Intevistare Michael Kiske, seppure solo per telefono, è stato un po' come un sogno divenuto realtà. Da quando, troppi anni fa per non ricordarlo con una punta di nostalgia, acquistai “Keeper of the seven keys part 1”, la sua voce meravigliosa è entrata nella mia vita per non lasciarla più. I dischi di Helloween e Iron Maiden hanno avuto una parte fondamentale nella mia iniziazione all'heavy metal e affini, e quando gli racconto tutte queste cose con comprensibile emozione, mi fa molto piacere sentire Michael divertito e compiaciuto dall'altra parte del filo. A dispetto di tutto quanto si è detto relativamente al rapporto con il suo passato, è indubbio che prova ancora un certo piacere nel sapere di avere cambiato la vita a così tante persone.
Al di là di queste considerazioni, Michael Kiske è oggi un musicista completamente rinato. Finiti i giorni dell'anonimato, i giorni dello scoramento, della difficoltà ad essere ripensato in maniera diversa dalla solita perifrasi “l'ex cantante degli Helloween”, il singer danese è ora felicemente diviso tra una carriera solista artisticamente brillante (piantatela di ridere! Lo so già cosa pensate, a me i suoi dischi piacciono tutti, quindi se non vi va, smettete pure di leggere!) e una serie di straordinarie collaborazioni, di cui Place Vendome è senza dubbio la più succosa. Messo in piedi da Serafino Perugino della Frontiers Records, per potere esaltare al meglio una delle migliori voci che il mondo del rock abbia mai conosciuto, questo secondo capitolo del progetto è riuscito davvero a far gridare al miracolo anche uno come il sottoscritto, che ormai si emoziona molto raramente. Vi rimando alla recensione per saperne di più, ora mi sembra doveroso concentrarsi sui contenuti di una chiacchierata davvero piacevole, che mi ha rivelato Kiske come una persona simpatica e disponibile, per nulla spocchiosa come altri miei colleghi l'avevano trovato (ma forse era semplicemente di buon umore!). Abbiamo parlato per un'ora, e non tutto quello che ci siamo detti ha riguardato per forza di cose la musica. Qui di seguito potete trovare un riassunto il più possibile preciso di ciò che mi è sembrato utile riportare. Come ho detto, è stata più una conversazione tra amici che un'intervista, ma spero che i più curiosi trovino comunque pane per i loro denti!
Allora Michael, che ne diresti di parlare un po' di questo “Streets of fire”? A mio parere si tratta semplicemente di un capolavoro, già candidato di diritto a disco migliore del 2009!
Per adesso mi pare che il feedback sia stato molto positivo. Le canzoni sono valide, hanno uno spettro sonoro molto ampio e le ho trovate perfettamente adatte alla mia voce e al mio modo di intendere la musica, anche dal punto di vista lirico. Mi sono divertito davvero molto a cantarle, e in generale mi piace il fatto che il tutto suoni molto più AOR rispetto al primo disco...
Non trovi che la scelta di affidarsi a più songwriters contemporaneamente abbia dato al tutto una maggiore varietà e, di conseguenza, ne abbia elevato la qualità?
Mah, dipende. Nei miei dischi solisti, essendo solo io ad occuparmi delle canzoni, faccio in modo che la qualità sia il più possibile alta, perché posso tenere tutto sotto controllo. Questo disco invece ha effettivamente uno stile più vario, e questo si riflette comunque in positivo sul suo valore. Non è stata però una scelta voluta: semplicemente, Dennis Ward non aveva tempo per comporre un disco intero, per cui Serafino si è rivolto a più di una persona. Avrei potuto usare anche alcune delle mie canzoni, ma ho scelto di tenerle per il mio prossimo disco, sul quale sto al momento lavorando.
Conoscevi già prima gli autori dei pezzi di “Streets of fire”? Ti era già capitato di ascoltare alcune delle loro cose?
