Elektradrive: … not only for your ears ...

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Erano due gli obiettivi fondamentali che mi prefiggevo nell’accingermi ad intervistare una band come gli Elektradrive, recentemente tornati alla “vita discografica” con lo splendido “Living 4” (Valery Records): non apparire troppo “nostalgico” e cercare di approfondire in particolar modo l’aspetto lirico del loro disco, andando a sviscerare un elemento che nel mondo del rock non è mai stato considerato esattamente “essenziale” e che invece forse mai come oggi è ritenuto dai nostri assai importante.
Ovviamente lascio ai lettori il giudizio finale, ma personalmente posso dire di essere veramente soddisfatto del risultato ottenuto, grazie alla grande disponibilità, all’impegno e alla lucidità di una band che sono sempre più convinto abbia “ancora” moltissime cose da dire, musicalmente e non solo.

Siete stati considerati il miglior gruppo AOR italiano, incensati addirittura dallo spocchioso Kerrang!, in tempi tutto meno che benevoli nei confronti dei nostri colori. Come ci si sente a tornare in “gioco” con il fardello di questa “responsabilità”, per di più in questo momento discograficamente critico e convulso? Come vivete la situazione di rappresentare uno dei gruppi più “attesi” dai fans dell’hard melodico italiani e non solo?
Alex Jorio: Sinceramente lo stress da prestazione non ci ha contagiato minimamente, anche se questo è un album diverso dai suoi predecessori, allo stesso tempo è un nuovo capitolo della nostra storia, quindi una nuova sfida. Sarebbe stato molto semplice ripartire da dove ci eravamo fermati e forse più facile, ma non sarebbe stato sincero e realmente sentito. La passione è ormai un’arma vincente che ci guida e quindi i numeri della discografia non contano più…! Viviamo la situazione di rappresentare un gruppo atteso dopo tanti di silenzio, con molta…fiducia, e con la speranza che avendo per la prima volta una distribuzione ed una promozione che questo nome merita, magari riusciremo a farci conoscere anche dai ragazzi più giovani…
Rimanendo in tema, come mai avete scelto questo periodo per la Vs. “rentrèe”?
A. J.: Semplicemente come succede in tutte le alchimie, i tempi erano maturi per lavorare di nuovo insieme, poi una serie di eventi hanno fatto sì che fosse tornato il momento di farci sentire.
Siamo prima di tutto amici e anche se le nostre vite viaggiano su binari differenti, siamo sempre in contatto e musicalmente attivi, anche singolarmente. Quando Elio ci ha fatto sentire le prime idee abbiamo sentito subito aria di casa!
Il “rischio”, nel “parlare” con Voi, soprattutto per chi come me Vi segue dagli esordi, è di scadere nel classico mood “nostalgico” … Mi concederò (facendomi “violenza”, lo ammetto!) una sola domanda di questo tipo, chiedendovi di rievocare concisamente i Vs. esordi, l’esperienza nel fondamentale “Heavy metal eruption” e nel controverso ma importante “Metallo Italia”, e commentare con una breve descrizione i Vs. tre (favolosi) lavori precedenti …
Simone Falovo: I ns. esordi sono un periodo molto bello che ricordiamo con grande piacere, per il forte intento di ognuno di noi di dare un’identità sonora alla band, insomma come un periodo di evoluzione…essendo partiti da band hard/heavy ai tempi del quartetto Overdrive (e sì, con la formazione attuale abbiamo avuto un ritorno alle…origini), passando dal nostro esordio discografico del singolo “Let it survive/Brainstorm” della Smoko Records dell’84, abbiamo avuto un’evoluzione stilistica notevole. Ci piace ricordare il rischio che ci prendemmo con l’album d’esordio “Over the space”, per il quale un tuo collega coniò il termine Space Metal, e colse in pieno l’intenzione che noi avevamo per quell’album, mentre per alcuni l’introduzione fissa delle tastiere nella band suonò come un sacrilegio…con nostra grande ed immensa delusione… ma ciò non fa altro che dimostrare che noi abbiamo sempre difeso le nostre scelte. Lo stesso vale per le compilations da te citate; siamo comunque risultati sempre decisamente diversi dal resto delle band contenute in esse…”Due” è stato il disco che ci ha fatto conoscere anche in Europa, grazie ad una distribuzione decente per la quale ci eravamo interessati personalmente essendo rimasti un po’ a piedi subito dopo la pubblicazione, e noi tutti lo ricordiamo come un disco molto genuino e per il fatto della famosa recensione di Kerrang, che ancora oggi ci sorprende…è forse il disco per il quale tutti si ricordano maggiormente della band… e inoltre coincide con la nostra trasferta di Los Angeles, che ci procurò un bellissimo concerto al Roxy Club. “Big city” è stato un disco molto elaborato in fase di composizione, e forse dal punto di vista tecnico delle esecuzioni delle proprie parti, rappresenta uno dei momenti più alti della band, ma non fu distribuito molto bene e soprattutto non ristampato dall’etichetta dell’epoca.
