Pier Gonella è un musicista attivo su diversi fronti e, come vedremo nel corso dell'intervista, anche piuttosto diversi tra loro. L'uscita di "The Phoenix", album d'esordio dei Mastercastle, è l'occasione per un nuovo scambio di opinioni con il chitarrista ligure, dopo quello che era seguito all'uscita di "Tears In Floods", album d'esordio degli Odyssea, ma anche per conoscere la cantante del gruppo, Giorgia Gueglio.
Partiamo proprio da dove ci siamo lasciati... c'è una qualche continuità tra gli Odyssea ed i Mastercastle?
Pier: A parte il fatto che sono due progetti nati da me non ci sono elementi in comune. Questo è il motivo per cui ora si parla di Mastercastle, e non di un nuovo disco “Odyssea”. Mastercastle è nato in maniera assolutamente spontanea e si è rivelato subito come una vera e propria band. Questo l’ha fatto passare in testa a tutti i miei progetti.
Continuiamo dal vostro curioso nome: quale significato si nasconde dietro Mastercastle e per quale motivo lo avete scelto?
Giorgia: L’intuizione del nome è avvenuta durante un viaggio di ritorno da un concerto. Cercavamo un modo per rappresentarci entrambi. La parola “master” si adatta a Pier per la sua serietà e abilità chitarristica e compositiva. La parola “Castle” invece mi evoca un castello scozzese che ho visitato durante un viaggio l’anno scorso. L’atmosfera che ho respirato tra quelle pietre umide di pioggia mi ha trasmesso sensazioni intense che mi porto dentro e cerco di comunicare attraverso la musica. Mastercastle per me rappresenta il nucleo dei sogni e dei desideri di ognuno di noi, che ci porta a sostenere continue battaglie per difenderlo.
Pier: Sono due termini molto comuni, ma che accostati acquistano originalità. Trasmette un senso di potere e ambiguità allo stesso tempo perché alle due parole puoi dare traduzioni differenti, e cio mi affascina non poco…
Pier, al tuo fianco oltre al bassista Steve Vawamas, sicuramente non una novità nella scena metal nazionale, troviamo proprio Giorgia, quali sono i suoi precedenti?
Pier: Giorgia è l’anello principale della band. Fin dai primi contatti con Lion Music la sua voce è stata definita come “ultra powerfull”. E’ molto melodica, ma allo stesso tempo aggressiva e potente. Abbiamo avuto svariate collaborazioni, legate all’insegnamento o a varie rock band. Giorgia ha un background musicale legato in particolare all’hard rock inglese e americano (Whitesnake per intenderci). Il suo stile vocale potente e melodico allo stesso tempo, contribuisce molto all’identità dei Mastercastle, distinguendoli decisamente da tutto il filone gotico o di fermale vocals. Oltre all’apporto canoro c’è quello compositivo. Giorgia ha scritto tutti i testi e abbiam lavorato assieme sulle melodie vocali, che a mio parere son un altro punto di forza e originalità della band.
Giorgia: In realtà ho militato nell’underground musicale italiano in tante rock band, calcando i palchi più diversi dal 1995. Quindi, anche se lontana dalla popolarità, ho una bella e dura gavetta da raccontare. Ho combattuto battaglie che solo chi non e’ sotto i riflettori può capire ma ho sempre lottato e tenuto duro. In questo progetto finalmente sono “emersa” me stessa. Tutto ciò che si sente nel disco mi è nato spontaneo, senza alcuna forzatura.
Alessandro Bissa, batterista dei Vision Divine, sembra apparire sull'album solo come special guest, nel frattempo avete trovato un membro stabile?
Pier: Fin dall’inizio Bix si è rivelato un'ottima persona oltre che un grande professionista. Avevo già collaborato con lui in passato e ha preso parte al progetto con molto entusiasmo, "scommettendo" sui dei brani quando non c'era ancora nulla di pianificato a livello discografico. Abbiamo rispettato ogni suo vincolo pur di averlo nella band, e ha collaborato con noi come se fosse il batterista in pianta stabile. Al momento abbiamo trovato un ottimo punto di equilibrio e non abbiamo nessuna intenzione di cambiare batterista.
Questo pregiudica la possibilità di suonare dal vivo... oppure questo aspetto per il momento non è tra le priorità dei Mastercastle?