Sinceramente no. Serafino mi ha mandato le canzoni in formato demo e mi sono piaciute subito tutte, non ne ho rimandata indietro nessuna (
ride NDA). Non ho dunque incontrato nessuno dei compositori e non è che sia particolarmente informato sui loro curriculum. Per i ragazzi della band il discorso è diverso: con Dennis ho avuto diversi contatti via mail, mentre Kosta (
Zafirious, il batterista NDA) l'ho incontrato ad Amburgo circa tre anni fa, una volta che era lì di passaggio. Ci siamo visti a cena e abbiamo chiacchierato un po'. Sai, adesso con internet è tutto molto più comodo: ti spedisci le canzoni e ci lavori sopra con calma. Ho registrato le mie parti interamente nel mio studio personale; è una soluzione che preferisco, odio avere qualcuno attorno che mi osserva e che mi dice cosa fare (
ride NDA)! Ho fatto tutto in maniera più rilassata e questo ha senza dubbio giovato al risultato finale.
Che mi dici invece della tua performance vocale? Personalmente sono rimasto davvero impressionato: sembra che ormai tu possa cantare qualsiasi cosa in maniera divina, addirittura ti sei cimentato con un pezzo simil-Toto, con risultati stupefacenti...
Beh, invecchiando succede! La musica ha molto più a che fare con l'istinto che col cervello. Crescendo come persona, senti la musica diversamente, la interpreti meglio. Nella mia vita di musica ne ho fatta tanta, ho esplorato diversi stili, non solo l'heavy metal. E comunque dipende sempre dalle canzoni: se un pezzo è bello, se funziona, è lui stesso che ti porta a cantarlo in un certo modo. E' sempre la canzone che determina il cantante, non viceversa.
Non direi quindi che “Streets of fire” sia meglio di “Kiske”. E' semplicemente diverso: quest'ultimo era molto più malinconico, acustico, mentre il disco dei PV è assolutamente più pieno, con i cantati “high range”, ecc. E' materiale diverso, e dunque ho usato un approccio diverso, tutto qui. Sono diventato famoso con gli Helloween, è vero, ma non mi sono mai considerato un cantante solo ed esclusivamente metal. Da bambino ho scoperto la musica con Elvis e i Beatles, artisti che non ho mai smesso di ascoltare. Dipende sempre da cosa fai, e io personalmente non cercherei mai di limitarmi in alcun modo.
Possiamo dunque affermare che tu abbia fatto pace con la scena hard rock e metal? Ormai ti si vede sempre più spesso in lavori di questo tipo...
C'è stato un periodo, circa tre anni fa, in cui avevo grossi problemi con la scena metal. Mi dava fastidio tutta questa glorificazione del male, il dogmatismo, ecc. Cose che ci sono anche adesso e che a mio parere costituiscono un grosso problema. Ma questo non vuol dire che il rock, il metal non mi vadano più bene in senso assoluto. Io non odio il rock e non odio l'heavy metal. E le chitarre elettriche vanno benissimo, se sono al servizio di una bella canzone! E' vero, qualche anno fa avevo giurato a me stesso che non avrei mai più fatto un certo tipo di musica. Ma poi Serafino mi ha convinto, mi ha portato le canzoni del primo Place Vendome ed è riuscito a convincermi ad andare verso una direzione maggiormente AOR.
Che cosa ne pensi della possibilità di portare questo progetto dal vivo? Penso che i fan di tutto il mondo sentano davvero tanto la tua mancanza: è dai tempi dell'ultimo tour con gli Helloween che non ti esibisci su un palco...
Guarda, ne stavo parlando con Kosta proprio l'altro giorno, e anche lui mi stava dicendo la stessa cosa! E' solo che devo stare attento: sono sedici anni che non calco le assi di un palcoscenico! Sono stato completamente a digiuno, non ho fatto nemmeno cose piccole, zero totale! Questo vuol dire che un eventuale ritorno va pianificato molto attentamente. Voglio iniziare pian piano, e voglio incominciare dalla mia musica, quella che scrivo io e che suono con la mia band. Poi vedremo come va, però ci tengo a dire che deve essere una cosa che io devo vivere con serenità, una cosa che devo fare assieme ai miei amici. Deve essere un “free stage”, se hai capito cosa intendo dire!
Quindi, se ho capito bene, non c'è speranza di sentire dal vivo le canzoni di “Streets of fire”...
Mah, non è detto! Magari lo faremo prima o poi... ma non ora, questo è sicuro!
E' dunque la stessa ragione per cui hai rifiutato di esibirti a Wacken lo scorso anno, in compagnia degli Avantasia?