Arriviamo al presente e al superbo “Living 4”. Raccontateci tutto della sua genesi e della sua origine ispirativa …
S. F.: Grazie per il superbo! L4 prende nome dalla title track, che è la prima nata dell’album…tutto è iniziato quando abbiamo deciso di tornare a fare delle cose insieme, più o meno 4 anni fa…la gestazione è stata molto lunga, ma qualcuno di noi nel frattempo è passato attraverso vicissitudini personali molto impegnative, e ciò ha rallentato molto il lavoro. L’ispirazione è nata semplicemente dal fatto che siamo tornati a scrivere delle cose insieme, e come in passato non ci siamo seduti a tavolino per decidere che tipo di pezzi volevamo fare…per noi è indubbiamente sinonimo di genuinità nel songwriting…i pezzi sono venuti uno dietro l’altro, e la cosa che ci soddisfa è che comunque fra loro c’è un filo conduttore: il disco ha un suo sound ed una sua fisionomia sonora ben precisa…
Elio Maugeri: Tre anni di duro e minuzioso lavoro!
Sotto tutti i punti di vista: composizione, arrangiamenti e scelta dei suoni per la produzione finale.
Quando decisi di rientrare nella band, dissi loro che avevo del materiale su cui lavorare.
Da lì in avanti io e Simone cominciammo a vederci, lavorando sulla scrematura delle songs (avevamo una quantità di materiale tale da potere fare addirittura un doppio cd) e sul tipo di sound che avrebbe dovuto avere “Living 4”.
Da subito capimmo che, non avendo più la presenza massiccia delle tastiere, avremmo dovuto orientarci verso una musicalità più asciutta ma nello stesso tempo corposa.
Un vitaminico hard-rock-blues era il sound giusto, cercando di amalgamare tutto il nostro background musicale: Todd Rundgren, Beatles, King’s X, Led Zeppelin, Black Sabbath, Tubes, Edgar Winter…
Alla fine lo sforzo è stato ripagato e possiamo senz’altro ritenerci soddisfatti.
Il Vs. suono è, dunque, diventato più “asciutto” e “fisico”, con un minore ricorso a quelle tastiere che avevano contraddistinto in maniera piuttosto importante il Vs. passato musicale. Da cosa deriva questa scelta e come mai Eugenio “snake” non è della partita?
E. M.: Effettivamente le tastiere aggiungevano quel qualcosa in più tipico delle sonorità A.O.R. degli anni ’80 e che avevano, come dici tu, contraddistinto il nostro sound.
Eugenio, per motivi personali, ha deciso di non fare più parte della band e noi tutti abbiamo rispettato questa sua decisione.
A questo punto, come ho già detto, abbiamo preferito orientarci su sonorità più asciutte, ma che allo stesso tempo fossero più energiche e fresche.
Da qui, la scelta di inserire qualche keyboards in fase di arrangiamento, e lasciare che le guitars di Simone potessero svolgere il ruolo di protagoniste.
In “Living 4” mi è sembrato soprattutto di “scorgere” una certa ammirazione per il modus operandi dei formidabili King’s X, esternata con la personalità che da sempre contraddistingue il Vs. lavoro … Si tratta di un’affermazione che condividete?

E. M.: Io e Simone, in fase compositiva, siamo stati molto influenzati dalla musicalità dei King’s X.
Non a caso li riteniamo la rock band più originale e geniale degli ultimi 20 anni, anche se stranamente passata inosservata alla maggior parte del pubblico rock…
Ovviamente, il lavoro più difficile, è stato quello di mantenere un groove che potesse essere il più possibile originale e, sotto questo aspetto, pensiamo di esserci riusciti.
Impossibile non chiedervi un commento sulla deliziosa ospitata di un “mostro” come Mauro Pagani, capace d’impreziosire ulteriormente un pezzo strepitoso come “Get power from the sun” …
A. J.: Mauro è un amico ormai di lunga data, amicizia nata al di fuori dell’ambiente musicale quindi totalmente disinteressata. La PFM e il Pagani solista e produttore sono state e sono tuttora una delle più belle realtà musicali Italiane stimate in tutto il mondo e di fronte ad un pezzo come “Get power from the sun”, che aveva tutti i presupposti per una coda progressive, ho proposto alla band il flauto di Pagani che si è dimostrato interessato a dare un suo contributo da grande artista quale è.
