Quando hai la fortuna di incontrare una leggenda del rock come Ronnie Atkins, cantante dei mitici Pretty Maids, ti aspetti sempre una persona scontrosa e/o sopraffatta dal suo status di icona. Invece, in occasione delle promo interviste per il loro nuovo album, "Pandemonium", ho avuto il piacere di scoprire un uomo disponibile, gentile e con le idee chiare sul suo nuovo album, e sulla carriera della band! Ecco a voi l’intervista con Ronnie, buona lettura!
Ciao Ronnie, e benvenuto su Metal.it! Ho avuto il piacere di ascoltare il vostro nuovo album, “Pandemonium”, e l’ho trovato molto interessante, ben bilanciato tra il suo lato più potente ed i suoi momenti delicati. Puoi spiegarci, in poche parole, il concept dietro l’album?
Ronnie Atkins: Beh, abbiamo sempre tentato di mescolare la roba heavy e più aggressiva con quella più delicata e melodica, uno stile che abbiamo tentato di mantenere per buona parte dei nostri 30 anni di attività. Ma con questo album, che io considero il migliore che abbiamo fatto negli ultimi 20 anni, ci siamo probabilmente spinti più verso il materiale che abbiamo prodotto tra il 1984 ed il 1990. C’era un’atmosfera bellissima durante le fasi di scrittura e registrazione di questo album e lo spirito è forte come lo era allora. Questo, e una manciata di buone canzoni, ha dato vita all’album.
27 anni di carriera, sono tanti! Cosa ti viene in mente, se ci pensi?
Beh, fondamentalmente non so dov’è andato tutto questo tempo, mi sembra sempre ieri, ma, sai, il tempo vola quando ti diverti, e noi ci siamo sempre divertiti tanto.
Quali sono le tue influenze musicali, le bands che ascoltavi quando eri un ragazzo, o le bands che ti piacciono adesso?
Sai, ho gusti molto vari per quanto riguarda la musica. Ci sono due lati, uno buono e uno cattivo. Parlando di hard rock, bands come Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple probabilmente hanno avuto l’impatto maggiore su di me, sebbene sono state bands come Slade, Sweet e Kiss che mi hanno spinto a cominciare, agli inizi.
La Danimarca ha sempre avuto una scena molto prolifica, soprattutto nell’area classic/hard rock; com’è la situazione ai giorni nostri?
Per essere onesto, non ho molta familiarità con la scena rock danese. E la maggior parte di quello che vedo e sento non rispecchia affatto i miei gusti.
Cosa mi dici a proposito delle vendite di dischi? Ti affidi più al lato multimediale del tuo lavoro (downloads digitali, ecc.) o credi ancora principalmente al cd “fisico”?
Beh, mi piacerebbe portare la mia musica in giro per il mondo, che sia digitale o fisica non importa. Ma il free downloading (leggi “rubare”) ha rovinato moltissimo questa band e la scena in generale, lo odio, ma noi tutti dobbiamo imparare a conviverci, in un modo o nell’altro.
Ho trovato la tua voce semplicemente fantastica, e in alcuni momenti mi ha ricordato quella di Rob Halford, per esempio in “It comes at night”, sebbene i due stili vocali siano completamente differenti. Che ne pensi?
Beh, grazie per il complimento. Non ho mai veramente paragonato la mia voce a Rob o a qualcun altro, poiché non ho mai ascoltato nessuno che canta come me, e non voglio risultare immodesto adesso, ha ha! Ma da quando ho iniziato a cantare ho sempre avuto questa voce soft/pulita e poi il lato più graffiante. Sai, è come girare un interruttore, poiché canto nei due diversi stili, usando due tecniche differenti.
Qual è lo show che vorresti vedere, a cui non sei mai potuto andare, e perché?
Mi sarebbe piaciuto da morire vedere i Led Zep durante gli anni ’70, semplicemente perché erano al loro massimo splendore, una fantastica rock band!
Ok, a te le ultime parole! Saluta i tuoi fans italiani, e grazie mille per questa intervista!
Beh vorrei dire ai nostri fans italiani che è passata un’infinità di tempo da quando abbiamo suonato in Italia, ma sinceramente spero che avremo l’opportunità di tornare da voi e fare un bel po’ di casino durante il Pandemonium Tour! E, ovviamente, spero vi piaccia il nuovo album.
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