Devo ammettere che "Underwater Bells" si è rivelato una sorpresa: ricordavo una formazione più orientata ad un Progressive Metal con delle marcate influenze Power, ora invece i Revoltons hanno dato una spolverata al proprio sound con una bella iniezione Heavy. A raccontarci della band, passato, presente e futuro, il cantante Andro ed in chitarrista Alex...
Alla faccia della fantasia, che ne dite di iniziare parlandoci un po’ dei Revoltons? Raccontateci tutto quello che potete sulla vostra storia e sull’attuale line-up...
Alex: Ho fondato i Revoltons a 14 anni, nel febbraio del 1991 assieme a mio cugino Andrea Corona (ora tastierista nei Raintime) e a mio cugino Pietro Corona (scomparso nel 2002, a soli 26 anni, per attacco cardiaco). Siamo stati una cover band hard-rock fino al 1997, anno in cui abbiamo iniziato a comporre il nostro materiale: nel 2000 ha infatti visto la luce il nostro primo demo: “See You Soon In The End Of Time”, seguito, nel 2001 dal secondo demo “The Autumn Believer”, il quale ha da subito suscitato l’interesse di Limb che, infatti, nel 2002, una volta ricevuta la versione completa di “Night Visions” (4 pezzi erano già presenti, in versione demo, su “Autumn Believer”) ha deciso di pubblicarlo.
La line-up che ha registrato “Night Visions” era composta, oltre che da me alla chitarra ed Andrea alle tastiere, da Alex Carli al basso, Giorgio Murer (che aveva sostituito Pietro il mese prima della sua scomparsa) alla batteria e Andro, entrato in sostituzione di Gianni Rui, cantante nei precedenti demo.
Partimmo alla grande con tantissimi live che ci portarono anche ad aprire per Blaze.
Nel 2005 ebbe inizio il periodo più brutto della nostra storia: il secondo disco (“Lost Remembrance”) era stato registrato in versione demo; purtroppo il nuovo materiale non piacque a Limb, che decise di non rinnovare il nostro contratto. Allontanammo di seguito Giorgio per divergenze musicali; Andrea di lì a breve lasciò per lo stesso motivo e, successivamente, anche Alex Carli si vide costretto a mollare, lui però per problemi personali.
Fu così che io e Andro ci trovammo da soli, decisi comunque a continuare. Volevamo a questo punto far uscire un EP con alcuni pezzi di “Lost Remembrance” insieme al video della ballata “Tears Of Neptune”, dove compariamo solo io e lui.
Nel frattempo iniziammo a buttare giù il materiale per quello che sarebbe diventato “Underwater Bells”, con Stefano Rumich (Karnak) alla batteria e mio fratello Matt (già chitarrista degli Headquakes) alla seconda chitarra: volevamo fare un disco diretto e pesante abbandonando definitivamente le tastiere.
Cinque mesi prima di entrare in studio arrivò l’offerta di Lucretia Records per la pubblicazione di “Lost Remembrance”, prevista da subito per febbraio 2007.
Per farla breve ti dico subito che Lorenzo Deho’, nonostante gli accordi, non è mai riuscito a pubblicarlo, così ad un certo punto ci siamo visti costretti a chiedere la disdetta del contratto pubblicando noi stessi l’album.
Siamo nel settembre 2007. Le registrazioni di “Underwater Bells” erano state completate in maggio: ci trovavamo con 2 album e senza un contratto.
Nel frattempo fa il suo ingresso al basso l’ex Karnak Roberto Sarcina e, alla batteria, a causa dei troppi impegni di Stefano, Simone Morettin; così, sempre alla ricerca di un nuovo deal, abbiamo ricominciato l’attività live.
Ci abbiamo messo 2 fottuti anni, permettimi il termine, per arrivare ad un deal serio, che abbiamo trovato con My Graveyard Productions, ed ora eccoci qua!!!
Dopo mille calci nel culo abbiamo ripreso a suonare live con una certa frequenza, sono previste anche date in Svizzera e Repubblica Ceca per l’anno prossimo.
Visto che in questi anni avete sfornato dei lavori competitivi, come “Night Visions”, “Lost Remembrance” ed ora il nuovo album, a che livello è la popolarità della band in Italia e all’estero?
