Si erano un po' perse le tracce degli Handful Of Hate, ma una volta risolti gli svariati problemi di line-up ci hanno messo poco a risorgere dalle proprie ceneri, donando al pubblico un ritorno discografico che già nel nome nasconde una devota attitudine al classico, e bestiale, Black Metal!Finalmente vi si rivede con un nuovo album, che cosa è successo dal vostro ultimo Gruesome Splendour in poi? Vedo che ci sono molte novità: cambio di etichetta e formazione. Ti va di riassumere questi ultimi due/tre anni in casa Handful Of Hate?Nicola Bianchi: L’etichetta è sempre la solita la
Cruz Del Sur con la quale abbiamo realizzato il precedente cd. Ci sono state alcune proposte ma sinceramente abbiamo preferito rimanere con loro visto l’ottimo risultato di
Gruesome Splendour, un valido deal e la possibilità di partire da dove siamo rimasti migliorandoci. Questo è quello di cui avevamo bisogno. In breve dopo l’uscita di Gruesome Splendour sono seguiti 2 anni di concerti molti dei quali all’estero e nel 2007 si sono manifestati i primi sintomi di insofferenza e insanabili divergenze all’interno della band. Sono venute meno le premesse con le quali eravamo partiti e quelli che prima erano i punti comuni erano diventati elementi critici e motivo di discordanze sempre più grandi. Capirai che in queste condizioni era dura girare giorni per l’Europa, e soprattutto preparare un cd con persone con le quali non avevi più niente a che fare. In breve bastò una scintilla per dar luogo alla tanto agognata risoluzione e ad un cambio completo di line-up. La band fu data per morta dagli ex membri mentre io già da alcuni mesi prima, prevedendo una defezione di massa lavoravo con un nuovo drummer ed un nuovo chitarrista. Mi presi da novembre 2007 a dicembre un paio di mesi per riorganizzarmi ed eccoci tornati in forze, con una formazione migliore della precedente, persone umili e motivate ed un nuovo album fuori che reputo un cd maturo valido e ben prodotto. Già ai tempi di
Vicecrown mi successe una cosa simile e la superai con un grande impegno, stavolta lo sforzo è stato triplo ma sono soddisfatto di avercela fatta senza accettare nessun tipo di compromesso.
Rispetto al precedente album questo nuovo You Will Bleed già dal nome promette bene. Proprio non si riesce a placare la vostra voglia di distruzione? Da cosa prendete spunto per dare forma al vostro Black Metal?Nicola Bianchi: Semplicemente è il mio modo di suonare questo genere. Ho valorizzato le caratteristiche dei nuovi membri, il drumming stavolta è impeccabilmente preciso, molto più vario ed ho avuto la possibilità di giocare su soluzioni differenti alternando parti in terzina e parti in quarti con disinvoltura rispetto ai limiti del passato. All’altra chitarra l’aiuto di Deimos mi ha favorito in nuovi arrangiamenti. La produzione stavolta è stata interamente curata da noi nei nostri studi e la cosa mi rende non poco orgoglioso visto che con una spesa minima siamo riusciti a dare alle stampe un prodotto di ottima qualità.
Mi incuriosisce sapere da dove è stato preso spunto per la copertina, una croce così grande vorrebbe sollecitare l’attenzione degli ascoltatori su particolari tematiche oppure è pura attitudine?Nicola Bianchi: La cover è stata disegnata dal un mio caro amico Giampaolo della Wurdalak Art. La mia richiesta fu semplice: voglio una sorta di icona che rinnovi il logo e come un grande simbolo in bianco e nero riporti subito all’idea dei primordi di questo genere musicale. Tutto questo album è stato improntato su un ritorno alle origini: canzoni, immagini e approccio all’artwork etc. E’ logico che una croce rovesciata in copertina richiama al messaggio che vogliamo dare dettagliatamente nei testi: maledire la chiesa di Roma e le sue istituzioni che ogni giorno vessano il nostro modo di vivere.
Il vostro approccio al Black Metal negli anni si è sempre messo in evidenza per passione e coerenza, ma non senti mai l’esigenza di sfogarti tramite altre cose? Magari un progetto parallelo dove puoi riutilizzare del materiale inadatto agli Handful Of Hate.Nicola Bianchi: Ti dico la verità, ci ho provato a fare qualcosa ma il problema è il tempo. Quando tiri avanti una band come Handful Of Hate tutte le tue energie e tempo vanno li. Ho creato i
Deviant Pulse, una band inserita nel grind e death mid-tempo vecchio stile ma nonostante i buoni propositi iniziali chi avrebbe dovuto aiutarmi e prendere in mano le redini della band semplicemente se ne è fregato e lasciando tutto a me. Mi piacerebbe suonare in qualche progetto parallelo dove posso mettere svariate idee che ho ma allo stesso tempo dovrei poter essere uno della band con propri compiti e poter contare sugli altri, non dovermi sobbarcare io di tutto dalla composizione, promozione, grafica, siti internet etc… L’impossibilità di trovare persone motivate che si diano da fare senza farsi solo trascinare mi costringe a dar poco spazio (quasi niente) a progetti paralleli.
