“Qualche” anno lontano dalle scene, per poi rendersi conto che la passione per la musica, e in particolare per l’heavy metal più “classico” ed “epico”, era ancora viva e pulsante … Agostino Carpo e i suoi Darking dimostrano quanto è difficile “reprimere” un’attitudine prepotente e istintiva, coordinata da una maturità da “veterani” e consolidata dall’energia di musicisti dotati magari di meno esperienza, ma alimentati da un analogo talento e dalla medesima “visione” artistica.
Il risultato di questa ferrea alleanza è “Sons Of Steel”, ennesima pregevole pubblicazione della My Graveyard Productions che consiglio spassionatamente a chi crede che Black Sabbath, Candlemass, Helstar, Iron Maiden e Manowar, possano “ancora” essere “buoni maestri” per un gruppo musicale, soprattutto se poi esso è capace di convertire quei nobili precetti in una prestazione credibile ed efficace, lontana dalla sterile dipendenza e dai futili tentativi di clonazione.
Chiunque voglia approfondire la questione anche dal punto di vista ideativo e filosofico, troverà molto utili ed eloquenti le parole di Agostino, rivelatosi agli occhi del sottoscritto, oltre che artista di grande spessore, pure un sagace, prodigo e assai piacevole interlocutore ...
Ciao Agostino, grazie per il tuo tempo, benvenuto sulle pagine “virtuali” di Metal.it e complimenti a te e agli altri Darking per il vostro eccellente “Sons Of Steel”. Direi, come di consueto, d’iniziare con una sintetica scheda di presentazione del tuo nuovo progetto, seguito da una breve retrospettiva della tua carriera, se non erro iniziata a “certi” livelli con i noti Domine …
Ciao a tutti voi e grazie dell'ospitalità ... grazie anche per le belle parole sul nostro CD “Sons of Steel” è un vero piacere sapere che il nostro “lavoro” viene compreso, apprezzato e sostenuto dalla passione di veri “metallari”... il progetto “Darking” nasce quasi per caso dall'incontro tra me e Leo (Freschi, il batterista) che è sempre stato un fan dei “Domine” dei quali ho fatto parte per dieci anni prima che la band si spostasse definitivamente a Firenze. Insieme a lui ho iniziato a fare qualche cover per divertimento dopo dieci anni di completa inattività ... abbiamo subito coinvolto dapprima Mirko (Miliani, il cantante) e poi (dopo vari cambi di line-up), Matteo (Lupi, il bassista)... a quel punto, circa tre anni fa, abbiamo iniziato a pensare ad un demo ... e il demo si è trasformato in un CD ...
Era da un po’ di tempo che latitavi dalle scene musicali. Cosa ti ha (fortunatamente) spinto a tornare e perché hai scelto di farlo proprio in questo “affollatissimo” momento discografico?
E' stato tutto molto casuale, credimi. Purtroppo dovetti rallentare la mia attività con i Domine all'inizio degli anni '90, dopo tre demo e diversi concerti, nel periodo del servizio militare; poi, terminati gli studi a Firenze, ci fu un periodo molto impegnativo e difficile per iniziare la mia attività di architetto ... così fui obbligato, mio malgrado, ad allontanarmi dal gruppo che comunque vedeva già i fratelli Paoli trasferiti definitivamente a Firenze ... sono cose che succedono, che non programmi e che non puoi evitare... allo stesso modo non avevo programmato alcun “ritorno”... dopo qualche serata a suonare con Leo sono nati i “Darking”, senza alcun programma prestabilito: lo scopo è sempre stato quello di suonare la musica che ci piace ascoltare ... e stiamo cercando di farlo al meglio delle nostre possibilità ...
Mi sembrate una band molto coesa e affiatata oltre che assai preparata e abile nel far convivere le diverse presumibili influenze individuali. E’ stato difficile raggiungere questo grado di “affinità elettive”? Come siete giunti all’attuale line-up?
