Stormlord - La calma prima della tempesta...

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Gruppo:Stormlord
Ne stanno parlando tutti, e a dovere oserei dire, mi riferisco al nuovo disco dei capitolini Stormlord, un album che già nel suo titolo la dice lunga sulle intenzioni del complesso nostrano. Il perfetto mix fra aggressione, melodia, e attaccamento alle origini, Mare Nostrum è questo e molto altro, ma ora spazio alle parole di Cristiano Borchi e Francesco Bucci.

Sono passati quattro lunghissimi anni da The Gorgon Cult, finalmente è arrivato questo nuovo Mare Nostrum, inutile dire che è passato molto tempo, ma non avvertivate la paura di essere dimenticati?
Cristiano :: Non ti nascondo che ci abbiamo pensato, ma abbiamo preferito prenderci il nostro tempo per organizzare il nuovo album. Abbiamo trascorso più di un anno alla ricerca di un nuovo tastierista, ma per un motivo o per un altro nessuno faceva al caso nostro. Eravamo consapevoli che il tempo stava passando e The Gorgon Cult invecchiando, ma non potevamo forzare quel processo, sarebbe significato buttarsi su un prodotto che non sarebbe stato del livello che volevamo raggiungere. Poi, quando ci siamo resi conto che la soluzione migliore era rimanere in cinque affidando a Gianpaolo Caprino le tastiere, abbiamo deciso di toglierci dalla testa le tempistiche che una band dovrebbe rispettare, prendendoci il tempo necessario per scrivere un disco superiore ai suoi predecessori. Eravamo consci del rischio, ma abbiamo voluto prediligere la qualità, e oggi a disco ultimato e pubblicato posso dire che è stata una scelta che ci sta premiando.

Vorrei evitare discorsi noiosi sulle solite questioni burocratiche, però ovviamente è impossibile per me non chiederti come mai si è concluso il rapporto con la Scarlet Records, e come siete approdati sotto Locomotive Records.
Francesco :: Con la Scarlet Records abbiamo passato i migliori anni della nostra carriera. Nel corso del tempo si è venuto a creare non solo un rapporto personale, ma anche e soprattutto un egregio rapporto umano. Loro hanno sempre fatto il massimo per noi e noi abbiamo saputo ricompensarli nella migliore delle maniere. Il best of, anche se preferirei chiamarla “antologia celebrativa” dato che di vero e proprio best of non si tratta, è nato da un’idea di Stefano Longhi atta a celebrare questo lungo e prolifico periodo passato insieme. Ancora adesso continuiamo a sentirci con i ragazzi della Scarlet e loro sono stati i primi a complimentarsi per il deal con la Locomotive Records. Siamo passati ad un’altra etichetta per puri motivi di convenienza. La nostra nuova label è più grossa della Scarlet. Vanta uffici in America, Germania, Spagna e Scandinavia senza parlare di un roster di gruppi più incisivo. Speriamo che sappiano darci quella marcia in più per fare in definitivo salto di qualità.

Torniamo a Mare Nostrum ora. Innanzitutto complimenti, finalmente avete trovato la quadratura del vostro stile, è come se tutti i vostri trademark fossero esplosi per espandersi, sarà stata forse l’influenza di un concept “continentale” come quello del Mediterraneo ad avervi influenzato?
Cristiano :: Credo che mai come per Mare Nostrum siano state completamente assenti influenze di ogni tipo. Quando abbiamo deciso di lavorarci in cinque, ci siamo semplicemente detti: non pensiamo a nulla, non cerchiamo di prevedere come il disco dovrà suonare, facciamo semplicemente quello che ci viene naturale e spontaneo fare. Il disco è figlio di noi stessi e della nostra natura, è lontano da ogni tipo di contaminazione stilistica di altre band, esula da ogni schema prefissato. Non siamo partiti da un concept, abbiamo composto i pezzi uno ad uno lavorandoli come pezzi a sé stanti, senza fare previsioni sul sapore che avrebbe avuto il disco. Viene da sé che, essendo noi Italiani e quindi mediterranei, il disco suoni con quel tipo di vibrazioni che abbiamo nel nostro dna.

