Gli Holy Gates sono una nuova e promettente band del panorama italiano. Oltre ad una creatività musicale in un genere ormai un po' stantio quale è diventato il power, la band lombarda ci presenta una voce davvero straordinaria. Verificatelo da voi ascoltando l'mp3 "Shiver to Hell" dalle pagine di EUTK oppure direttamente ad una loro esibizione live, credo proprio che non ve ne pentirete. Nel frattempo, per conoscere meglio la band, potete leggere questa bella intervista rilasciatami dal cantante Luca Franceschini e dal batterista, nonché fondatore del gruppo, Mirco Petocchi.
Siete una band relativamente giovane, volete raccontarci qualcosa della vostra storia?
M: Il gruppo nasce dall'idea mia e del vecchio cantante, Roberto Greco, che, stanchi dei soliti gruppetti hard and heavy, volevamo fare qualcosa di più serio, orientandoci sul power metal. Quasi subito abbiamo trovato Alessio e Daniele, anche loro in cerca di elementi per una band power prog. Abbiamo così cominciato, e siamo andati avanti fino a registrare "Holy Gates", il nostro primo cd, nel 1999, con l'aiuto di Emilio, che è poi entrato nella line-up. Problemi personali e di veduta hanno portato al cambio di formazione, fuori Roberto e Daniele, dentro Luca e Alessandro, e dopo circa due anni siamo arrivati a "Shiver to hell".
Da dove salta fuori il monicker Holy Gates?
M: Il monicker arriva dalle mie idee, valiate poi da tutti. Alla fine si è scelto Holy Gates, a dire il vero il primo è stato Sudden Flames ma poi…
E il vostro nuovo cantante? Ehm… nel senso che uno così bravo non lo si trova dietro l'angolo, come avete fatto a convincerlo ad unirsi a voi?
M: Luca ed io suonavamo in un gruppo tributo agli Iron Maiden, i Twilight zone, gli abbiamo parlato, lui si è dimostrato interessato, ed eccolo qua!
L: Sì, ricordo che siamo andati a berci una birra dalle nostre parti, e lì mi hanno fatto la proposta. Ho accettato subito, anche perché dopo la fine dell'avventura dei Dark Swan, durata cinque anni, avevo bisogno di un gruppo con il quale tornare a comporre materiale originale (la cover band dei Maiden era solo un piacevole riempitivo), e gli Holy Gates mi piacevano già molto, visto che avevo ascoltato il loro cd di debutto. Sul piano umano, le cose sono poi funzionate benissimo, per cui sono ben contento di essere qui!
Luca, sei un cantante dalle doti sorprendenti, a chi ti ispiri? Ti va bene se io dico Geoff Tate?
L: Innanzitutto ti ringrazio un casino dei complimenti, mi hai messo in imbarazzo, davvero, non so se me li merito proprio tutti… Ad ogni modo Geoff Tate è certamente un cantante che seguo e apprezzo tantissimo, uno dei migliori al mondo (anche se ultimamente è un po' calato), e il suo album solista è splendido, però non rappresenta la mia fonte primaria di ispirazione, viaggia su registri molto più alti dei miei. Io ho iniziato a cantare ascoltando Bruce Dickinson e Michael Kiske, due artisti per cui tuttora stravedo (in particolare per Bruce!). All'inizio infatti facevo di tutto per imitarli, anche nella timbrica, poi, arresomi all'evidenza di non avere una voce eccessivamente impostata sul classic metal, ho iniziato a costruirmi uno stile personale… forse il paragone con Geoff Tate nasce dal fatto che ultimamente sono diventato un po' più teatrale, tendo a privilegiare molto di più l'interpretazione rispetto all'esecuzione in senso stretto.
Hai imparato a cantare o la tua bravura è frutto di solo talento naturale?
L: Certo che ho imparato a cantare, non ho avuto la fortuna di nascere con una voce incredibile! Ho scoperto abbastanza presto di essere intonato e di potere tutto sommato combinare qualcosa, ma non ero assolutamente in grado di cantare un pezzo dall'inizio alla fine senza infilarci qualche stecca! Ho registrato il mio primo demo a 18 anni (oggi ne ho 25), cantando sei pezzi in due ore: se vuoi farti quattro risate te lo mando, dovrei averlo ancora da qualche parte! (Certo che lo voglio!... uhm... non è che poi rischio di morire dal troppo ridere?!? NdS.) Ho poi preso lezioni per un paio d'anni, che mi sono servite più che altro per imparare le tecniche di base, respirazione diaframmatica eccetera. Non posso però dire di aver fatto grandi sforzi per arrivare fin qui, ho semplicemente continuato la mia esperienza, tra concerti e demotape (questa volta un po' più decenti!), e pian piano vedevo che arrivavano i miglioramenti, ma non ci ho lavorato su coscientemente, con esercizi e cose così, a poco a poco ho acquistato più sicurezza, e tutto è venuto fuori da solo (anche se indubbiamente, se mi fossi sbattuto di più non mi avrebbe fatto male)!