Devo dire che sono stato molto fortunato a trovare dei compagni di avventura come Leo, Mirko e Matteo che oltre a essere bravi con i propri strumenti, hanno anche una grande passione per il metal e sono dei buoni amici. Ovviamente io faccio un po’ la parte del “vecchio saggio” (considerando anche che Matteo ha 20 anni e anagraficamente potrebbe essere mio figlio!), essendo il più “grande” e potendo trasferire nel gruppo anche la mia esperienza decennale con i “Domine”... inoltre, al momento, mi faccio carico della composizione dei riff e dei testi dei pezzi, anche se stiamo cercando di rendere la composizione dei pezzi un momento più partecipato (così è anche più divertente!) ... ci sono voluti quasi cinque anni per arrivare a questa line-up e credo che le “affinità” che tu individui e sottolinei, possono essere il collante che può farci fare cose davvero molto buone ... i nuovi pezzi che stiamo scrivendo ne sono una dimostrazione.
Come siete arrivati alla pubblicazione di “Sons Of Steel”? Ti va di raccontarci qualcosa della sua genesi, delle sue fonti ispirative e delle modalità che avete scelto per la stesura dei pezzi che lo costituiscono?
Quando ho ripreso in mano la chitarra dopo dieci anni d’inattività, è stata veramente dura ... poi, col tempo, ho scoperto che, invece, dentro di me, quei dieci anni, di fatto, non erano trascorsi invano: la mia maturazione come uomo mi aveva svelato una visione del “suonare” non solo legata ad aspetti “tecnici”, sicuramente importanti ma non così fondamentali ... così ho iniziato a “scrivere”: dapprima dei semplici riff, poi parti di canzoni, poi ancora fraseggi strumentali ... infine ho compreso come una struttura melodica possa suggerirti un tema “letterario” (il testo) di cui parlare ... in tutto questo è stato fondamentale l'intervento di Leo che ha seguito la composizione di tutti i pezzi da dietro la batteria: insieme abbiamo deciso dove ci stava portando una canzone; se rallentare o accelerare; come iniziare e come finire ... in questo modo, nonostante le difficoltà dei numerosi cambi di bassista, ci siamo ritrovati con una decina di pezzi nostri: ne abbiamo scelti cinque e abbiamo registrato un demo con lo scopo di farci conoscere ... appena Giuliano Mazzardi della My Graveyard Productions lo ha ascoltato, ci ha detto di non distribuirlo e di trasformarlo in un CD: siamo immediatamente tornati in studio e abbiamo registrato altri tre pezzi... così è nato “Sons of Steel”.
Tra le canzoni del Cd, tutte assai appaganti, adoro letteralmente il salmo “Son of steel”, l’ambiziosa “Lady of sand” e la fosca “Sign of the cross”, un pezzo che sembra celebrare la grandezza del mai abbastanza compianto R.J. Dio (mentre scopriamo che in realtà è dedicato a Jacques de Molay), per cui ti chiederei proprio di approfondire la “storia” e gli impulsi compositivi di questi tre brani …
Sono molto legato a “Son of Steel” è l'unico pezzo che io abbia scritto di getto, praticamente tutto insieme: racconta di un mio amico che ad un certo punto della sua vita ha voluto cessare di vivere ... un fatto molto triste al quale penso ancora oggi: questa canzone individua la causa di tale scelta (sbagliata e folle!) nell'estraniamento e nel disinteresse umano causato dal vivere in una città-fabbrica come Piombino ... “Lady of Sand” è nata quasi per scherzo, jammando in studio sul riff iniziale che avevo proposto: ne è uscita questa strana ritmica sospesa, vagamente orientale, che mi ha dato lo spunto per inserire delle mie impressioni su un viaggio in Marocco: è una canzone molto particolare, grazie anche all'ottima prova di Mirko e alla particolare introduzione di basso e batteria, che piace anche a chi non ascolta solitamente heavy metal ... “Sign of the Cross” nasce invece da un riff alla “Black Sabbath”, uno dei nostri gruppi di riferimento: perfino il titolo li cita ... il pezzo è drammatico e struggente e mi ha suggerito di parlare di qualche ingiustizia: della condanna di un innocente ... per tutti valga il martirio di Jacques de Molay, maestro dei Cavalieri Templari, divenuto un simbolo. A dire la verità sto lavorando ad un pezzo in memoria di R. J. Dio, ma non so se riuscirò mai a finirlo ...