Si è detto spesso che Mare Nostrum è come un ritorno alle origini, se posso dissentire non sono affatto d’accordo, a me sembra un passo in avanti, qui la maggior parte delle scelte stilistiche sono innovative per voi, cosa mi dici del marranzano? Di The Castaway, del Sitar, dei cori Tibetani… e di tutto il resto?
Cristiano :: Il ritorno alle origini è da intendersi come un riavvicinamento ad uno stile più epico rispetto al precedente album, che reputo tutt’ora un ottimo lavoro, ma in cui abbiamo subito il fascino di atmosfere più cupe e dal sapore gotico. Inoltre anche l’approccio compositivo è stato simile a quello degli esordi: niente pianificazioni, solo la nostra energia naturale espressa con quasi dieci anni di esperienza in più. Quanto al marranzano, è stata un’idea nata per caso che è venuta a Gianpaolo Caprino. Un giorno, frugando per casa, ha trovato uno scacciapensieri del padre, ed ha iniziato a suonarlo quasi per gioco. Gianpaolo ha una forte creatività e un talento innato per la musica, e per lui il passo dal gioco al perfezionamento nello strumento e stato breve, così come l’applicare ciò che aveva imparato ad un pezzo degli Stormlord. L’idea del Sitar, invece, è venuta a Francesco dopo uno dei suoi viaggi in Oriente, mentre per The Castaway abbiamo voluto metterci in gioco e azzardare un qualcosa di diverso, osare dove nessuno prima aveva osato in ambito estremo, vale a dire fondere utilizzare la voce Black Metal in un pezzo interamente acustico e dal sapore non cupo od oppressivo. Ti confesso che non avevamo idea di cosa ne sarebbe uscito, ma la sfida ci intrigava e l’abbiamo portata avanti, e siamo davvero entusiasti di quello che siamo riusciti a fare.

A proposito, bisogna aspettarsi ulteriori evoluzioni acustiche nel vostro futuro? Oppure è ancora troppo presto per parlarne?
Cristiano :: Beh, sicuramente è presto per parlarne, e poi sarebbe difficile in ogni caso fare previsioni, visto che componiamo in base all’istinto del momento, e fino a songwriting ultimato non abbiamo neanche noi una visione complessiva di come suonerà il disco. Vedremo dove ci porterà la nostra creatività.

Ottima anche la produzione, la migliore della vostra carriera, è stata dura oppure avevate già le idee chiare prima di entrare in studio?
Cristiano :: Volevamo una produzione perfetta, questa era l’unica cosa che sapevamo quando siamo entrati in studio. Per noi il nuovo contratto rappresentava una chance importante, perché eravamo consapevoli che con la nuova etichetta l’album avrebbe potuto raggiungere un numero di persone elevato come mai in passato. Fortunatamente agli Outer Studio Sound siamo ormai di casa, e con Giuseppe Orlando lavoriamo in perfetta sintonia e in massimo relax. Lui è un grande professionista, il migliore in Italia e uno dei migliori in Europa, e dopo tutti questi anni di lavoro assieme sa bene cosa vogliamo e come far suonare un disco degli Stormlord a dovere. Abbiamo trascorso quasi due mesi nel suo studio, impegnandoci al massimo per fornirgli delle riprese il più accurate possibile, ma tutto si è svolto con la massima tranquillità. Con lui siamo arrivati ad un punto di fiducia totale, e il fatto che tra di noi negli anni si sia creata anche una forte amicizia ha reso il lavoro duro da una parte, al tempo stesso estremamente piacevole e disteso.