Se il monicker è tipicamente fantasy, non si può dire altrettanto dei testi. Luca ce ne vuoi parlare, visto che sei tu l'autore?
L: Volentieri! Io scrivo più o meno di qualsiasi argomento, perché a mio parere la cosa più importante non è il soggetto di cui parli, ma il modo in cui lo racconti. In una canzone conta molto di più come dici una cosa, che non la cosa in sé! Detto questo, "Shiver to hell" è liberamente ispirata al mito di Orfeo ed Euridice, e in particolare, all'interpretazione che ne ha dato Cesare Pavese nei suoi "Dialoghi con Leucò". Il nucleo della canzone è però una riflessione sull'amore, su come sia forte la tentazione, in un rapporto affettivo, di possedere l'altro, di trattarlo come una cosa di tua proprietà, quando invece occorrerebbe riconoscerne l'origine, capire che in un'ultima analisi quella persona non è tua, ti è stata data. "Screaming in the silence" racconta la storia vera di Antonio Gramsci (fondatore, assieme ad Amedeo Bordiga, del Partito Comunista Italiano nel 1921), il quale, secondo quanto ci hanno insegnato sui libri di scuola, sarebbe morto stremato dalle prigioni fasciste. La verità è un'altra, e cioè che egli avrebbe potuto essere liberato dopo poco tempo, solo che Togliatti (che da Mosca comandava il Partito), ha preferito tenerlo dentro, poiché era in contrasto con lo stato sovietico che Stalin stava costruendo. E' una vicenda umana, non politica, aggravata dal fatto che la moglie di Gramsci, russa, era in realtà una spia del KGB incaricata di sorvegliarlo, ma lei lo amava davvero, e questa lacerazione insanabile la rese pazza. Di "Road to remember" invece non posso parlare, scusami ma sono fatti miei! "Last Crusader" racconta invece di Don Giovanni D'Austria, figlio naturale dell'imperatore Carlo V e comandante supremo della flotta della Lega Santa che il 17 ottobre del 1571, sotto la guida di papa Pio V, sconfisse i turchi ottomani nella gloriosa battaglia di Lepanto. Ho letto un libro su di lui ("The last crusader", di Louis De Wohl), ed era veramente un personaggio incredibile, costantemente in bilico tra i suoi peccati (ha avuto una vita sentimentale più che sregolata!) e il suo autentico amore alla cristianità, che gli ha permesso di compiere una delle imprese più incredibili della storia!
C'è un motivo per cui la voce in "Screaming in the Silence" (canzone tra l'altro stupenda) parla in italiano?
L: Ancora una volta grazie per i complimenti, anch'io penso che questa sia una delle canzoni più belle che abbiamo! Le voci sussurrate recitano brani de "Il manifesto umano" di Jurji Galanskov, un poeta russo morto giovanissimo nei lager staliniani, e dell'ultima dichiarazione di Bucharin (uno dei membri più autorevoli della nomenklatura sovietica, anch'esso vittima delle terribili purghe degli anni trenta) prima di essere giustiziato. Sono brani che rientrano nel contesto delle liriche, che muovono dalla vicenda di Gramsci per condannare in blocco l'esperimento comunista. Inizialmente volevamo metterle direttamente in russo, ma poi, essendo tecnicamente impossibile, abbiamo ripiegato sull'italiano, che crea lo stesso un contrasto notevole con il parlato in inglese, che è stato invece scritto da me.
Fate un heavy metal piuttosto classico. La copertina del vostro demo è molto cupa, tale da rimandare all'horror fantasy, non avete paura di essere fraintesi?
M: E' successo un problema quando è arrivato il master: la copertina era stata pensata in questo modo perché il cd si doveva chiamare "The last crusader", ma abbiamo cambiato idea, e con il master pronto non c'era tempo di cambiarla.
L: Abbiamo messo Shiver come title track e opening track solo al termine del lavoro, quando ci siamo resi conto che era quella con le potenzialità più elevate, dato che tutti noi riteniamo sia il pezzo che più di tutti oggi ci rappresenta! Ad ogni modo l'artwork del cd non mi sembra più di tanto discordante dal tipo di metal che suoniamo, semmai l'unico appunto che ci può essere fatto è che non c'entra nulla con il titolo!
Nel vostro demo sono presenti cinque brani; se domani una casa discografica vi chiamasse per incidere un album, avreste già la tracklist pronta?
