Y&T: Ieri, oggi, domani.

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Gruppo:Y & T

No, non stiamo parlando di del celebre film di Vittorio De Sica, ma di una band che meriterebbe anch’essa, però, almeno un paio di premi importanti: l’oscar per un bel numero di dischi fondamentali nell’economia dell’hard n’ heavy americano e anche un bel “riconoscimento” per essere una delle formazioni più sottovalutate della scena musicale.
Non è molto facile, infatti, sentire citare il nome degli Y&T come un modello del rock duro a stelle e strisce (accanto, magari, a figure “mitologiche” del calibro di Starz, Legs Diamond, Angel, Montrose, Van Halen…), e questo, almeno per il sottoscritto, equivale ad una “criminale” svalutazione degna del trattamento subito per anni dal chinotto.
A parte gli scherzi, la band californiana e il suo leader Dave Meniketti (anch’egli mai completamente riconosciuto per il suo vero valore), che ci ha gentilmente concesso quest’intervista, meritano davvero un ruolo di spicco nel gotha degli artisti di “riferimento” e dopo tante prelibatezze del passato, anche il nuovo e prorompente “Facemelter” rappresenta inequivocabilmente un’importante manifestazione della grandezza di questa band, che vi consiglio vivamente, se ancora non l’avete fatto, di provare ad “assaggiare” … disseta, rinfranca, fa passare il malumore ed entusiasma almeno quanto l’ormai rivalutata bevanda … oggi, come ieri e come speriamo succeda pure domani.

Ok, Dave, prima di tutto grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo, benvenuto su Metal.it e ovviamente bentornati in questo folle music business! Ora, però, è indispensabile una giustificazione plausibile … Che cosa avevate da fare negli ultimi tredici anni che vi ha tenuto lontani dagli studi di registrazione?
Gli anni novanta sono stato piuttosto difficili per bands come la nostra e così non abbiamo potuto suonare quanto avremmo voluto. E’ più o meno dal 2003 che le cose hanno cominciato a cambiare, con una richiesta maggiore del nostro stile musicale da parte del mercato, cosa che ci ha consentito di ricominciare a esibirci in giro per l’Europa. All’inizio ci siamo accontentati di suonare il nostro vecchio repertorio, ma nello stesso istante in cui ci siamo resi conto che la band, anno dopo anno, stava ritornando ad essere un impegno a tempo pieno, abbiamo anche compreso che era giunto il momento adatto per tornare a dare sfogo alla nostra inventiva, scrivendo nuovo materiale e conducendo gli Y&T verso nuove sfide per molti anni a venire. Nel 2006 abbiamo costituito il gruppo con l’attuale line-up e abbiamo deciso che i tempi erano maturi per tornare essere nuovamente creativi.
Ritengo “Facemelter” un albo “semplicemente” favoloso (non a caso Top Album della nostra webzine!), un altro nella vostra straordinaria carriera … Come lo descriveresti a quelle persone che, senza scusanti peraltro, non conoscono i dettagli della vostra “storia”?

Gli Y&T hanno sempre basato la loro musica sull’intensità e sulla passione, si trattasse di pezzi veloci, brani più immediati o ballate romantiche e i nostri fans amano da sempre tutte le diverse sfaccettature della band; ci riteniamo fortunati, perché crediamo di essere in grado di esprimere tutti questi stili diversi mantenendo al contempo un importante senso della melodia.
Dietro il titolo dell’album si nasconde una storiella divertente legata proprio ai vostri fedeli sostenitori … Ti va di ricordarla ai nostri lettori?
Agli inizi della nostra carriera, verso la fine degli anni settanta, un nostro fan venne nel backstage dopo un concerto ed esclamò “ragazzi, la vostra musica è così “bollente” che mi ha “fuso la faccia!”. Non l’abbiamo mai dimenticato, e da quel momento il termine “facemelting” è diventato sinonimo di Y&T. Molti dei nostri fans sanno bene che questa definizione ci accompagna fin dai nostri esordi. E non è un caso, infatti, che la nostra prima società di edizioni musicali si chiamasse proprio “Facemelting Music”.
Cosa ci puoi raccontare sul songwriting di “Facemelter”? E’ stato un lavoro di gruppo o qualcuno si è occupato della maggior parte dell’attività? Le canzoni sono emerse tutte da una stessa sessione di composizione o sono il frutto di momenti creativi diversi?