Tralasciando per un momento il discorso prettamente musicale, vorrei soffermarmi su quello concettuale, che per quanto mi riguarda è la vera chiave di lettura del vostro nuovo album. Il Mediterraneo, su quali criteri sono stati scritti i testi? Non penso sia stata soltanto una questione geografica giusto?
Francesco :: Quando abbiamo iniziato a stendere la musica di Mare Nostrum ho capito che avrei dovuto curare personalmente tutte le sfaccettature dei testi. Gli argomenti trattati sono molti, si va dalla classica ambientazione storica della title track, che parla della terza guerra punica, alla leggenda Ebraica del Golem in Emet, ad un inno prettamente epico fatto apposta per omaggiare affettuosamente il nostro passato in Stormlord. Si continua con la descrizione dei Naga, semidivinità dell’Induismo in Legacy Of The Snake, alle citazioni di Dante Alighieri in And The Wind Shall Scream My Name a testi più intimi e, se vogliamo, vagamente filosofici come quelli di Neon Karma, Dimension: Hate e Scorn. Quest’ultima in particolare è la nostra risposta a questiono i quali in passato ci hanno inquadrato come guerrafondai. Spesso abbiamo parlato di guerra, ma la guerra da noi decantata, come ho spiegato in innumerevoli interviste, è un guerra interiore, è il desiderio di raggiungere gli obbiettivi prefissi senza gettare mai la spugna e soprattutto senza mai danneggiare gratuitamente i terzi. Per la guerra vera provo solo schifo. Ho viaggiato in paesi come la Birmania ed ho visto le conseguenze a cui porta la violenza selvaggia, io non voglio essere parte di questa follia! In Scorn mi interrogo su cosa possa spingere un essere umano a terminare la vita di un proprio simile, e la risposta è il disprezzo. I leader ti insegnano a disprezzare il nemico, a non considerarlo un tuo pari, ed a questo punto è facile cadere nel tranello e mettere da parte la coscienza. In Scorn è il disprezzo stesso a parlare ed a tessere le proprie lodi, ad invitare il soldato ad abbracciare la sua furia cieca ed a non dare ascolto alla sua umanità. In questa maniera il disprezzo si mostra per ciò che realmente è, il più grande nemico dell’Uomo, un nemico da sconfiggere con la nostra razionalità. Siamo arrivati al gradino più alto dell’evoluzione proprio perché siamo stati in grado di riunirci in società e di primeggiare su tutte le altre specie non solo con la violenza, ma anche con la pietà e con l’accettazione delle differenze. Cadere preda degli istinti ed annichilire il diverso vuol dire rinnegare millenni di evoluzione e di cultura.

Come si è svolto il processo di scrittura? Il disco è molto dettagliato, senza mai scadere nel noioso anche perché le melodie rimangono immediatamente impresse, in sostanza è estremamente fluido e ricco di dettagli allo stesso tempo, soprattutto per quanto riguarda il lavoro svolto dietro le tastiere e gli arrangiamenti, lavoro di squadra?
Cristiano :: Siamo partiti dalle idee di Gianpaolo e Francesco, che hanno registrato a casa i riffs, stralci di brano e intuizioni, poi abbiamo condiviso il materiale e ognuno ha fatto la sua parte per migliorarlo ed elaborarlo, anche se l’impronta principale è stata la loro. Rispetto a The Gorgon Cult, che era stato composto quasi interamente in sala prove, questa volta siamo tornati ad un metodo più classico, lavorando molto a casa e definendo i dettagli in sala.

La title track credo sia la cosa migliore che abbiate mai scritto, e a questo punto mi pare giusto dare merito anche a Elisabetta Marchetti, la vostra corista femminile diciamo, con una voce Realmente lirica, penso che i margini per un utilizzo ancora più approfondito della sua voce sia possibile, che ne dici?
Cristiano :: Sono d’accordo con te, personalmente ritengo Mare Nostrum il pezzo migliore della nostra discografia, ne siamo davvero fierissimi. Conosco Elisabetta Marchetti da una vita, pensa che quando ci siamo conosciuti aveva 14 anni, e Francesco Bucci la conosceva addirittura da prima di me, erano compagni di liceo. Una volta eravamo in macchina e stavamo ascoltando i Guano Apes, e lei per gioco si mise a cantare… rimasi incredibilmente stupito dalla sua voce, era talmente bella da rendere fastidiosa e di disturbo quella del disco! Ricordo che nelle settimane successive le consigliai più volte di sviluppare il suo talento e di studiare canto, e lei mi confessò che anche molte altre persone avevano fatto lo stresso. Oggi Elisabetta studia canto al conservatorio, e sono davvero felice che abbia preso questa strada. Non so dirti esattamente quanto e come utilizzeremo in futuro le sue capacità, ma puoi stare certo che in ogni brano che comprenderà delle parti di voce femminile sarà lei la protagonista.


