Nel pieno della promozione per il loro ultimo, bellissimo “The Great Escape” (leggi la recensione qui), il vostro Sbranf ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Andreas Söderin, tastierista della band. Ne è venuta fuori una piacevolissima intervista, in cui abbiamo scoperto tanti retroscena del presente (e del futuro) dei Seventh Wonder. Buona lettura!
Ciao Andreas, e benvenuto su Metal.it! Ho davvero apprezzato il vostro ultimo “The Great Escape”, un album superbo con così tanti ‘livelli’ di ascolto e lettura tra le righe; come lo avete composto, qual è stato il processo che vi ha portato alla stesura delle tracce?
Ciao, e grazie mille! Abbiamo iniziato a scrivere subito dopo la registrazione di “
Mercy Falls”. Il processo di solito funziona così: qualcuno porta un’idea di base per una canzone in studio. Poi ci suoniamo sopra per un po’ ed infine ognuno aggiunge il suo tocco personale ad essa. Quindi si fanno piccoli aggiustamenti finché ognuno non è completamente soddisfatto del risultato. Questa volta, però, il processo di registrazione è stato un po’ diverso poiché adesso abbiamo il nostro studio personale ed abbiamo registrato tutto lì, eccetto per le tastiere che io ho registrato nel mio home-studio. Adesso, potevamo registrare quando ci andava, giorno o notte. Abbiamo iniziato con la batteria e, appena la prima traccia è stata terminata, ho aggiunto le tastiere principali. Dopo di che, abbiamo aggiunto basso e chitarre ritmiche. Poi Tommy (
cantante, ndr) ha cominciato la traccia vocale ed allo stesso tempo io e Johan (
chitarrista, ndr) abbiamo registrato i nostri assoli.
Ovviamente, devo chiederti qualcosa sulla bellissima, e lunghissima, title-track: qual è la storia che racconta, e come avete gestito un brano così lungo ed articolato in fase di stesura, fino al risultato finale?
In realtà Andreas B (
bassista, ndr) è arrivato con l’idea di base ed ha scritto l’intera struttura portante della canzone. Poi ci abbiamo lavorato davvero tanto per rendere tutto perfetto, e penso che il risultato sia molto buono. La storia si basa su un libro intitolato “
Aniara” scritto da
Harry Martinson, un grande e conosciutissimo autore e poeta svedese.
La storia racconta la tragedia di un’astronave. Essa è piena di gente che è volata via dalla Terra con l’intenzione di cominciare una nuova vita su Marte. Dopo un incidente, l’astronave perde il controllo e rimane fuori nello spazio. La gente a bordo tenta di vivere la vita normalmente, ma tutti loro sanno che nessuno li potrà mai salvare.
Argomento perfetto, per un album prog-metal! E parlando di prog-metal, ho citato nella recensione alcuni dei nomi più famosi, giusto per fare un paragone; ma quali sono le tue vere fonti di ispirazione? Che tipo di musica ascoltavi da ragazzino, e cosa ascolti adesso?
Tutti noi veniamo da background musicali molto diversi. Personalmente sono cresciuto con Guns’n’Roses e Metallica. Poi ho cominciato ad ascoltare bands più prog come i Dream Theater, i Symphony X o i Vanden Plas. Ma prendo la mia ispirazione da ogni forma di musica, dal prog alla classica fino ai brani orchestrali.
Parliamo della dimensione live; per una band giovane ed ambiziosa, andare in tour è essenziale per ‘spargere la voce’ e farsi pubblicità… Siete al momento in tour, o avete qualcosa di programmato?
Amiamo stare in giro e suonare per i nostri fans ed amici, ma al momento dobbiamo trovare un nuovo batterista poiché Johnny ha lasciato la band alla fine del 2010. Con un nuovo batterista a bordo, faremo di tutto per suonare in più posti possibile.
Avrete sicuramente collezionato esperienze strane in tour… raccontaci un gustoso aneddoto!
Oh, avrei tante pazze storie… Per esempio, ad un festival era piovuto così tanto che la strada per i palchi era stata completamente distrutta. La nostra macchina finì nel fango e non potevamo raggiungere il palco con i nostri strumenti. Solo 5 minuti prima del concerto finalmente riuscimmo a venir fuori, sporchi di fango fino alle orecchie, e lo stage manager ci fece una sonora cazziata, chiedendoci dove ca**o eravamo finiti!
Dal punto di vistra meramente strumentale, chi è il principale scrittore della band, e come vengono sviluppate le idee?
Di solito sono Andreas B, Johan o Tommy che portano in studio una struttura-canzone quasi finita. A quel punto ci suoniamo sopra, e tentiamo un paio di approcci finchè il risultato soddisfa tutti.
Tutti qui in Italia sono convinti che la scena musicale svedese sia una delle più ricche e piene di opportunità; è un’affermazione che ti senti di condividere, o le cose stanno diversamente?
Beh, ci sono tantissime ottime bands qui in Svezia, ma sfortunatamente non riesci a sentire quasi nessuna di loro. È davvero difficile avere successo qui, poiché nessuna stazione radiofonica passa il nostro genere musicale. È inoltre molto dura trovare un posto dove suonare, perché molti di questi sono troppo piccoli o troppo grandi. Una cosa buona è che ci sono molti festivals rock/metal , se riesci ad entrare nel bill ci sono buone probabilità che molta gente ti veda.
Il vostro cantante Tommy ha una voce davvero fantastica, potente eppure così melodica… Ha studiato, o è tutto naturale? E come siete entrati in contatto con lui?
Che tu ci creda o no, Tommy è completamente autodidatta, quindi è tutta farina del suo sacco. Ci siamo conosciuti quando Tommy ed io siamo stati contattati per suonare sul primo demo. Non ci eravamo mai incontrati prima, ma ho sentito la sua voce sulle registrazioni e sono rimasto folgorato!
Ok, quali sono i vostri piani per l’immediato futuro?
Prima di tutto, dobbiamo trovare un batterista. Poi faremo di tutto per andare a suonare le nostre nuove canzoni per i nostri fans in giro per il mondo!
Le ultime parole sono tutte tue: saluta i tuoi lettori italiani, e grazie mille per questa intervista!
Ciao a tutti! Fino ad oggi, abbiamo suonato quattro volte in Italia e adoriamo la vostra terra. Speriamo di rivedervi presto!