Ogni membro del gruppo ha la possibilità di contribuire al processo di scrittura. Alla prova dei fatti, proprio come già accaduto in molti dei lavori degli Y&T, anche in “Facemelter” i principali compositori siamo stati io e Phil. Il disco è stato scritto per la maggior parte durante gli scorsi due inverni. Alcuni dei pezzi sono stati realizzati individualmente, ma molti sono il risultato di una proficua collaborazione.
Come si è evoluto il vostro approccio musicale negli anni?
La nostra maturazione come musicisti e songwriters è aumentata nel corso degli anni sia grazie allo suonare assieme e sia per merito delle bands con cui abbiamo avuto la possibilità di condividere il palco. Abbiamo sperimentato nuovi approcci e nuove idee, ma fondamentalmente abbiamo mantenuto sempre lo stesso sound di base per il quale siamo conosciuti. “Facemelter” è un perfetto esempio di come la band possa suonare fresca e attuale, conservando allo stesso tempo quelle caratteristiche che hanno contraddistinto i nostri dischi più popolari.
So perfettamente quanto i musicisti disdegnino questo tipo di domande, ma ci provo lo stesso … Quali sono i pezzi, tra quelli del nuovo Cd, che ritieni maggiormente efficaci e rappresentativi?

Benché per me sia effettivamente piuttosto difficile identificare delle tracce in particolare, vorrei comunque segnalare all’attenzione dei lettori di Metal.it i brani “On with the show” e “Blind patriot” come emblematici del nostro lato più “fast”, “Shine on” e “Losing my mind” come quelli maggiormente significativi nell’incarnare un suono più diretto ed immediato, e poi ancora “I’m coming home”, un autentico “ambasciatore” del più classico Y&T sound.
La vostra etichetta discografica attuale è l’italiana Frontiers … Anche se sono noti i tuoi “legami di sangue” con il nostro paese, non è un po’ “strano” per una band “fieramente yankee” come gli Y&T … Come siete giunti a questo contratto?
La Frontiers ci corteggiava già da qualche anno, nutrendo la speranza che sentissimo prima o poi l’esigenza di dare alle stampe un nuovo disco. Non appena abbiamo capito di sentire questa necessità e mentre le sessioni di scrittura si sviluppavano, abbiamo saggiato il terreno presso i nostri amici che già facevano parte di quel roster, verificando il loro livello di soddisfazione nella gestione dei loro prodotti da parte della Frontiers. Sulla base dell’entusiasmo mostrato dall’etichetta italiana per la nostra band e sul feedback positivo ricevuto dai gruppi da noi interpellati, ci siamo immediatamente resi conto che la Frontiers era una buona soluzione per il ritorno discografico degli Y&T.
Qualcuno ama catalogare la vostra musica con l’espressione vintage hard n’ heavy (personalmente, detesto la parola “vintage” e, per quanto mi riguarda quello degli Y&T, è semplicemente un all-time hard rock!). Vi ritrovate in tale definizione?
Sinceramente diamo poco peso a come definiscono la nostra musica, dal momento, per di più, che tale caratterizzazione sembra cambiare in pratica ogni anno. Il mio suggerimento è di venire a vederci dal vivo e decidere autonomamente.
Ho sempre pensato agli Y&T come una grande band “leggermente” sottovalutata, specialmente qui nella vecchia Europa. Vi sentite effettivamente un gruppo sottostimato?
E’ chiaro che ci sono paesi in cui abbiamo avuto più successo piuttosto che in altri, ma è vero che ci sono mercati come Italia, Grecia e Francia in cui ci sono importanti margini di crescita da questo punto di vista. Speriamo di conquistarli …
Come ritieni sia cambiata la scena musicale rispetto a quella che caratterizzava i vostri esordi?
All’inizio della nostra carriera, negli anni settanta, il mercato, per quanto riguarda il nostro stile musicale, era molto meno affollato, e le radio avevano la libertà di “suonare” la musica che volevano, contribuendo fattivamente a lanciare nuovi artisti nel business discografico. Con l’arrivo degli eighties, la scena ha cominciato ad essere sommersa da gruppi aventi come unico intento quello di cercare di assomigliare alle band più popolari e da compagnie discografiche preoccupate solo di scritturare proprio queste “copie”.