Abbiamo accennato al pezzo consacrato all’ultimo gran maestro dell'ordine dei Cavalieri Templari, ma anche altre tracce del disco riservano dediche particolari e offrono spunti interessanti dal punto di vista lirico. Cosa ci puoi dire in merito? Quale importanza rivestono i testi nell’economia delle vostre composizioni?
I nostri pezzi hanno sempre un approccio strumentale ma vengono completati dal testo: la musica suggerisce stati d'animo e uno stato d'animo dispone verso un tema piuttosto che un altro ... perfino la melodia individua o suggerisce una frase o una parola che dà la chiave di lettura della canzone: “Promise of Evil” è veloce e aggressiva ma conserva una certa dose di “ironia”, parla del classico patto con il diavolo ... “My Name Is No One” descrive la partenza per la guerra di un soldato che sente di dover aiutare chi ne ha bisogno e fa il suo dovere di eroe anche se non sapremo mai il suo nome ... “Magic Man” immagina una conversazione con Nostradamus nella quale a lui viene chiesto di svelare i suoi segreti per il bene dell'umanità ... “Face of Fear”: a chi non è capitato un incubo dove incontra ciò che più lo spaventa? ... “The Eye of God” invece svela quanto siamo soli e abbandonati a noi stessi a fronte di qualsiasi dio scegliamo di venerare ...
Con Dark Quarterer, Etrusgrave e gli stessi Domine condividete la terra d’origine e, a grandi linee, pure l’ambito artistico. Credi che ci sia una qualche sorta d’influenza “ambientale” che ha vi ha condotti ad affini prerogative espressive? Quali sono i rapporti dei Darking con gli altri illustri rappresentanti della scena metallica piombinese?
Un giorno sarebbe bello trovarci tutti insieme a discutere di quest’argomento: sicuramente ci sono delle linee di congiunzione ed è certo che vi sono delle influenze ... per quanto mi riguarda, mi sento sicuramente influenzato, per più ragioni, sia dal luogo che dai gruppi che hai citato ... è persino scontato dire che Piombino è la città del ferro (del metallo) sin dagli Etruschi (così cari a Fulberto Serena, chitarrista e fondatore sia dei Dark Quarter che degli Etrusgrave) ... in realtà, per quanto mi riguarda, sono stato fortemente influenzato dall'ascolto di alcuni dischi nei primi anni '80 e poi, con i futuri “Domine” già attivi, è stato sicuramente importante aver conosciuto oltre a Fulberto Serena, anche Gianni Nepi e Paolo Ninci (cantante/bassista e batterista, fondatori dei Dark Quarterer) ... siamo tutt'ora amici e continuamente in contatto visto che proviamo proprio presso la scuola di musica aperta da Nepi e Ninci ...
Quanto è cambiata la musica metal dai tuoi esordi ad oggi? Come valuti questa ritrovata voglia di “classico” che la sta caratterizzando e che forse ha avuto un piccolo ruolo nella tua decisione di tornare alla fase “attiva” del movimento musicale?
La musica Metal non è cambiata molto in realtà, se ci pensiamo bene: oggi è solo più facile fare un CD e molto più semplice trovare una data per suonare ... per il resto continua ad essere una musica non pagata, di nicchia, che non passa sui media “ufficiali” e che ti fa additare come uno “strano”... inoltre è spesso impossibile trovare negozi con dischi o DVD metal ... fortunatamente c'è internet per questo. Il “classico” ha sempre avuto un pubblico fedele e competente, soprattutto all'estero, anche se per essere veramente classico non devi mai essere di moda: guarda, ad esempio, i Black Sabbath, Ozzy, i Judas ... e le varie incarnazioni ... sono da sempre sulla piazza ... I Metallica e gli Iron Maiden sono invece fenomeni planetari, ma non riescono comunque a far cambiare le cose: sono episodi isolati. Purtroppo devo registrare che, in pratica, nessuna band metal italiana riesce a suonare e a “mantenersi” suonando, nonostante le qualità tecniche dei musicisti o le qualità compositive delle band ... questo è grave e, peggio ancora, al momento impossibile da cambiare.
