Sono le 17 in punto (le 11 per il fuso orario americano) quando i ragazzi della Edel, puntuali come le tasse, mi mettono in comunicazione telefonica con Thomas Youngblood, chitarrista e mente dei Kamelot. Sono tante le cose di cui parlare: innanzitutto del nuovo nato, “Poetry for the Poisoned”, e poi di un Roy Khan in pieno esaurimento nervoso, motivo che ha costretto la band a rimandare l’intero tour nordamericano… All’altro capo del telefono, una persona gentile e disponibilissima, con la quale ho passato un piacevole quarto d’ora. E l’intervista comincia col botto quando, effettuato il collegamento, Thomas esordisce così’:
Hello Pippo, “ciao ciao”, how are you??? Eheheh!
Ciao a te, Thomas, e complimenti per l’italiano! Che ore sono per ora da te?
Sono le 11! Sono a casa, bevo un buon caffe… Per ora il tempo in Florida è stupendo.
Bene, ti rilassi un po’ allora…
Esatto… abbiamo un nuovo album fuori, quindi non mi posso lamentare!
Eheh… Ok, parliamo proprio di lui, “Poetry for the Poisoned”… Puoi dirmi qualcosa sul processo di scrittura che vi ha portati al nuovo album?
Il processo di scrittura è stato molto simile a ciò che abbiamo fatto in passato, con alcune writing sessions, una delle quali è stata in Norvegia, un’altra in Germania, e ovviamente abbiamo scritto un po’ a casa prima di incontrarci per queste sessions. Il fulcro del processo è stato tra me e Roy Khan, e poi c’è stato come ogni volta il lavoro in Germania con Sascha Paeth e Miro.
Contribuiscono sempre, al risultato finale, no?
Sì, si occupano più degli arrangiamenti, o dei suoni, delle eventuali parti orchestrali, il che è molto importante per il sound finale dell’album.
“Poetry for the Poisoned” di certo non può essere definito un concept album, anche se le canzoni condividono un’atmosfera, un mood che scorre perpetuo per tutta la durata del disco…
Già, tecnicamente non è un concept, non è come “Epica” o “The Black Halo”, ma di certo ha un fill rouge che si svolge per tutto il disco, un’atmosfera condivisa tra le canzoni. In questo senso, penso che tutti i nostri albums possano essere definiti dei concept, se parliamo di unità di atmosfera.
Sono molto curioso di sapere qualcosa sulla nascita della canzone “The Zodiac”… La storia di questo serial killer, tra l’altro,è stata immortalata in un bel film con Robert Downey jr.; chi ha avuto l’idea?
Beh, stavamo facendo una ricerca su diversi argomenti, in qualche modo l’idea è saltata fuori, e ne ho parlato con Roy. Il fatto che questo tipo scrivesse questi messaggi alla polizia, queste lettere criptiche, sembrava proprio una buona storia per una canzone. Un serial killer sta sempre bene in un album! Volevo creare questo personaggio fittizio, qualcuno però di realmente esistito, più o meno come avevamo fatto per “Elizabeth” su “Karma”.
E la voce di Jon Oliva calza come un guanto, sul personaggio di un serial killer!
Ahah, è vero! Sembra nato per interpretare quella canzone! Per me, cresciuto a pane e Savatage, è stata una scelta ovvia.
Parliamo per un attimo della copertina di “Poetry for the Poisoned”, bellissima ed inquietante… Cosa volevate trasmettere?
L’idea è quella del titolo. Tutti sono avvelenati da qualcosa: le droghe, la televisione…
Facebook…
Eheh, anche facebook, hai ragione! Così abbiamo dato il titolo e l’idea a questo artista greco, Seth Siro Anton, ed il risultato è stato semplicemente fantastico. Prima abbiamo fatto delle foto con alcune modelle, e poi lui ha realizzato la posa che cercavamo. È qualcosa di nuovo per una copertina dei Kamelot, ma rispecchia perfettamente l’idea di “oscura bellezza” che volevamo trasmettere.