Oh, lì sarebbe stato ancora peggio! Si trattava di un grande festival metal, non mi sarebbe sembrata una cosa sincera! Non importa se tantissimi fan lo avrebbero apprezzato moltissimo. Io non mi sarei sentito a mio agio. Vedi, io sono una persona fortemente emotiva. Devo fare delle cose di cui sono convinto, altrimenti mi sentirei male...
Ma tornerò dal vivo prima o poi, non temere. Produrre dischi mi piace tantissimo, e sono veramente contento di avere finalmente la possibilità di farlo di nuovo a pieno regime, anche se forse non è più facile guadagnarci come prima. L'essenza della musica è comunque sempre live, è questa la sua dimensione migliore. Non appena ci sarà l'occasione giusta, tornerò a fare concerti!
Lasciami dire che questa tua sincerità e onestà è forse la cosa che più ammiro di te: voglio dire, in un periodo in cui qualsiasi band che abbia avuto un minimo di successo negli anni '80 organizza una reunion in pompa magna, suona decisamente sorprendente che tu non ne voglia sapere di fare nulla coi tuoi vecchi compagni degli Helloween. Saresti di nuovo sulla bocca di tutti, guadagneresti un sacco di soldi... insomma, sarebbe la cosa più ovvia da fare, e invece non lo fai! Ti confesso che da un lato mi dispiace molto, perché mi farei migliaia di chilometri per vedervi con la vecchia line up; dall'altra però, non posso fare altro che rispettarti per la tua coerenza...
Come ti dicevo, sono davvero molto emotivo, e non riuscirei mai a fare una cosa del genere, starei fisicamente male sul palco, non riuscirei a cantare! Sarebbe come prendere in giro me stesso e io non posso farlo! Non posso fare un disco a tavolino solamente perché qualcuno desidera questo da me. Qualche anno fa, Serafino aveva provato in tutti i modi a convincermi a spostarmi in una direzione più AOR col mio disco solista ma io non ne ho voluto sapere. Alla fine lui ha lasciato perdere e per qualche giorno non ci siamo più sentiti. Io avevo già iniziato a pensare a che cosa avrei potuto fare successivamente, se avrei dovuto cambiare etichetta o fondarne una tutta mia: in ogni caso, pensavo che le cose con Frontiers si fossero ormai chiuse. Serafino mi ha però chiamato e mi ha detto che mi avrebbe supportato in ogni caso, qualunque cosa io avessi deciso di fare. E questo per me è stato bello, perché vuol dire che il mio atteggiamento coerente alla fine ha pagato...
Questo non vuol dire però che io abbia rinnegato il passato! I due “Keeper” sono ancora tra i miei dischi preferiti e questo per una sola ragione: perché sono veri, perché li abbiamo scritti in un periodo in cui la band funzionava alla grande e noi eravamo contenti e convinti di quello che facevamo. I primi tre anni con gli Helloween, fino alla dipartita di Kai Hansen, sono stati bellissimi, tra i più belli della mia vita. Le cose si sono complicate in seguito ed ora che i rapporti tra noi si sono totalmente deteriorati non potrei mai tornare a suonare con loro. Con Kai Hansen non ci sono problemi: è un ottimo artista e una grande persona e già da tempo abbiamo appianato le nostre divergenze (
per chi non se lo ricordasse, nel 1995 Michael cantò su un paio di brani di “Land of the free” e l'anno successivo Kai li restituì il favore facendo una piccola ospitata su “Instant Clarity”, debutto solista di Kiske NDA). Ormai quindi non funzionerebbe più: la musica si può fare solo con gente a cui vuoi bene, non con persone che non fanno altro che pugnalarti dietro la schiena.
Vogliamo parlare un po' del tuo prossimo disco solista? Sei già in grado di darmi qualche anticipazione?
