Timecut (Joba - bass, programming): l’evoluzione della specie.

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Emergono dalle ceneri di due importanti formazioni nostrane, Hanging On A Thread e Susan Acid, e con il loro nuovo disco omonimo edito dalla Valery Records, dimostrano che il gap tra la musica “rock” del Belpaese e quella del resto del mondo, almeno sotto il profilo squisitamente artistico-culturale, può essere assolutamente azzerato, se si hanno la competenza, il talento, la determinazione e la “visione” giusta.
Attraverso le parole di Joba, bassista della band, eccovi un doveroso (e pure parecchio eloquente, direi) “ritratto” dei Timecut, autori di un album mutevole, intenso, malinconico, inquieto e seducente, dalle velleità davvero “internazionali”, che li ratifica come uno dei gruppi più interessanti, maturi e promettenti della “scena”, e non solo, giustappunto, di quella tricolore.

Allora, raccontaci qualcosa di Voi e del Vs. nuovo bellissimo disco omonimo …
Grazie per averlo definito un bellissimo album. Siamo una band piuttosto nuova sulla scena anche se veniamo da precedenti situazioni che nell’ambiente underground italiano avevano avuto un loro riscontro. Ci sono voluti alcuni anni ed esperienze diverse per unirci ed iniziare un progetto che ci sta effettivamente dando grosse soddisfazioni pur discostandosi dalle precedenti nostre formazioni. Timecut è nato comunque dalla passione comune di tre persone con un forte desiderio di suonare e di farlo in una maniera professionale e con creatività sotto tutti gli aspetti: dal live show al più piccolo banner sui siti web. Non è stato facile e non lo è tuttora, visto che il tutto richiede molto tempo, risorse ed energie da dedicare e avendo un budget inesistente non ci siamo potuti avvalere dei grandi strumenti che magari artisti più famosi hanno a disposizione. Siamo stati comunque molto fortunati ad avere avuto il supporto e l'aiuto di diverse persone incontrate in questo percorso, che hanno dimostrato un notevole entusiasmo per il nostro progetto, spesso accontendandosi di un semplice grazie o un paio di drinks...
Un monicker, un titolo e un artwork ad essi legato, abbastanza particolari … Cosa ci puoi dire in merito?
Effettivamente tutto ciò che riguarda questo disco ha preso una piega particolare perché, al contrario dei lavori precedenti, è stato costruito su esperienze, ma anche grazie a consigli esterni di cui non c’eravamo mai avvalsi. Sebbene si tratti di un lavoro ancora una volta prodotto dalla band, cioè senza una figura vera e propria di produttore esterno, è stato concepito e arrangiato seguendo anche i consigli di produttori (in particolare inglesi) e non solo stando a quanto era di gradimento alla band. Quindi le songs hanno perso quelle lunghe parentesi strumentali che spesso erano d’introduzione e di chiusura nei primi lavori di Timecut, concentrando invece ogni singola traccia in strutture semplici ma ricche di dinamiche. Stesso discorso si può adottare circa artwork e monicker: una scelta di concentrare il lavoro della band in qualcosa di semplice, immediato, facilmente assimilabile, ma tutt'altro che scontato. Abbiamo prediletto immagini minimali, foto con minimi ritocchi ed un titolo omonimo su questo album, stanchi di tutte quelle composizioni grafiche ricchissime di dettagli ma così dispersive di cui, sia il web sia i case dei cd’s sono ormai pieni. Oggigiorno ognuno si dichiara fotografo o artista perché, usando un paio di funzioni con programmi di fotoritocco, riesce ad ottenere figure interessanti con pessime foto o scadenti immagini di partenza. Spesso queste figure sono, però, così comuni e scontate da non essere “identificabili”, da non uscire dalla massa. Noi abbiamo mirato a qualcosa con uno stile diverso; lavoro che ci ha richiesto più tempo, ma che esprime il concetto di Timecut con pochi elementi: semplice logo e semplici oggetti, “texture decadence” come ormai e’ il nostro spirito, foto monocromatiche... non e’ stato assolutamente facile combinare gli elementi sebbene semplici, trovare la location già perfetta per il foto shootage ed avere la luce naturale che volevamo... Quindi direi che sia musicalmente che per l’artwork, abbiamo mirato ad un’apparente semplicità che cela un grosso lavoro di ricerca, per ottenere l’immediatezza nell’impatto visivo e sonoro, ma anche il godimento ad ogni riascolto o ad un’attenta visione...
In che modo è cambiato il Vs. approccio musicale rispetto ai tempi di Hanging On A Thread e Susan Acid? Qual è il maggiore insegnamento che avete tratto da quelle esperienze?