Pier: No, anche di questo abbiam parlato fin dall’inizio, sara’ Bix a suonare dal vivo nei concerti che stiamo pianificando in questo periodo, compatibilmente coi suoi impegni, e anche di quelli degli altri membri della band del resto.
Come si è svolto il lavoro di composizione di "The Phoenix"? Quale tecnica compositiva avete usato nei Mastercastle, è stato un lavoro di squadra?
Pier: Della composizione ci siamo occupati in particolare io e Giorgia, e infatti stilisticamente Mastercastle si basa sulla fusione del mio “heavy metal chitarristico” con la sua voce. Abbiam lavorato tanto per creare un metal composto da riff/assoli chitarristichi ma che desse spazio e grandi melodie vocali. Tutto questo, unito a tempi di batteria/basso incalzanti, dona a Mastercastle una sua precisa identità metal, distinguendolo decisamente da tutto il filone gotico o di fermale vocalist band. Al momento i feedback che stiamo ricevendo da tutto il mondo mi danno ragione. L’apporto di Bix e steve e’ stato comunque fondamentale perchè il loro stile e le loro qualità musicali hanno contribuito all’impronta Mastercastle. Dei testi si è occupata totalmente Giorgia.
"The Phoenix" sembra offrire maggior spazio alla tua chitarra solista, o sbaglio?
Pier: Rispetto a tanti dischi che ho fatto indubbiamente si. Ma lo spazio non e’ mai eccessivo. La musica strumentale mi ha sempre affascinato, e infatti, anche dentro Mastercastle ci sono due pezzi strumentali a cui sono molto affezionato. Uno lo scrissi qualche anno fa, l’altro è un rifacimento di un brano di chitarra classica del compositore Francisco Tarrega.
... Belin ...per essere ligure, non ti risparmi certo in collaborazioni e progetti musicali. Tra i più importanti si collocano sicuramente i Labyrinth ed i Necrodeath, musicalmente molto diversi tra loro... tanto quanto lo sono dai Mastercastle... a cosa è dovuta questa versatilità?
Pier: Ti ghe’ rajoun! Sono sempre stato un musicista eclettico. Ho studiato anche jazz e chitarra classica… anche qualche anno di fagotto al Conservatorio. Ma non mi sono mai perso nella varieta’ di generi. Io penso che il mio stile (piaccia o meno naturalmente) sia pienamente riconoscibile, tanto in Labyrinth quanto in Necrodeath o in Mastercastle. I Labyrinth mi hanno fatto conoscere al grande pubblico e attualmente con Necrodeath sono continuamente sui palchi, in Italia e all’estero. Tutto questo e’ stato fondamentale nella mia crescita musicale. Al momento nei brani dei Mastercastle trovo la piu’ piena soddisfazione, e sto concentrando su di essi tutte le mie esperienze ed energie.
Ma tu ti consideri un guitar-hero?
Pier: Certamente, il numero uno. Scherzo!!! eheh! Non sono mancate occasioni in cui sono stato definito guitar hero. Mi fa molto piacere ma diciamo che questo non e’ il mio obbiettivo. Ho un modo di suonare molto tecnico semplicemente perche’ mi piace cosi’, mi viene spontaneo. Non devo dimostrare nulla a nessuno. Questa e’ una cosa che non sempre i musicisti capiscono. A volte nascono forme di antagonismo musicale che sono davvero assurde.
... ed un "metallaro"?
Pier: Piu’ che metallaro mi ritengo un chitarrista metal, nel senso che pur avendo studiato tanti generi musicali ho cominciato a suonare perche’ volevo fare dell’heavy metal. Pero’ piu’ genericamente mi ritengo un musicista.
Tornando a "The Phoenix", come siete arrivati al contratto con la Lion Music? Con "le parole o con le spade"?
Pier: Nella maniera più semplice... Una volta registrato il promo coi 4 pezzi più rappresentativi l'ho mandato a Lion Music e Lars Mattson mi ha immediatamente risposto proponendomi un contratto. Quest’ultimo lo trovai nella cassetta della posta quando ancora mi chiedevo se me lo aveva mandato. Devo dire che tutto lo staff Lion Music si è dimostrato di una onestà e precisione davvero esemplare. Tutto questo è avvenuto ad Agosto 2008.