C'è qualche canzone pronta ma è ancora un processo lungo. Sai, scrivere musica è un po' come partorire: è lungo e doloroso e non sempre le cose vengono fuori in maniera semplice. A volte in cinque minuti trovi la canzone giusta e a volte no, certe volte è proprio frustrante, difficile, ma poi ne vale sempre la pena. Voglio fare uscire un disco di cui sia completamente soddisfatto, anche se non è facile capire quando un disco è bello e quando no. In ogni caso non voglio pressione addosso: sto imparando sempre di più a lavorare alla mia musica, è davvero bello essere di nuovo in pista, avere la possibilità di fare musica che mi piace. C'è stato un periodo in cui non volevo più fare niente, per cui so bene come mi sento adesso: decisamente più tranquillo e sereno, soddisfatto di ciò che sto facendo. Per quanto riguarda la direzione stilistica, ancora è difficile da dire: probabilmente sarà un po' più orchestrale, sinfonico, sperimentale ma nello stesso tempo conterrà melodie semplici, immediate. Sì, credo che cercheremo di trovare un bilanciamento tra queste due soluzioni...
Ancora nessuna idea sui tempi di uscita?
Io spero di riuscire a finirlo per l'estate, in modo da poter entrare in studio subito dopo e fare uscire il tutto per la fine dell'anno. Ma potrebbe anche darsi che andremo a finire nel 2010, chi può dirlo... magari mi verrà un'esplosione creativa e in tre settimane sarà finito! Una canzone buona si scrive da sola, normalmente l'idea vincente è là fuori da qualche parte, il problema è che bisogna trovarla (
ride NDA)!
So che sei una persona molto interessata alla religione e alla spiritualità: potresti parlarmi un po' di quelle che sono le tue convinzioni?
Sono cresciuto ad Amburgo, che è la classica città finanziaria, dove si fanno i soldi senza problemi. I miei genitori erano classici borghesi materialisti, ma io non mi sono mai sentito attratto da quella dimensione. Mi sono sempre interessato alla spiritualità, non ho mai sopportato il pregiudizio materialista, di quelli che credono che non ci sia nulla al di là di quello che puoi vedere e toccare. Non puoi certo spiegare il mondo, la realtà, solo in termini materiali: se c'è un corpo, c'è anche un'anima! Già solo il vedere crescere un albero ha un qualcosa di spirituale, non credi?
Ad ogni modo è da quando avevo 21 anni che mi sono messo seriamente a cercare delle risposte: ho esplorato le religioni, le varie correnti filosofiche e ho trovato alcune cose che mi hanno soddisfatto, altre meno. Mi sono avvicinato moltissimo a Nietzsche, uno che ce l'aveva sia con il materialismo gretto che con le religioni organizzate, anche se poi alla fine era un po' troppo triste, negativo per i miei gusti...
Beh, Nietzsche non rappresenta certo una risposta gradevole: non è che sei riuscito a scovare qualche cosa di meglio? Come ti sei posto nei confronti del problema di Dio?
Si può dire che io creda in Dio, come un fatto naturale: io vedo Dio dovunque, basta guardare. Il problema è che certa gente non guarda proprio! Negli ultimi anni poi ho scoperto Rudolph Steiner: uno studioso con un lato spirituale molto sviluppato ma che, essendo uno scienziato, ha declinato nello specifico della propria disciplina. E ha detto tante cose su Gesù che mi hanno convinto, molto di più di quanto abbia fatto la Chiesa. La Chiesa delle origini era diversa, era più pura, adesso a mio parere è troppo compromessa con il potere, è diventata dogmatica, lontana da quella che secondo me è la vera spiritualità.
Poi, per carità non voglio generalizzare: ho incontrato tanti bravissimi cattolici e cristiani! La Chiesa in quanto organizzazione ha sicuramente tante cose che non vanno, ma non bisogna mai fare di tutta l'erba un fascio. Bisogna sempre porre l'attenzione sui singoli individui, e io credo che ci siano tantissime ottime persone, anche all'interno della Chiesa. Detto questo, abbiamo tutti bisogno di essere religiosi; solo, non è detto che siano necessarie quelle tradizionali. Il problema del nostro tempo è però che le persone non si fanno più domande. “Bussate e vi sarà aperto” disse Gesù. Eppure oggi la gente non bussa più. Si parla tanto di scienza, si dice che la realtà vera può essere solo quella scientifica ma non si considera che la scienza non fa altro che provare l'esistenza di Dio...
Beh Michael, che dire? Grazie mille della tua disponibilità! Spero proprio che avremmo l'occasione di vederci di persona prima o poi...
Certo, perchè no? Dopo tutto non sono ancora morto (
ride NDA)!