dire la verità, penso che ci siano dei forti collegamenti fra la musica tradizionale irlandese, per esempio, e quella nordica: per quanto il prodotto finale sia diverso, la radice folk, le melodie, ecc. sono abbastanza simili. Poi, magari, i temi affrontati nei testi si rifanno a tradizioni locali e quindi differenti, ma il feeling generale e il modo di suonare certi strumenti è più o meno lo stesso.”
A proposito di testi, voi avete sempre mantenuto un certo bilanciamento fra brani cantati in inglese e altri in finlandese, è un approccio che pensate di mantenere anche in futuro?
“Onestamente non lo so, anche perché non ci siamo mai messi a discuterne con l’intenzione di fare una scelta definitiva. Vedremo col prossimo album, per quanto ne so potrebbe saltare fuori tutto in finlandese, tutto in inglese o ancora una volta, una via di mezzo! La cosa bella è che molti nostri fans, pur non capendo una parola di finlandese, ci chiedono di non abbandonarlo. Per molti, infatti, questo rappresenta una caratteristica particolare e spesso ci sentiamo dire che il finlandese suona meglio, in un contesto musicale come il nostro. E poi preferiamo scrivere testi decenti nella nostra lingua madre, piuttosto che idiozie in inglese!”
Passiamo ora “Korven Kuningas”, che secondo me riassume ottimamente tutte le caratteristiche del vostro stile, con una produzione all’altezza. Come lo descriveresti in poche parole?
“Di sicuro concordo sulla produzione, infatti questa è stata la prima volta in cui siamo stati soddisfatti del suono di batteria, per esempio: i due dischi precedenti ci avevano lasciato un po’ scontenti da questo punto di vista, mentre con questo, finalmente abbiamo ottenuto il suono che volevamo, che dona a tutti i pezzi un ‘tiro’ migliore. Più in generale, direi che il nuovo album non si discosta poi molto, a livello stilistico, dai precedenti, ma anche che si presenta con un po’ di varietà in più, soprattutto rispetto a ‘Tervaskanto’. Credo che sia, per certi versi, un disco più dark, sia dal punto di vista musicale che lirico, in quanto è meno scanzonato e più ‘serio’ in alcuni punti. Ovviamente non mancano i momenti di ‘party music’, però stavolta possiamo dire che ci siamo presentati con alcune cose che, forse, non tutti si aspettavano da parte nostra. Alla fine, penso che sia un buon disco, avremmo potuto scegliere una canzone qualsiasi come singolo e sarebbe stata comunque rappresentativa dell’atmosfera generale dell’album.’
Oltretutto, su ogni vostro disco è presente una quantità notevole di canzoni, in questo caso ben 14 più due bonus…
“Ne avevamo anche di più, se è per questo! Ma proprio perché ci siamo ritrovati con così tanto materiale pronto, abbiamo deciso di registrare tutto ciò che avevamo disponibile, per poi decidere cosa includere sul disco. Il problema è che, alla fine, non riuscivamo a stabilire quali canzoni avremmo dovuto lasciare fuori, così la casa discografica ci ha suggerito di pubblicarle tutte ed è quello che abbiamo fatto!”
Questo è un altro punto a vostro favore, alla faccia di quelle bands che fanno uscire album con la metà dei pezzi, per poi pubblicare EP vari a prezzo pieno! Che ne pensi?
“Guarda, non credo che la qualità di un album vada giudicata in base al numero dei brani che contiene. Ci sono esempi eclatanti, come ‘Thick As A Brick’ dei Jethro Tull, che in pratica è una sola, lunghissima canzone, ma non per questo possiamo dire che non sia un capolavoro! L’importante è sempre riuscire a scrivere musica di qualità, che poi si faccia con otto o sedici pezzi è relativo.”
Per curiosità, ci potresti spiegare cosa sono esattamente lo yoiking e la humppa?
“Lo yoiking è uno stile vocale tradizionale della popolazione Sami, ovvero gli abitanti originali della regione scandinava, che oggi vivono nelle estremità settentrionali di Finlandia, Norvegia, Svezia e Russia. Si tratta di un tipo di canto molto antico, che fa parte della tradizione del nostro Paese. In quanto all’humppa, al contrario di quello che molti credono, è uno stile musicale originario della Germania: i tedeschi avevano sviluppato questo tipo di musica, che poi fu esportato in Finlandia negli anni ’50… Il bello è che, ora, lo stiamo in pratica ri-esportando noi in Germania!”
OK Jarko, grazie per la disponibilità e ci vediamo presto a un vostro concerto!
“Non mancheremo, grazie a te!”