Musicalmente siamo cambiati tantissimo. Gli H.o.a.t. presentavano strutture complicate dove era raro trovare un chorus ripetuto allo stesso modo, mentre Susan Acid avevano un sound basato molto sullo screaming che in Timecut e’ pressoché assente. Entrambe le precedenti formazioni presentavano poi una musicalità più nervosa, dinamiche più aggressive in un certo modo “scattanti”. Con Timecut proponiamo la nostra aggressività e il senso di malcontento in una forma più fluida, più dark, per via dei toni malinconici, mentre in precedenza tendevamo ad urlare le nostre sensazioni di disagio. Crediamo si tratti di una maniera più ossessiva, in cui ripetiamo anche 3 volte un chorus nella stessa canzone, proprio per l’esigenza di esternare questo malessere che è stata la base di Timecut. Non per nulla il progetto nacque a Londra, proprio dopo lo scioglimento di entrambe le formazioni precedenti, quando ci trasferimmo nella speranza di trovare una scena migliore, almeno nella terra che diede vita al punk, alla new wave e che è stata origine di tanti generi (se parliamo di classificazioni). La delusione e l’alienazione furono talmente forti e nuove rispetto alle esperienze precedenti, che non potevano far altro che portarci a scrivere musica diversa... magari potete pensarla un po' come furono i Mad Season dopo l’esperienza Alice in Chains, Temple of the dog, Pearl Jam e Screaming Trees. Per quanto a Londra si suonasse, specialmente come Susan Acid e anche con progetti collaterali, le sensazioni erano cambiate e il disco lo mostra pienamente.
E' stata, dunque, questa esigenza, l’ispirazione di fondo per “Timecut”? Di che cosa trattano i Vs. testi?
Il senso d’alienazione e delusione, la difficoltà sia ad essere accettati dagli altri quanto di accettare gli altri per quello che sono ai nostri occhi, sicuramente sono elementi di fondo per la stesura di musica e testi di Timecut. Le liriche sono molto introspettive, ma i sentimenti che ne emergono sono questi, che poi si relazionano con tutto quello che ci avviene intorno. Il sesso vissuto in maniera estrema, lo stesso assumere droghe o cercare di ubriacarsi in un modo disperato e triste, il voler suonare acustico pur sentendo l’esigenza di milioni di watts alle spalle, il cercare una rissa con pretesti idioti così come l’essere consenzienti per non perdere tempo a spiegarsi... tutte queste situazioni mal vissute per un malessere interiore, che ti porti dietro ovunque tu sia, con chiunque tu sia e qualsiasi cosa tu faccia, questo è quello che ci ha stimolato a comporre qualcosa di bello per noi, a curarlo meticolosamente e anche a sentire il peso del lavoro. Anche se la bellezza è relativa, un lavoro sentito ne porta sempre una dose con sè. Un po' come pensare ad una donna orientale che si fascia i piedi per mantenerli piccoli, e soffre tutta la vita per quella sua idea di bellezza che magari io non sarò mai in grado di apprezzare, ma poco importa perché lei lo sa apprezzare ed ogni giorno che passa si sentirà bella... così nei testi troverai queste sensazioni, vissute alla nostra maniera; maniera che domani può essere diversa da oggi... ma forse è anche questo il significato del termine Timecut, no?
Ascoltando attentamente il Vs. album, mi sembra che la Vs. vocazione artistica sia maggiormente indirizzata alla composizione di “musica” nella sua totalità piuttosto che alla realizzazione di singole “canzoni”, nel senso che in “Timecut” non emergono pezzi in particolare, ma una sorta di continua “onda emozionale” … Cosa ne pensi di questa mia impressione?

Il fatto che molti ascoltatori abbiano indicato tracce diverse come preferite mi pare confermi a pieno la tua sensazione. Di fatto ci verrebbe da pensare che si senta la differenza su canzoni composte principalmente da un componente o dall’altro, o in momenti distanti a livello temporale, però alla fine, il fatto di essere in tre persone con caratteristiche musicali diverse, porta a smussare queste differenze e a rendere le tracce come un continuo l’una dell’altra. Eppure prese singolarmente hanno forme piuttosto radio-friendly e complete, tanto da poter essere distinte bene l’una dall’altra, ma la sensazione globale all’ascolto è proprio quella che indichi tu. Direi che questa vocazione artistica sia dovuta soprattutto dall’aver rivisitato e adattato alcune tracce nate con batteria elettronica sul drumming di Alle che le ha rese tutte quante più potenti ed incisive. Questo ci ha portato a rivisitare nuovamente tutta l’elettronica anche per ottimizzarla in funzione dei live show, con batteria acustica e quindi tutte le songs hanno preso una sonorità che le rende “continuative”.