Ok, adesso tocchiamo il tasto dolente: parliamo di Roy Khan, che improvvisamente ha dovuto mollare baracca e burattini a causa di un esaurimento nervoso, che lo ha colto nel pieno delle prove per il tour. Tour che avete dovuto rimandare, dopo aver provato a sostituire Roy con Michael dei Circus Maximus. Puoi spiegarci com’è andata, e com’è la situazione adesso?
Al momento la situazione non è cambiata di molto, ho parlato con Roy la settimana scorsa, doveva andare dal dottore per una visita, per vedere meglio come stanno le cose. Ora come ora, il meglio per lui è prendere una pausa, allontanarsi da tutte le responsabilità e cercare di ripulire la mente; quindi dobbiamo dargli il tempo di cui ha bisogno, sperando che tutto si metta per il meglio e che non decida di mollare tutto.
Ma voi come state vivendo la situazione? Vi godete il periodo di inaspettato relax, occupandovi della parte promozionale, o sentite il peso di questo stop forzato?
Sai, tutti nella band sono assolutamente uniti in ciò che facciamo, negli obiettivi della band; tutti noi speriamo solo che Roy si rimetta, non vogliamo che non riesca a tirarsi fuori da tutti questo. Ovviamente vorremmo essere in tour, è una delle ragioni principali per cui facciamo ciò che facciamo; è ovvio che preferiremmo andare a suonare che star seduti a casa, ma dobbiamo dare tutto il nostro supporto a Roy.
Ho una domanda che mi gira nella mente da una vita, e speravo di potertela rivolgere, prima o poi… Potresti spiegarmi l’abbandono di Glenn (Barry, bassista)? Per me è un musicista fenomenale, mi è dispiaciuto molto vederlo andar via…
Beh, è stata una combinazione di fattori: la famiglia, i figli, lui inoltre stava ancora lavorando al di fuori della musica ed aveva una difficile situazione col suo lavoro. Ovviamente non si godeva i periodi in tour, dover prendere voli, stare sui bus, eccetera… Non si divertiva più, e aveva capito che non era il tipo di vita che voleva vivere. È una cosa molto tipica in una band, quando arrivi ad un certo livello: tutto diventa più grande, e ogni membro deve accollarsi più responsabilità e più impegni, e questo è il caso di Glenn. Fortunatamente per noi, Sean era in grado di rientrare immediatamente, è stato un più che degno sostituto di Glenn.
Eheh… Vi ho visti lo scorso marzo ad Amsterdam, e dopo il concerto ho incontrato proprio Sean all’Hard Rock Cafè… Sembrava un po’ incazzato! Era successo qualcosa??
Non ne so niente! Eheh, sai, ogni sera c’è una dinamica differente, dietro uno show… Poi, Sean ha uno stile molto moderno al basso, mentre Glenn era più vicino alla “vecchia scuola”. Un approccio differente, e suoni molto diversi…
Se non sbaglio, Sean usa prevalentemente il plettro, mentre Glenn usava di più le dita…
Infatti, bravo! Ovviamente anche Glenn andava di plettro nelle parti troppo veloci, altrimenti sarebbe stato ben poco pulito! Eheh!
Ho visto il nuovo video per “The Great Pandemonium”… sembra un film dell’orrore! Molto oscuro e “cattivo”… Dicci qualcosa su come è stato realizzato, dov’è stato filmato… Credo che per buona parte abbiate utilizzato i green screen, giusto?
Si, esatto. Siamo andati in Svezia a girare il video, ed abbiamo girato con un bravissimo regista, Owe Lingvall della Village Road Films. L’avevo visto all’opera con i Rasmus ed altre bands, e mi piaceva molto il suo stile. Così l’ho chiamato, e io, lui e Roy abbiamo avuto un incontro, per definire il tutto. La maggior parte delle riprese sono fatte su green screen; dopo che noi siamo andati via, Owe ha fatto molte altre riprese, con Roy da solo e con Bjorn (Strid, special guest alle screams). All’inizio, pensavo che il video fosse venuto troppo oscuro, ma tutti gli altri erano d’accordo! Dopo averlo visto centinaia di volte, mi sono convinto che è uno dei nostri migliori video!