Ed ora un’inevitabile domanda “rituale” che però stavolta nasconde davvero un’esigenza “reale” da parte del sottoscritto … Avete in programma un tour live? Quali saranno, più in generale, i prossimi passi dei Figli dell’Acciaio?
Abbiamo suonato a qualche festival in Toscana (Elvis di Livorno e Bruton di Lucca) e parteciperemo al prossimo “Play It Loud” a Vicenza, dove avremo l'onore di aprire l'ultima delle tre giornate: un grande evento (purtroppo, recentemente annullato! N.d.a.)! Al momento credo che faremo solo sporadiche apparizioni senza organizzare date a lunga scadenza perché vorrei che la priorità divenisse il comporre materiale per un nuovo CD: purtroppo i tempi di gestazione dei nostri pezzi sono un po’ lunghi e solo concentrandoci su pezzi nuovi possiamo ipotizzare un nuovo disco nel giro di due anni ... comunque ci guardiamo in giro e se capita suoniamo volentieri!
Con chi vi piacerebbe dividere il palco? Personalmente credo che un bel festival “made in Piombino” con Domine, Etrusgrave e Dark Quarterer, magari con i vs. compagni d’etichetta (e corregionali!) Strana Officina come special guest non sarebbe male …
Non sarebbe affatto male, hai ragione. Credo che però a Piombino (mi si consenta una piccola polemica) si preferisca ascoltare il liscio delle feste dell'Unità o qualche tormentone estivo da spiaggia tipo “amici” o “xfactor”. Probabilmente andrebbe benissimo anche a Livorno, che ha una buona scena musicale: I festival ai quali abbiamo partecipato sia a Livorno (“Made in Hell”, “Legions of Metal”) che a Lucca (“Metal Up Your Ass”) non sono stati seguitissimi, ma vi hanno partecipato molti appassionati, competenti e motivati. Comunque aprirei volentieri un festival che vedesse esibirsi Helstar, Candlemass e Black Sabbath: come la vedresti?
Due parole di commento, infine, proprio sulla vs. label, la My Graveyard Productions, a mio modo di vedere una di quelle realtà discografiche nostrane degne della massima stima per competenza e passione …
Posso dirti solo che Giuliano Mazzardi è una persona incredibile: se non ci fosse bisognerebbe inventarlo! Ha in scuderia una quantità incredibile di band clamorosamente in gamba che grazie a lui hanno potuto mettere su CD il proprio lavoro e iniziare a farsi conoscere in Italia e all'estero. Non so come trovi il tempo e l'energia per gestire tutto, ma è veramente in gamba ... grazie Giuliano!
Ultima domanda: dimmi una grande verità e una grande bugia sul metal in Italia e poi, ringraziandoti nuovamente per tutto, decidi tu come riempire lo spazio conclusivo …
Una grande verità è che (e lo dico a malincuore) in Italia il metal non sfonderà mai: purtroppo la qualità (nella musica e, più in generale, in campo artistico) non è cosa che interessi il grande pubblico dei media e il consumatore medio di musica (basta ascoltare una radio qualsiasi!) ... una bugia sul o meglio “del” metal in Italia è la solita solfa che mi sento propinare da quasi trent’anni, che ci sarebbero tre o quattro grandi gruppi, (tra l'altro molto lodati dalle riviste di settore), che sarebbero “migliori” di altri ... mah ... io invece sento tanti gruppi poco conosciuti ma di alto livello che suonano alla grande e pochi gruppi, considerati di “alto livello”, che scrivono sempre le stesse canzoni ... e dopo questa piccola provocazione chiuderei con un ringraziamento a te e a tutti quelli che, come te, con la loro passione e il loro lavoro danno un'impronta di serietà e competenza alla musica che amiamo. Grazie a tutti per il supporto!