S. F.: Per noi, che abbiamo sempre guardato alla PFM come una delle espressioni più nobili del rock italiano, avere uno special guest come Mauro Pagani sul ns. disco, è stato un onore!
Sebbene i Vs. testi non siano mai stati banali, mi sembra che “Living 4” sia ancora più attento all’aspetto “concettuale”, una prospettiva che mi piacerebbe approfondire nelle prossime domande … La prima cosa che Vi chiedo in merito è, però questa: credete che in un ambito spesso fin troppo “spensierato” come il rock ‘n’ roll e, soprattutto, in una società sempre più superficiale, un atteggiamento “impegnato” come il Vs. sarà apprezzato come merita?

A. J.: La musica è una forma d’arte, espressione di un artista e come tale va recepita, se le parole di una canzone possono sensibilizzare gli animi o guidare rivolte è difficile stabilirlo, di certo però in battaglia venivano messi davanti i tamburi e gli inni sono nati per dare coraggio o incutere soggezione nel nemico. Se hai qualcosa da dire devi dirlo in qualsiasi contesto e il Rock N’ Roll è sempre stato l’ambiente più liberale in assoluto.
“Esportare libertà e democrazia”…. Un’espressione che spesso viene utilizzata per giustificare dei conflitti che ovviamente hanno come unico scopo questioni puramente commerciali … Questo è un tema che avete voluto affrontare in “Dirty war …”, innanzi tutto, e poi anche in “Evil empire” e “Fake news” … Anche se la cosa non è chiaramente così “semplice”, pensate che l’elezione di Obama possa essere un segno di “cambiamento” in qualche modo significativo?
E. M.: È quello che tutti noi ci auguriamo!
Speriamo solo che non si faccia intrappolare nel vortice degli immensi interessi economici che ruotano intorno agli USA! Possiamo pensare che le persone che hanno in mano: la finanza (compresa la produzione di banconote e denaro bancario), il petrolio, i media, la distribuzione alimentare, l'industria bellica, la medicina e... tutto il resto, possa permettersi di lasciar eleggere un presidente che non sia un suo fedele servitore?
S. F.: Sì, è stata una svolta storica ed insperata, la maggioranza del popolo americano ha dimostrato che non ne poteva più della vecchia gestione, che li ha anche portati sull’orlo di una crisi quasi irreversibile. Possiamo però dire che guardiamo con terrore al passato ed a ciò che è accaduto a coloro che tentarono di dare una svolta al loro paese: ML King, JFK, suo fratello, ecc. ecc. quindi la speranza è che quest’uomo che vivrà blindato per tutto il suo mandato per scampare a vari attentati di diverse persone che già si offrono volontarie per compiere il misfatto, riuscirà a mettere in atto gran parte del suo programma…
Qual è la Vs. opinione sulla crisi economica mondiale che stiamo attraversando? In qualche modo una certa manipolazione mediatica e quelle che chiamate “Fake news” possono aver contribuito a peggiorare una situazione già di per sé molto critica? Può essere davvero affrontata semplicemente aumentando i consumi come suggerisce “qualcuno”?
S. F.: Tutto ciò che movimenta le masse della società moderna sono i profitti di coloro che tengono in mano le corporazioni: compagnie petrolifere, banche, assicurazioni, aziende farmaceutiche e chimiche, costruttori di armi, ecc. ecc... circa vent’anni fa fu chiesto a David Rockfeller Jr. come mai non si fosse candidato alle elezioni presidenziali e rispose: “no perché altrimenti perderei troppo potere”…
Stefano Turolla: Premesso che non vogliamo assolutamente schierarci politicamente né fare gli opinionisti anche se va molto di moda, rispondiamo alla domanda da osservatori esterni dicendo che forse proprio il consumismo ha portato alla crisi economica, la gente spende più di quello che potrebbe, per inseguire un modello che gli viene propinato dai media. Sembra che la volontà di fermarsi a pensare, a ragionare su quello che è meglio o peggio, venga meno davanti alla “comodità” di seguire strade già tracciate da altri e a seguire i pensieri di altri.
Questo crea enormi greggi di persone superficiali le quali, forse proprio trovandosi dentro una crisi come questa, magari rimetteranno in moto il pensiero, l’autocritica, la possibilità di valutare … cose che altrimenti lascerebbero lì in disparte.
Noi crediamo molto nelle potenzialità della gente e nella loro intelligenza, il popolo italiano soprattutto, si è sempre distinto nei secoli per l’intelletto, l’arte, la cultura e la genialità, ora vista l’audience del “grande fratello“ questa nostra fiducia vacilla un po’….