Mi ha colpito anche il lavoro di Cristiano Borchi, ormai il tuo timbro è riconoscibile all’istante, usa tante sfumature, passa dal growl allo screaming con estrema facilità, è il segno di un lavoro costante e dettagliato, gli Stormlord stanno crescendo con costanza, dove avete intenzione di arrivare?
Cristiano :: Ti ringrazio per il complimento, negli anni ho imparato ad utilizzare la mia voce in maniera versatile nell’ambito estremo, per dare alla musica degli Stormlord maggiore varietà ed uscire dal suono monocorde che spesso caratterizza i cantanti estremi. Personalmente un giorno mi piacerebbe arrivare ai livelli di Peter Tagtren, che è senza ombra di dubbio il miglior cantante estremo al mondo, ma per questo devo fare ancora molta strada. In senso generale, vogliamo arrivare ovviamente il più lontano possibile, sappiamo di poterci giocare le nostre carte e daremo sempre il massimo per far crescere quest’avventura iniziata 17 anni fa.

Cosa è cambiato dai tempi, mitici, di Supreme Art Of War e da quelli del face painting? Come vedi inoltre l’evoluzione della scena Italiana, pensi che gli Stormlord si siano conquistati gli spazi che si meritano?
Cristiano :: E’ cambiato davvero molto, Supreme Art Of War è un disco pieno di energia, che ha la sua arma vincente nella sua genuinità, nella voglia di fare e strafare senza avere idea di quelli che sono i criteri tecnici e di songwriting che una band dovrebbe seguire. Oggi il nostro approccio è più maturo e consapevole dei mezzi espressivi, ma in Mare Nostrum abbiamo voluto anche lasciare da parte alcune delle regole prestabilite per gettarci in soluzioni particolari e coraggiose. L’Italia ha avuto il suo grande momento di gloria quando sono esplosi Rhaposdy e Lacuna Coil, gruppi che hanno aperto tante porte ai nostri gruppi all’estero ed abbattuto un bel po’ di pregiudizi. Spero che altri gruppi riescano nell’impresa, siano gli Stormlord o altri. Onestamente non so dirti quale sia la nostra posizione, quando si tratta della tua band è sempre difficile avere una percezione precisa dell’insieme, sono però dell’idea che nella vita al momento di tirare le somme si finisce per avere sempre ciò che si è meritato, e se vali veramente cose come la sfortuna o gli imprevisti possono solo cambiare i tempi di attuazione. Alla fine, se vali, in un modo o nell’altro riuscirai in può che fai, in caso contrario evidentemente i presupposti non erano così buoni come pensavi. Noi preferiamo non pensare a questo tipo di cose un po’ fini a sé stesse, meglio impegnarsi per costruire ciò che si vuole in maniera solida, mattone per mattone.

Progetti futuri? Ci terrei a sottolineare la terza partecipazione al Gods Of Metal 2008, per il resto?
Cristiano :: Sì, siamo davvero entusiasti di partecipare al Gods Of Metal 2008, ancora di più in un giorno pieno di grandi nomi come quello di sabato, sarà una grande emozione! Da settembre inizieremo a promuovere concretamente il disco dal vivo, vedremo dove ci porterà il lavoro silenzioso che abbiamo svolto in tutti questi anni per crearlo.

Ok siamo alla fine, chiudi come vuoi e grazie per la disponibilità!
Cristiano :: grazie a te e ad EUTK, chi fosse interessato alla nostra proposta può visitare la nostra pagina Myspace ed ascoltare quattro brani di Mare Nostrum. Cui vediamo al Gods Of Metal!
Intervista a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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