L: Attualmente abbiamo circa una decina di canzoni pronte, una delle quali è nata subito dopo la registrazione del cd. Tieni presente che al momento di entrare in studio la cosa più difficile è stata proprio la scelta delle canzoni da registrare. Alla fine abbiamo risolto inserendo solo due dei brani "storici": Shiver e Road sono state scritte solo pochi giorni prima, non le avevamo neanche mai suonate dal vivo! Se trovassimo un contratto adesso (cosa di cui ci auguriamo), ci prenderemmo comunque un po' di tempo: alcuni brani non funzionano più molto bene, non li sentiamo più tanto nostri, e non credo verrebbero inclusi nella tracklist di un eventuale disco. Abbiamo voglia di registrare materiale fresco, non è tanto bello suonare sempre i soliti pezzi!
Musicalmente come nascono le vostre canzoni?
M: I nostri pezzi nascono da riffs e giri che tirano fuori Alessio ed Emilio, poi ci si lavora tutti insieme in sala prove, Luca aggiunge di solito subito le linee vocali, poi si pensa agli assoli e alle varie rifiniture. Il nostro background è costituito da classici del power come Helloween, Stratovarius, Angra, ma anche da sonorità più tipicamente anni ottanta, perché ad Alessio piace molto quel genere di suono.
Progetti per l'immediato futuro?
M: Sicuramente la promozione del cd, e poi riuscire a suonare il più possibile durante l'estate. Poi cominceremo a pensare al successore di "Shiver", anche se, come diceva Luca, qualche cosa è già stata composta.
L: Stiamo per mettere on line il nuovo sito internet, l'obiettivo è quello di tenere un contatto costante con i nostri fans, in modo da poterli tenere informati su tutto ciò che facciamo. Non sappiamo ancora quando sarà pronto, ma credo che non si andrà più in là dell'estate (certo, se mi sbrigassi a consegnare le traduzioni in inglese forse sarebbe meglio…).
Nelle date live suonate anche delle cover?
L: Certamente! I gruppi che "coverizziamo" maggiormente sono Helloween, Stratovarius e Savatage, anche perché, suonando sempre tantissimi pezzi nostri nei nostri show, vogliamo anche offrire alla gente qualcosa che conosca bene, in modo che non si annoi troppo! Nelle nostre prossime date (11 maggio alla Sfinge di Brescia e 16 maggio al Sitting Bull di Pavia), presenteremo due nuove covers, una degli Elegy e l'altra degli Edguy, ma ovviamente non ti dico i titoli, se no non c'è gusto: venite tutti a vederci e lo scoprirete!
Datemi un vostro giudizio sulle webzine in rapporto alla carta stampata.
M: Trovo le webzine molto comode, ultimamente leggo molto di più su internet che sui giornali. Poi il vostro sito è uno dei più obiettivi e competenti. (Ti avevo detto di parlar bene di noi, ma così risulta troppo plateale che c'eravamo messi d'accordo!!! Grazie comunque dei complimenti. NdS.)
L: Le webzine sono straordinariamente utili per avere notizie in tempo reale, e poi credo siano meno soggette alle pressioni delle case discografiche, le loro recensioni sono sempre molto obiettive. I magazines però si leggono più comodamente e piacevolmente, sono un piacere che non abbandonerei mai (colleziono Metal Hammer da quasi dieci anni e continuo a farlo, nonostante l'avvento di internet), la sensazione che dà il tenere in mano e sfogliare della carta stampata è un qualcosa che nessun computer al mondo potrà mai riuscire a sostituire!
Ad ogni modo, ti faccio anch'io i complimenti per la vostra, che ho scoperto di recente, ma che mi piace davvero molto!
Per concludere, cosa ne pensate della scena metal italiana?
M: Trovo la scena molto cresciuta, abbiamo un movimento underground enorme, ma secondo me è ancora troppo limitata la possibilità di emergere, i contratti che contano sono gestiti sempre dagli stessi personaggi, e questo secondo me è un grosso limite!
L: Guarda, francamente non so che cosa dire! La nuova giovinezza del power metal, dal 1997, ha portato all'esordio discografico troppe bands, a mio parere, con il risultato di inflazionare il mercato. Troppi gruppi (non voglio fare nomi) sono stati straordinariamente incensati, quando in realtà la loro proposta era francamente sconcertante! Adesso la situazione sta un po' migliorando, ed è un bene, ma francamente credo che l'uscita dal nostro vecchio complesso di inferiorità nei confronti del nord Europa sia avvenuta in maniera troppo brusca, facendoci esaltare indiscriminatamente tutto ciò che è italiano, senza renderci conto che, in molti casi, determinati lavori sono semplicemente decenti, se non addirittura scadenti! Questo non vuol dire che non rispetti e apprezzi le bands italiane: tra le mie preferite ci sono certamente Labyrinth, Skylark (con i quali abbiamo anche un buon rapporto di amicizia), i Moonlight Circus del mio amico Paolo Viani (e la loro precedente incarnazione, i purtroppo defunti Black Jester) e i Monksoda, una band davvero straordinaria, il cui splendido debut album (datato 2001) è stato totalmente ignorato solo perché aveva il difetto, imperdonabile in questi anni, di non suonare "alla Rhapsody"!