Alex: Dunque, “Night Visions” vendette un po’ più di 2000 copie, cifra che a Limb non bastava, ma che a mio parere come inizio era più che buona. “Lost Remembrance” è a molti ignoto, non avendo mai avuto una vera label alle spalle. “Underwater Bells” sta andando bene: non so ancora le cifre, ma Giuliano di My Graveyard è soddisfatto! Tra l’altro ha messo in commercio anche “Lost Remembrance”!
Grazie al primo lavoro abbiamo ancora dei fans a noi legati sparsi in giro per il mondo e questo ci fa molto piacere!!!!
Ma cosa è cambiato musicalmente nei Revoltons dagli esordi a “Underwater Bells”?
Andro: I primi 2 lavori erano prog-power oriented, ma era un prog-power molto particolare, diverso dagli standards, a volte un po’ strano direi.
Pur essendo molto legati a questi lavori mi sento comunque di poter dire che con “Underwater Bells” abbiamo fatto il salto di qualità: è un altro gruppo che ci suona su, a parte me e Alex.
Il disco è pura dinamite, ed il lavoro di batteria di Stefano Rumich è stellare, anche il mio modo di cantare è cambiato tantissimo rispetto ai primi due album, essendo entrato nel gruppo proprio alla vigilia delle registrazioni di “Night Visions” mi sono trovato, a suo tempo, a cantare parti vocali che già erano state scritte, su “Underwater Bells” si può invece godere di un Andro al 100%.
Lo definirei un disco di puro Heavy Metal che unisce metal tradizionale e metal più moderno, visto che ancora usiamo la 7 corde!
Visto il vostro luogo d’origine, il titolo dell’album mi aveva fatto pensare ad una delle più tristi pagine della storia italiana del dopoguerra, anche se poi scorrendo il testo dell’omonima canzone mi è sembrato vertesse su altri argomenti, o sbaglio?
Alex: Non è riferito al disastro del Vajont, ma è curioso che tu abbia così interpretato il titolo.
I miei genitori vengono da lì. Ho scritto un altro disco ispirato a quella tragedia, ma non sono ancora riuscito a registrarlo per i mie vari impegni con i Revoltons. Sarà un disco fortemente ispirato a “Operation Mindcrime” a livello di sonorità. Ma torniamo ad “Underwater…”: il testo è ispirato ad un racconto di Paulo Coelho che ho letto nella prefazione del “Manuale del Guerriero della Luce”.
Anche se non sempre condivido le sue idee, questo racconto mi era rimasto impresso così io e mio fratello abbiamo scritto il testo.
Comunque, quali sono le canzoni di “Underwater Bells” in cui vi riconoscete di più e perché?
Andro: Sicuramente “The Pure Soul Cry” per il ritmo serrato ed il riffing semplice ma incisivo, cose queste che mi fanno adorare l’ascoltare Heavy Metal, avendo così in modo naturale il desiderio di sbattere la testa su e giù, eheh… poi “Death To Leave Eternity”, sia per la storia oscura e vampirosa che ho voluto raccontare con essa, sia per il modo naturale in cui assieme ad Ale l’abbiamo composta, mi fa impazzire cantarla dal vivo!!!
Alex: “The Pure Soul Cry”, “Death To Leave Eternity”, “Slow Row” ed “Underwater Bells”:
Le prime due perchè sono proprio le più belle a mio avviso, “Slow Row” l’ho dedicata ai miei cugini Pietro e suo fratello Jason che purtroppo morì tre anni dopo di lui in un incidente con la moto. “Underwater Bells” perchè fonde tutti gli elementi del disco ed è potentissima!
Per le registrazioni e la produzione vi siete invece affidati a Luigi Stefanini, a mio parere un’ottima scelta!
Andro: Concordiamo con te! Questa volta si è addirittura superato a livello di produzione, secondo noi la migliore fatta in assoluto!
La batteria è stata incisa da Stefano Rumich, ora sostituito da Simone Morettin, come mai questo avvicendamento?
Andro: Purtroppo Stefano vive a 130 chilometri da noi ed il suo duplice impegno con i KARNAK, unito ad alcuni problemi personali, lo hanno costretto a lasciare. Una gran perdita, però perfettamente compensata da Simone… un altro gran batterista con cui ho adesso l’onore di suonare!!!