Le radio si sono allineate a questa situazione, e molte formazioni hanno cominciato a suonare nello stesso modo, rischiando addirittura, alla fine, di perdere per strada i loro fans, proprio mentre l’assalto del grunge degli anni novanta stava “aggravando” lo stato delle cose. Nel 2000, con l’aiuto d’internet e un ritorno del “buon senso”, tutti i generi musicali hanno riconquistato una loro “dignità” e per acquisire visibilità le bands non hanno più avuto bisogno delle grandi società discografiche. La Rete ha consentito in modo autonomo agli artisti di avere accesso diretto ai loro potenziali fans, grazie a svariate forme d’interazione. Oggi è certamente più facile percepire gli impulsi positivi o negativi dai tuoi sostenitori, rendendo più agevole per un musicista il “rimanere in carreggiata”.
Come giustamente hai detto, la scena attuale è effettivamente sempre più “congestionata”. Quali sono, dunque, le caratteristiche che possono rendere “unica” una formazione musicale in tale contesto?
Siamo una di quelle band che suona di “pancia” e non si affida ad alcun tipo di stratagemma. Sfortunatamente, molte volte gli espedienti rappresentano la maniera più semplice con cui un gruppo può emergere dalla “folla” e questo è triste dal momento che una band dovrebbe costruire la propria reputazione solo attraverso la sua musica e la sua capacità tecnica.
Questo è il solo modo utilizzato dagli Y&T per essere “unici” e in qualche modo quest’atteggiamento probabilmente ci ha fatto passare “inosservati” agli occhi di molti.
Tra tutti i gruppi con cui avete condiviso il palco nel corso degli anni, qual è stato quello che ricordi con maggiore piacere? E quale ritieni sia l’audience maggiormente “calda”?
Direi che per me ancora oggi il tour più memorabile è stato quello del 1982 con gli AC/DC in Europa e nel Regno Unito. Quel tour con gli AC/DC, un gruppo veramente divertente da ascoltare ogni sera, ci aiutò molto a portare il nome degli Y&T in mercati ancora “inesplorati”.
Per quanto riguarda il pubblico, ci sono state davvero molte “best audience” in giro per il mondo durante i passati trentasei anni. E’ troppo difficile sceglierne una.
E ora, quali sono I vostri piani per promuovere l’album? Quali saranno le prossime mosse degli Y&T?
Abbiamo realizzato un video per “I’m coming home”, e quest’anno abbiamo previsto di esibirci in un numero enorme di show in giro per il mondo, mai così alto nella nostra carriera. Alla fine del tour abbiamo pianificato di registrare un DVD da pubblicare l’anno prossimo.
Quale tipo di musica ti piace ascoltare nel tempo libero? C’è qualche nuova formazione che senti particolarmente vicina alla vostra attitudine?
Ascolto soprattutto jazz, musica classica, R&B e solo qualcosa di rock. Ecco perché non sono davvero la persona più indicata per parlare delle nuove rock band, che conosco troppo poco per esprimere un giudizio.
Grazie mille per la disponibilità e tramite quest’ultimo spazio hai la possibilità di lasciare Il tuo “messaggio finale” a tutti i nostri lettori …
Sebbene la band sia in giro già da “qualche” anno, tra i membri che la compongono in questo momento si respirano i sentimenti e l’entusiasmo tipici dei gruppi “nuovi”. Durante la realizzazione di “Facemelter” queste sensazioni si sono addirittura accentuate. Gli Y&T, poi, devono essere valutati dal vivo. Il nostro segreto è continuare a suonare con passione e intensità ogni sera. Mi auguro, dunque, che i rock fans italiani vorranno venire a vederci e ascoltarci – sperando che la passionalità di questo italiano possa trasmettersi ad un sacco di suoi “connazionali”.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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