Può darsi che non tutto il male venga per nuocere, se solo gli uomini riusciranno a scendere dalla “giostra” per fermarsi a pensare un momento e dare concretezza alle proprie azioni, si otterrà un gran risultato e forse le soluzioni ai tanti problemi diventeranno più nitide.
“Living 4” … vivere per uno scopo autentico, in questo mondo privo di certezze, di prospettive concrete e d’ideali …Evitando le facili retoriche, è davvero questa l’impresa più gravosa per l’essere umano del terzo millennio?
S. F.: Il titolo dell’album trae ispirazione dalla forza massima che la musica dà ai musicisti (è sempre il tema dominante nelle disquisizioni fra musicisti)…e quindi diventa uno scopo quasi primario nella vita di ognuno di essi…nel caso nostro, è stato il collante che ci ha riportato insieme: creare musica, condividere passioni e sentimenti musicali, confrontarsi, esporsi, prendersi dei rischi…tutti i lati più affascinanti ed allo stesso tempo impegnativi della musica…anche se poi il testo si allarga ad una visione più globale ed introspettiva di ognuno di noi…in parole povere, avere uno scopo nella vita, mantiene allenata la nostra mente…
Inevitabile la domanda sull’attività live, un altro Vs. “storico” (sebbene, forse, un po’ troppo raro) punto di forza (e qui ci scapperebbe la richiesta di un “ricordo” sul “mitico” concerto di Torino con Shy, Sabbat e Manowar, ma mi sono ripromesso di non cedere oltremodo alla nostalgia … però se fosse una Vs. iniziativa “spontanea” …). Quali sono i programmi da questo punto di vista?
S. F.: Il ricordo del Palasport di Torino, ha per noi un doppio gusto… chiaramente fu un’enorme soddisfazione poter prendere parte in un posto così mitico per noi ad un concerto importante, e dare il meglio di noi in quella situazione…d’altro canto alla conclusione di tutto, rimanemmo un po’ “svuotati”, dalla differenza stilistica fra noi e gruppi come Sabbat e Manowar, ci sentimmo allo stesso tempo un po’ pesci fuor d’acqua, grazie anche a qualche truce personaggio del pubblico che non gradiva la ns. differenza stilistica rispetto ai nomi citati prima…Per il programma attuale, abbiamo intenzione di fare un tour nelle principali città italiane e far sentire live il nuovo disco… naturalmente ci sarà spazio anche per qualche pezzo dei precedenti album, e in merito a questo ci stiamo preparando al meglio delle nostre possibilità: come in passato, tutti i musicisti della band eseguiranno i cori, e ciò richiede molto tempo in più nelle prove…
S. T.: L’uscita del nuovo lavoro richiede sicuramente una programmazione di date che siano di supporto al disco stesso, ma la nostra voglia di suonare dal vivo è molta e l’evento live per noi dev’essere assolutamente un piacere da condividere con gli altri e non un dovere…
Ovviamente le nostre vite non son fatte di sola musica e gli impegni della quotidianità sono tanti ma le opportunità di suonare live che l’Italia e l’Europa offrono adesso, sono maggiori rispetto a qualche anno fa e ci invogliano sicuramente ad approfittarne.
La strada che cerchiamo di seguire da sempre è quella della qualità e non della quantità, ci stiamo preparando a fondo per trasferire sul palco il più possibile della cura e del livello coi quali è stato realizzato “Living 4” e promettiamo a chi sta già comprando il CD e soprattutto a chi negli anni ci è sempre stato vicino, che non tarderemo assolutamente a farci vedere in giro.
Nelle interviste avete spesso ostentato un atteggiamento palesante una certa “sicurezza” nei Vs. mezzi. In tutto il “mondo” questo comportamento sarebbe stato interpretato, visto il valore artistico alla prova dei fatti, come una “naturale consapevolezza”, mentre qui da noi è stato scambiato talvolta per “presunzione”. È ancora una volta il risultato delle invidie tipiche di un nostro atavico “provincialismo” musicale?
A. J.: Siamo coscienti del fatto che spesso veniamo fraintesi semplicemente perché conosciamo le nostre potenzialità, ma sicuramente anche i nostri limiti. Dal canto nostro non abbiamo mai vissuto il nostro status in maniera competitiva. Pensiamo di saper scrivere della buona musica e questo ci basta e soddisfa anche chi ama la musica degli Elektradrive.