Giorgia: Abbiam pianificato tutto il da farsi con rapidità, calcolando il tempo strettamente necessario a ultimare i pezzi e registrarli, e a dicembre 2008 Lion Music aveva già ricevuto il master del disco con tutta la grafica e materiale promozionale. Mi chiedo ancora adesso come abbiam fatto ad essere così veloci, sicuramente merito di tutti i membri della band che si sono immediatamente attivati creando una squadra vincente.
Dato che "Words are Swords" è l'opener del disco, mi offre la possibilità di un'altra domanda. Quali argomenti trattano le varie canzoni? Sono curioso soprattutto sul testo della conclusiva "Cradle of Stone"…
Giorgia: "The Phoenix" non è un concept album. Ogni pezzo ha una sua storia. La opening track “Words are swords” è un incitamento ad essere forti anche quando ci si sente soli e sembra che gli altri ti abbandonino. Dalla solitudine possono nascere cose meravigliose. In “Greedy blade” invece tratto un drammatico avvenimento degli anni ’60 che mi ha colpito molto: la tragedia “annunciata”del Vajont, dove nel 1963 un intero monte franò dentro una diga, creando un’onda pazzesca che rase al suolo Longarone ed altri paesi a valle. Oltre al disastro in se mi ha colpito il modo infamante e superficiale col quale sono state condotte le indagini (M.Paolini e Mauro Corona insegnano). Mi piacerebbe che in Italia quando succedono tali tragedie si punissero i responsabili invece, non si sa come sia possibile, non accade mai.
Pier: Ci siamo documentati molto sull’accaduto recandoci anche sul posto. “Greedy Blade” si può tradurre come “lama dell’avarizia”, nel senso che poi venne fuori che il rischio della catastrofe era stato individuato fin dall’inizio, ma c’erano interessi economici troppo forti per tornare indietro.
Giorgia: In “Cradle of stone” parlo delle voci della natura. Spesso mi isolo in paesi sperduti per conoscerle. La “culla di pietra” è questo pianeta e le sue voci sono soffocate da tonnellate di asfalto. Solo con attenzione riusciamo a sentirle ancora.
La copertina sembra poi bella carica di "simboli": il castello, le lapidi, i corvi...
Pier: La copertina e l’intera grafica è stata realizzata da Massimiliano Mendolia, che approfittiamo per ringraziare pubblicamente. Il castello sullo sfondo richiama Mastercastle inteso come Castello del maestro. E’ molto imponente ed è come se da li si controllasse tutto quello che accade attorno. Davanti troviamo un paesaggio desolato e pieno di tombe e una figura femminile (anzi Giorgia) con atteggiamento meditativo. Questo è legato al titolo “The Phoenix”. Giorgia rappresenta la fenice, essere che risuscita dalla sua cenere; e il “Mastercastle” sullo sfondo è come un’entità che fa nascere la fenice. Diciamo che abbiam cercato di ricreare in immagine il meccanismo che ci fa creare la musica. Si insomma ci si va un po’ in sbattimento ma è interessante…
Giorgia: Nella cover vi sono numerosi elementi: il castello nello sfondo che rappresenta lo scrigno nel quale si racchiudono sogni e passioni, e che quindi va difeso. Ci sono le croci che rappresentano la nostra sorella morte, e ci sono io che mi sento proprio come una fenice, rinata dalle ceneri di un passato a volte difficile ma che mi ha reso forte. C’è anche il mio amico corvo, sotto le cui ali si nasconde una personalità segreta.
Pier: Il riferimento alla fenice è chiaramente figurativo. La morte e la rinascita sono intesi come cambiamento, quando si ha il coraggio di interrompere una strada che non ci va più per intraprenderne una nuova. Questo è un po’ il significato del testo del brano "The Phoenix".
Pier, siamo alla conclusione, ma mi rimane un ultimo dubbio: la prossima volta che ci sentiamo quale gruppo sarà al centro dei nostri discorsi?
Pier: Bella domanda! Al momento Mastercastle è sicuramente la mia priorità. La rapidità (e serenità allo stesso tempo) con cui è nato questo disco ci ha dato tanto entusiasmo e sicurezza per cui The Phoenix è solo il primo capitolo di una bella e lunga storia… stiamo già partendo con nuove composizioni per cui parleremo presto di un altro disco Mastercastle.
Sarà sempre un piacere parlarne con te, Sergio, e con i lettori di Eutk. Ti ringrazio molto della disponibilità e vi invito tutti quanti ad ascoltare le preview Mastercastle e i video sul sito
www.myspace.com/mastercastle