Come mai avete scelto di cimentarvi in una rilettura di “Street spirit” dei Radiohead (a proposito, complimenti per il risultato)? Come giudichi le loro ultime prestazioni artistiche?
E’ stata un po’ una sfida mettere le mani su un pezzo di una band che tanto apprezziamo come i Radiohead e, siccome le sfide ci attizzano e “Street Spirit” piaceva a tutti noi, ci abbiamo lavorato sopra. Abbiamo mantenuto le linee vocali come nell’originale poiché le riteniamo veramente belle, ma ci siamo concessi la libertà di spaziare maggiormente con la musica creando textures particolari che riteniamo abbiamo mantenuto la bellissima atmosfera dell’originale incontrando però il nostro sound. Radiohead è una band che piace a tutti noi anche se ognuno predilige album o lavori diversi. Di certo si possono ritenere innovatori perché ogni volta trovano soluzioni tecnologiche o semplicemente di presentazione nuove... poi un live dei Radiohead (anche in acustico) penso non potrebbe mai essere mai deludente, data la loro dedizione e professionalità. Le ultime prestazioni artistiche? Dal punto di vista musicale le ultime cose sono state un po’ ripetitive, simili ai lavori singoli di Tom York, ma come sempre, hanno idee molto cool su tutti i fronti, così troverai che hanno messo il codice sorgente di un video come “House of cards” per darti l’opportunità di lavorarci su in maniera originale, o per esempio il loro sito http://www.inrainbows.com/ è stato originalissimo fino a qualche tempo fa... si tratta proprio del discorso di cui si parlava all’inizio: si avvalgono di persone creative e ne sanno apprezzare e spingere le idee, per cui non saprai mai cosa aspettarti da un lavoro dei Radiohead e non solo a livello audio... noi amiamo questo atteggiamento nelle bands ed è anche per questo che cerchiamo di rendere il nostro show live, ma anche sito, myspace, etc. particolari come abbiamo già fatto con l’aggiunta dei visuals. Certo non c'è confronto rispetto ad alcune bands affermate, ma siamo ai limiti delle nostre possibilità e speriamo che qualcuno lo percepisca e ci aiuti ad ampliare questo confine!
Quali ritieni siano le caratteristiche più personali e originali del Vs. suono che Vi differenziano dagli altri e in che cosa, vice versa, V’ispirate a modelli già noti?
L’interpretazione vocale ed i cambi di atmosfere sono a nostro avviso le caratteristiche principali di Timecut. Credo che all’ascolto si possa trovare il sound mutevole, a tratti denso di forza a cui segue eleganza e rilassamento, quindi scariche d’intensità che poi sfociano in atmosfere malinconiche. E’ una sorta di dark aggressivo la cui caratteristica principale si esprime non solo attraverso i riffs ed i suoni ricercati, ma soprattutto attraverso linee vocali particolari, ricche di armonizzazioni ricercate e raffinate. Sicuramente siamo stati influenzati da un’infinità di bands precedenti alla nostra, ma non credo che si possano definire modelli, se non nella professionalità e ricercatezza: Radiohead appunto, Tool o Nine Inch Nails, ma pure gli stessi Pantera e Nirvana. Di certo ascoltiamo tutti e tre un sacco i Ministry... ma i nostri sound non sono certo simili! Ah, ah, ah …
Se doveste rappresentare per immagini la Vs. musica, quali scegliereste?
L’abbiamo dovuto fare per inserire i visuals nel live show!!! Però, al di là di creare visuals, quindi giochi di luce o figure, se ti riferisci ad immagini evocate in situazioni tipo chiudendo gli occhi ed ascoltando il cd, allora ti risponderemmo che le ambientazioni tetre, il fascino di oggetti trasudanti l’abbandono, ambienti invasi di arbusti e muri scrostati potrebbero essere le nostre visioni... non tanto lontane da quello che sono poi i nostri animi...
Come valuti l’attuale stato di salute della cosiddetta “scena alternative”, con particolare riferimento a quella nazionale?