S. F.: Ci terrei a ricordare che la musica non è uno sport, ma un’ARTE… ci siamo sentiti consapevoli dei nostri mezzi, perché crediamo nella nostra identità artistica, ed in quello che creiamo, e tutto questo è quasi un obbligo per chi propone delle proprie composizioni…deve credere in sé stesso e prendersi dei rischi, anche se poi quest’atteggiamento viene mal interpretato come presunzione. Creare un disco è la parte più difficile di un musicista, che prevede un percorso quasi sempre tortuoso (tranne che per gli artisti major che hanno enormi budget alle spalle)… a livello intermedio, è l’artista che si espone … È probabile che a qualcuno L4 potrà non piacere, ma la cosa che ci dà forza e di cui siamo certi è che questo nostro ultimo lavoro, nel bene e nel male e almeno nell’ambito nazionale, rimarrà un episodio abbastanza unico per scelte artistiche…
Ho sempre più nitida l’impressione che le recensioni musicali siano scritte quasi esclusivamente per i giornalisti, per soddisfare la “nostra” (e in questo caso m’includo immodestamente nella categoria) urgenza di comunicazione, ma poi poco utili allo scopo cui sono indirizzate … consigliare il pubblico per i suoi acquisti, sempre più sporadici (preferendo altre soluzioni d’ascolto e “possesso”) e spesso basati sui pochi secondi di un samplerino quasi mai davvero eloquente. Qual è la Vs. valutazione in merito e come Vi ponete come musicisti di fronte a tale situazione di una piuttosto diffusa “superficialità” della “scena”?

S. F.: È tutto in mano ai media: la musica vera e propria quella non creata a tavolino, quella “culturale”, quella veramente sentita e pensata, patisce di poca visibilità e spazio… Questa è una situazione che dall’avvento dei video musicali dura ormai da 25 anni, ed è peggiorata tantissimo con il download gratuito sulla rete non regolamentato, dove l’immagine e/o ideologia dell’artista è molto più importante della musica stessa che propone, quindi della sostanza…molti artisti di gran valore finiscono trascurati e dimenticati, e talvolta va avanti chi in fin dei conti non ha poi tutta questa musica/sostanza, ma altresì una mole mostruosa di visibilità (praticamente è dovunque, a momenti pure nei telegiornali…) In questo caso le possibilità che offre internet sono di fondamentale importanza: gli artisti indipendenti possono avere degli spazi sulla rete tramite webzine/fanzine che fanno da tam-tam, e ciò è utilissimo per l’appassionato “fuori tendenza” che può leggersi recensioni e pareri vari…e farsi un’idea.
Purtroppo siamo arrivati alla fine … Ringraziandovi per la disponibilità (e per il Vs. incredibile lavoro, di ieri e di oggi!), non mi resta che “concedervi” un “argomento a piacere” per concludere l’intervista …
E. M.: La volontà dell’uomo moderno di cercare un mondo migliore in cui vivere.
Come da sempre sostiene Osho, grande maestro mistico Indiano, una sorta di Buddha contemporaneo: “quello che manca oggi in ogni individuo è la “consapevolezza”.
Senza la “consapevolezza”, l’uomo contemporaneo non riesce a sviluppare quel pensiero critico e quella forza che potrebbero determinare un vero cambiamento.
Tutta la nostra vita, e le tematiche trattate in “Living 4” lo evidenziano, è influenzata è condizionata dal potere mediatico televisivo e giornalistico, assoggettata al potere delle lobbies farmaceutiche che ha bisogno di malati a cielo aperto, al potere delle grandi famiglie occulte che movimentano finte guerre in tutto il mondo per potere vendere armi, petrolio, ecc…ecc…tutto questo, e molto altro, hanno ridotto l’essere umano incapace di sviluppare quel pensiero critico di cui sopra. Pensiero, che potrebbe movimentare le masse contro il potere politico tristemente e notoriamente corrotto che movimenta, legiferando ad hoc, montagne di denaro per fare gli sporchi interessi di pochi.
Nel mondo esiste “l’informazione”, all’interno della quale c’è una grande “disinformazione”.
È finita l’epoca del: “ …ho sentito alla televisione…” oppure “…il tal dottore ha detto che di cancro si può guarire…” e ancora “…ho letto sui giornali che il tal politico fa gli interessi dei cittadini…” e via di seguito!
Oggi, la quantità di controinformazione che viaggia in rete e non, è impressionante.
Basterebbe solo che ognuno di noi avesse la volontà, la coscienza, l’impegno, la “consapevolezza di Osho”, per cercare di capire dove sta la verità e, in questo modo, contribuire attivamente ad un reale cambiamento per far sì che i nostri figli, e le generazioni a venire, possano guardare alla vita con più ottimismo.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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