Eheh, Roy sembra proprio un vampiro, con quelle unghia lunghe e tutto quel nero…
Sai, io non c’ero durante le riprese con Roy, così sono rimasto molto sorpreso del risultato finale, non me l’aspettavo!
Ok, ora una bella domanda di gossip! Avrai sicuramente sentito di Mike Portnoy che ha lasciato i Dream Theater… Puoi dirmi cosa ne pensi? Quando un elemento così importante di una band lascia, il rischio è sempre molto alto…
Non li conosco personalmente, anche se abbiamo fatto alcuni shows insieme; sinceramente non credo sarà un così grande problema per la band. Se lui non vuole farlo più, non possono costringerlo. È già successo tante altre volte con altre bands, quando hai cinque persone che praticamente vivono insieme non puoi controllare ciò che si agita nell’intimo di ognuno. È come con una donna: non puoi costringerla a non lasciarti, se lei vuole andar via, se ne va!
Eheh, puoi tentare di farla restare…
Si, ma poi finisci a piangere in un angolino pregandola di restare, e questa non è più una storia d’amore! Amo molto i Dream Theater, non ho prestato molta attenzione a cosa hanno fatto recentemente, ma so che al momento sono più grandi che mai, di certo non è il momento migliore per Mike di andare via, ma se ha bisogno di fare qualcosa di completamente differente c’è poco da fare.
Ok, una domanda sulla setlist dei vostri concerti; allo show di Amsterdam sono rimasto piacevolmente sorpreso di trovare in scaletta pezzi che non fate molto spesso, era molto diversa da quella dell’anno precedente. Come decidete le scalette? Le cambiate per ogni data?
Principalmente, siamo io e Roy che decidiamo la scaletta, molte delle scelte dipendono dalle vocals nelle varie canzoni, in modo che Roy non si affatichi troppo. Ma per esempio, in Olanda abbiamo un pubblico molto giovane, che magari ci segue da “The Black Halo”; non avrebbe avuto molto senso fare 4 pezzi da “Fourth Legacy”! Quindi guardiamo a tutte queste dinamiche, quando prepariamo la scaletta per un tour.
Quindi la scaletta varia per ogni tour?
Di solito prepariamo una scaletta per tutto il tour, con tre-quattro canzoni diverse dalla scaletta precedente, ma se suoniamo in una determinata nazione, cerchiamo di non proporre le stesse canzoni del tour precedente. Inoltre, come saprai, cerchiamo sempre di realizzare uno show molto teatrale, quindi oltre alle canzoni dobbiamo pensare alle luci, agli effetti… Non vogliamo che sia solo un rock show, ma un’esperienza, curando le canzoni, il sound e le luci alla stessa maniera.
Infatti, in quel tour, le luci erano davvero strepitose… Peccato che la voce di Roy si sentisse a singhiozzo, una cosa odiosa! Lo sapevi?
Sinceramente no, quando sono sul palco non ho la minima idea di cosa si senta fuori, devo incrociare le dita e sperare che tutto vada per il meglio! Abbiamo un nuovo tecnico per le luci, è un pazzo totale, ma ha un gusto ed uno stile perfetto per noi! I suoi giochi di luci si adattano come un guanto alle nostre canzoni, siamo molto soddisfatti del risultato.
Ok, un’ultima domanda e poi ti lascio al tuo caffè, anzi vado a farmene uno pure io!
Ahah, siamo due drogati di caffè!!
Già! Beh, vorrei capire cosa c’è nel futuro dei Kamelot, visto questo improvviso e difficile stop…
Al momento prepariamo il tour europeo, che partirà ad Aprile, ci sarà anche una data a Milano. Io sto già lavorando a nuove idee per nuove canzoni, e ovviamente vogliamo dare a Roy il tempo di riprendersi del tutto, speriamo che sia a posto per Aprile.
Ok, spero di incontrarti a Milano ad Aprile, allora! È stato davvero un piacere!
Anche per me, un saluto a tutti voi di Metal.it! “Ciao ciao”!!!