C’e’ una scena alternative??? Non saprei, questo electro-pop così cheap and cheesy credo possa essere la scena odierna dell’alternative, no? Si addice di più agli ambienti sterili che sono stati creati con l’uscita di scena delle sigarette nei locali pubblici, con il servire i drinks in bicchieri di plastica e mai in bottiglia, con il controllo del volume audio e con il posto di blocco poliziesco all’uscita del concerto... non c'è molta differenza fra andare all’ufficio postale o al concerto dei Metallica ora... eppure chi combina i disastri sono sempre i perbenisti; al rock hanno tolto il fascino e l’hanno spogliato della sua natura. Quindi credo che sia il cheesy electro pop che possa prendersi lo scettro della scena alternative, per cui noi saremo outsider... quelli arrivati tardi! Interessante è almeno questa tendenza del live ebm, con band tipo Combichrist che presentano live violenti in ambienti rave, forse gli unici rimasti ancora non completamente asettici. A livello nazionale è una tristezza: malgrado i mezzi di comunicazione di oggi ti permettano di essere aggiornato su tutto in tempo reale, qui viviamo nella preistoria! La gente ha paura di cambiare abitudini, è impaurita di fronte a qualsiasi cosa ci sia di nuovo. Così la nazione ha quello che si merita, ossia fenomeni da baraccone con canzoni ignobili e, non dimentichiamoci, che l’evento musicale nazionale è San Remo!!!! Penso che sulle isole del Pacifico, tra collane di fiori e ventri scoperti, la scena alternative sia migliore...
Essere italiani è ancora un “limite” per il tipo di musica che proponete, in questo mondo apparentemente “globalizzato”?
Non lo crediamo, infatti, mi piace il fatto che tu abbia utilizzato la parola globalizzazione. Credo che non ci siano più le frontiere mentali di un tempo e non vieni più catalogato tanto per il paese di provenienza, quanto per quello che fai: questo è molto positivo a nostro avviso per chiunque abbia capacità per uscire dal gruppo. Potevano i Rammstein risentire del fatto di essere tedeschi? Forse avranno faticato per trovarsi la loro fetta di mercato, considerando che il nostro e loro sound potrebbe avere più riscontro negli States, ma se la band ha i numeri per emergere è facile che questo accada e la globalizzazione almeno non rende le cose ulteriormente difficili. Il limite secondo me non è nell’essere italiani, ma nel pensare da italiani... in fondo “mafia, spaghetti e mandolino” non sono poi tempi tanto passati, anzi, prendi i camion con la spazzatura sotterrati nei campi: sono attualità! L’omertà è di casa ovunque in questa nazione ancora oggi...
E’ giunto il momento dell’inevitabile domanda avente come oggetto i “progetti futuri” e “l’attività live” …
Per il momento, anche se abbiamo molte idee nel cassetto, concentreremo la nostra energia nella promozione del cd appena uscito. Abbiamo una traccia che ormai è parte integrante del live show e che non è presente nel cd, di cui abbiamo iniziato la registrazione... tanto per indicarti che non riusciamo a stare con le mani in mano. Per quanto riguarda l’attività live stiamo ricevendo offerte soprattutto dall’estero, ma non abbiamo un’agenzia di booking con cui collaborare al momento, e questo complica le cose, quindi ci muoveremo appunto per trovarne una e cercare di finalizzare un qualche tour possibilmente all’estero...
Qual è stata la “molla” che Vi ha spinto a fare questo “mestiere”? Avete mai pensato a quanto la musica sia importante per le Vs. vite e cosa sarebbe stato di Voi senza di essa?
Ognuno di noi e’ stato affascinato dagli strumenti, dal look dei musicisti e da quelle sensazioni che ti regala la musica in generale... come resistere dal non farla personalmente? Poi a mano a mano che entri nell’ambiente delle bands locali, respiri l’aria delle sale prove, condividi la tua adolescenza con altre persone che si fanno dei gran viaggi circa musica e concerti... La musica ci accompagna sempre e non perderemo mai il piacere di condividere l’ascolto della musica che ci piace con gli altri, tantomeno di quella che abbiamo fatto o che faremo: questo fondamentalmente ci rende un po’ dei tossico-dipendenti di musica, per cui non possiamo proprio pensare alla nostra vita senza musica...
Ringraziandoti per la disponibilità e rinnovando i più sinceri complimenti per il Vs. lavoro, a te le parole conclusive dell’intervista …

Beh, innanzitutto un grazie sentitissimo per la tua attenzione e per i tuoi complimenti. Crediamo che sia già stato detto tutto circa la band quindi non resta che consigliare l’ascolto del cd o la visione di uno show... sul web trovate piccole preview ad alcuni dei visuals che fanno parte dello show nonché alcune tracce del cd. Quindi se non disdegnate grunge, noize, wave, dark e un rock tagliente, dateci la possibilità di emozionarvi e passate a dare un’occhiata e un ascolto alle nostre "pagine".
Intervista a cura di Marco Aimasso

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