Il prossimo 15 Novembre sarete impegnati in un concerto qui a Roma, sbaglio o è la prima volta che fate visita alla città Eterna? Ma più in generale a quando un tour promozionale su vasta scala, anche Europea? Le carte in regola non vi mancano affatto.Nicola Bianchi: A Roma penso che questa sia la quinta o sesta volta che ci suoniamo (che memoria la mia,
ndr), saremo al Jailbreak per la seconda volta, l’ultima fu nel 2006 con gli Impaled Nazarene. Date all’estero ne abbiamo fatte diverse e continueremo a promuovere il cd fuori Italia ma tutto in ambito “fai da te” perché onestamente un vero e proprio tour non conviene. Oramai suonare durante i giorni della settimana lavorativi comporta un’audience limitatissima ed un tour ha dei costi talmente alti che ci stampi 2 cd’s e li promuovi pure! Al momento queste cose sono fuori dalla nostra ottica e penso non ci rientreranno neppure in futuro.
Tornando a parlare di questo nuovo album intitolato You Will Bleed si riscontra una maggiore dedizione all’aspetto più brutale ed efferato del Black Metal, pensi che si una cosa che si andrà irrigidendo nel tempo oppure ci sarà spazio per qualche evoluzione?Nicola Bianchi: E’ una domanda alla quale non so darti una risposta precisa. Io quando compongo cerco di creare un’ amalgama che sia compatta ed abbia un senso durante l’ascolto. Ho sempre cercato di migliorarmi e crescere sulla base dell’esperienza che accumulo album dopo album. L’aspetto efferato, veloce e tagliente è sempre stata una mia caratteristica e penso la cosa continui ma non posso escludere a priori qualche soluzione che nel preciso momento, a mio avviso, renderà migliore il pezzo. Gli Handful Of Hate non essendo mai stati legati a majors hanno sempre avuto (tra i mille svantaggi) almeno il vantaggio di poter fare quello che più volevano senza costrizioni, senza contratti che ti impongono dei risultati in un’ottica di marketing, ragion per cui abbiamo sempre suonato quello che più ci piaceva e che consideravamo appropriato in quel preciso momento. Per me l’evoluzione non è la forzata ricerca di nuovi suoni, o quei tristi crossover che molte bands hanno intrapreso alla ricerca di maggior pubblico, salvo poi tornare alle origini dopo brucianti fallimenti. Per me l’evoluzione è la miglioria, la ricerca della perfezione dell’impatto nei pezzi all’interno di un genere estremo che non lascia spazio a molti fronzoli: il Black Metal.
Quando guardi al passato degli Handful Of Hate che sensazione provi? Faresti qualcosa in modo diverso oppure credi che tutto quello che avete fatto sia servito per arrivare dove siete oggi?Nicola Bianchi: Tutto quello che abbiamo fatto è servito per arrivare qui! Potessi tornare indietro saprei come risparmiare tempo e non cedere a molte illusioni che poi si sono rivelate buchi nell’acqua, ma questa è esperienza. Quando avevo 18 anni non potevo sapere quello che so adesso.
Una curiosità, chi scelse il monicker della band? E’ decisamente efficace nel descrivere la vostra proposta musicale!Nicola Bianchi: Lo scelse il mio primo bassita Ugo Pandolfini (deceduto nel 1994) mi ricordo ancora le sue parole: “ci vuole qualcosa di diverso che non sia la solita cosa, che descriva il nostro modo di suonare a mani piene, come un pugno un pugno di cosa?” ed io dissi “quale è il più forte e corrosivo sentimento umano?: l’odio! Ecco il nome:
Handful Of Hate.
Siamo quasi in conclusione, ci sono progetti nell’immediato futuro? Oppure bisognerà aspettare altri tre anni per rivedervi in azione?Nicola Bianchi: Suoneremo live il più possibile come è sempre successo dopo la release di un nuovo album a supporto dello stesso. Tra le cose in ballo ancora da definire abbiamo l’uscita di un EP nel 2010 (il vecchio 7 pollici che adoriamo!) e la versione in vinile di questo album. Non so quando uscirà il successore a questo cd, sono cosciente di avere dei tempi piuttosto lunghi ma per il mio modo di comporre 2-3 anni tra un disco e l’altro sono un tempo ottimale. Spesso mi faccio una domanda: meglio così oppure fare come le tante bands note sotto contratto con grosse etichette che sfornano un cd all’anno e spesso a distanza di 10 mesi? Io non so perché ma pur essendo ottimi musicisti riesco a sentire nei loro album questa spada di Damocle di dover uscire per forza. Dischi fatti per fare, spesso tirati via, spesso dozzinali. Trattasi di professionisti quindi alle stampe non daranno mai qualcosa di orribile ma io rintraccio facilmente la mancanza di freschezza ed annovero tra le releases realmente ben riuscite 1 ogni 3! Io non ho di questi problemi non devo vivere col Black Metal ragion per cui faccio un album quando sono pronto e quando sento che è valido e ben fatto.
A te i saluti…Nicola Bianchi: Grazie per l’intervista, e un grazie particolare a tutte le persone che ci supportano e ci stimano, ci vediamo dal vivo!