Come si sono svolte le registrazioni, se non sbaglio sul disco sono intervenuti anche alcuni ospiti?
Alex: Il disco è stato inciso nel maggio 2007; le registrazioni non hanno avuto intoppi di sorta.
All’epoca non avevamo ancora il bassista giusto per il lavoro, così facemmo suonare il basso a Luigi. Gli ospiti sono Luca Martina ormai ex-Raintime e il loro cantante Claudio, che qui però ho voluto per un assolo di chitarra, visto il suo tocco fantastico. Ha poi inciso anche alcuni growls.
Vari amici si sono avvicendati ai cori, doveva esserci anche Terence Holler degli Eldritch su “The Pure Soul Cry”, ma all’ultimo non ce l’ha fatta per motivi logistici.
Ma se aveste potuto togliervi lo “sfizio”, quale musicista avreste voluto come guest sull’album?
Alex: SLASH!!!
Andro: RIPPER!!!
Ho notato che oltre alla musica vi siete presi carico anche della grafica del CD...
Andro: Che dire… il mio mestiere è quello del grafico e da un bel po’ di tempo anche Alex si è affacciato a questa professione “creativa”, così l’abbiamo creata da principio con scambi di e-mail e poi ci siamo trovati per il “gran finale”!!! :-)
Ci potete spiegare l’immagine presente sulla copertina?[question]
Alex: Beh, lo scenario è quello del videoclip di “Death To Leave Eternity”, con un’immagine di Londra ovviamente legata alla ballata “London Fall”. Nel Cielo sono fusi dei circuiti; secondo noi si lega benissimo alla nostra nuova direzione musicale come fusione tra classico e moderno! Può anche essere il perfetto scenario per il “guerriero” di Underwater Bells, che vive una vita piena di contraddizioni e casini vari, che è stata anche la storia del nostro gruppo fino a questo momento (ha ha ha ha)!!!
[question]Già, su “Underwater Bells” non manca nemmeno un videoclip, proprio quello di “Death To Leave Eternity”...
Andro: Beh, oltre che di grafica mi occupo anche di realizzazione di videoclip e, sin dalla sua genesi, “Death To Leave Eternity” mi era sembrata una canzone alla quale fosse giusto dare anche delle immagini, ho raccolto tutti i flash che ricevevo ad ogni suo ascolto ed eccone il videoclip ;)
Ci avviciniamo al termine, mi riservo solo una piccola critica, come mai avete scelto come monicker proprio quel Revoltons che onestamente continua a non convincermi...
Alex: me lo porto a presso dal ‘91 (ha ha ha ha!!!). Fu coniato dal padre di Pietro: nel nostro dialetto significa “casino”, quello che facevamo a prove senza lasciare dormire mio zio che abitava al piano superiore: vista la sua affinità con l’inglese (suona un po’ come Revolution) mi è sempre piaciuto. Io non sono una di quelle persone che cambia mille gruppi di mese in mese. Ho sempre avuto il mio gruppo! Sono molto legato alla mia storia. Da un po’ suono le tastiere negli Headquakes di mio fratello Matt, ma solo perchè credo fortemente in quella band!
La mia priorità restano sempre e comunque i Revoltons!!!
Ok, non resta che parlare del presente e magari del futuro: cosa state facendo in questo momento e cosa ci dobbiamo aspettare dai Revoltons?
Alex: Ora? Live a Manetta!!! È già da un po’ che sto lavorando al nuovo disco, che sarà sempre potentissimo, ma anche diverso: non mi piace ripetermi. Andro la pensa esattamente come me, per questo andiamo tanto d’accordo! Inizierò a buttare giù i pezzi con gli altri ragazzi attorno ai primi mesi del 2010, perché prima ci aspettano tanti concerti, finalmente anche all’estero!!!!
Beh, siamo al capolinea: le ultime parole sono vostre!
Andro e Alex: Grazie mille a te e a tutto lo staff di EUTK per la bella intervista che ci hai concesso, è stato divertente ripercorrere un pezzo della nostra storia, potendo vedere dei periodi non fighissimi come qualcosa di finalmente passato!!! E grazie anche a tutti quelli che ci seguono da anni: speriamo di incontrarvi tutti on the road, prima o poi!!