Considerati all’unanimità come una delle realtà più sincere e credibili della scena black metal, i Carpathian Forest, da qualche tempo a questa parte saldi sotto la guida del solo Nattefrost, sono recentemente tornati con un nuovo ed oscuro lavoro esplicitamente intitolato “Defending The Throne Of Evil”. Quale migliore occasione d’incontrare il leader assoluto, provocatorio e dissacrante come pochi personaggi sanno essere in questo ambiente? La parola a Nattefrost dunque.
I Carpathian Forest hanno l’abilità di scomparire dopo ogni loro lavoro discografico, riapparendo successivamente un nuovo disco. Che cosa è accaduto nella band dal periodo di “Morbid Fascination Of Death”, ci sono stati ulteriori cambi di line up?
Non è poi successo molto, per fortuna. Ora come ora la band fa al massimo due o tre prove all’anno, e comunque è un impegno sociale che mi distrugge. Ultimamente abbiamo pubblicato una raccolta atta festeggiare i nostri 10 anni, una sorta di tributo a noi stessi, una vera e propria autoglorificazione. Conteneva qualche nuova canzone e molto materiale interessante come riregistrazioni di vecchi pezzi, alcune live song e cover per un totale di 70 minuti. Per quanto riguarda la corrente e perversa line up ci siamo stabilizzati così: Nattefrost (voice, guitar), Vrangsinn (slurping cunt ass), Tchort (guitar), A.Kobro (drums) ed in futuro avremo on stage il chitarrista Blood Pervertor. Niente più di una decente formazione.
“Defending The Throne Of Evil” vede un massiccio uso della tastiera. Quanto pensi che uno strumento di questo genere possa arricchire un sound estremo come il vostro?
In questo caso l’uso delle tastiere è stato importante, ha arricchito il feeling dei pezzi ed ha reso le atmosfere più lugubri. C’è però da dire che le abbiamo usate secondo un nostro specifico disegno, per aggiungere un’ulteriore oscuro sentimento sotto il rombante suono di chitarra. Abbiamo anche affittato un coro per creare uno speciale feeling assolutamente made in Carpathian Forest. La tastiera è uno strumento che, se usato correttamente, può dare moltissimo al black metal, peccato che pochissime band sappiano sfruttare correttamente le potenzialità di questo. In ogni caso non credo che nel futuro saranno così presenti, il prossimo album suonerà di certo maggiormente primitivo e selvaggio. Ugh!
Una traccia in particolare emerge dal vostro nuovo disco, “The Old House On The Hill”. Che cosa rappresenta per te questo brano?
Alienazione, disprezzo per la vita, l’autunno dell’esistenza, gente ripugnante, masturbatori e pedofili. Musicalmente sono stato profondamente influenzato da un’idea proposta da Vrangsinn: creare un suono bizzarro accompagnandolo con liriche al limite della follia. A quel punto ho scritto di una storia che avevo letto qualche anno fa, a proposito di un vecchio misantropo e squilibrato che massacrò senza pietà parecchie persone che, incidentalmente, si erano trovate nei pressi della sua abitazione. Comunque non mi piace analizzare i miei testi, è compito degli ascoltatori creare dei paesaggi e delle spiegazioni con la propria mente e la propria interpretazione. Potrei svelare che “Put To Sleep Like Sick Animals” parla della debolezza umana e che “Christian Incoherent Drivel” tratta un argomento esplicitamente anticristiano, ma preferisco che sia colui che legge ciò che scrivo a desumere gli argomenti, senza essere condotto per mano alla soluzione. Oltretutto spesso non è possibile trovare un vero significato per altre persone che non siano me stesso, i miei testi sono molto personali, e questo è il motivo principale per cui non vedo alcuna ragione di spiegarli ed analizzarli più approfonditamente.
Che cosa ne pensi delle black metal band e di quei fan che spendono gran parte della loro giornata a cercare di apparire più nazisti, elitari e cattivi possibile?
Io detesto la politica ed ho una profonda avversione per i gruppi sociali di persone. Sono un individualista convinto e non ho bisogno di nessun altro che non sia io, figurarsi di persone che passano la loro giornata in questa maniera. Amo l’odio ed adoro la morte, apprezzo quando questa fogna che chiamate Terra viene profondamente disturbata. Supporto il terrorismo, anche diretto contro la Norvegia. Non mi vergogno delle mie origini, anzi, ne vado fiero, ed a chiunque voglia sconvolgere con attentati il mio paese io dico: “AVANTI, UCCIDETECI TUTTI!”.
Molti gruppi nella scena black sostengono che questa musica non debba essere alla portata di tutti e meriti di raggiungere solo una ristretta elite, in grado di comprenderne l’intima essenza. Qual è il tuo punto di vista?
Sono parzialmente d’accordo con quanto detto, questo tipo di musica non è stato creato per soddisfare orde di comuni mortali. Per questo non amo suonare dal vivo o imbarcarmi in interminabili tour, anzi, se posso cerco di evitare la promozione live. Solitamente non perdo molto tempo neanche a scegliere le etichette con cui lavorare, dopo otto anni con la Avantgarde sono passato alla Season Of Mist solo per cambiare e per avere un contratto vagamente più decente. Non mi andava di cercare ulteriormente in questo mare di rancida merda. Ci sono solo poche persone là fuori che possono realmente comprendere il messaggio nascosto nei miei dischi, ed in ogni caso non m’interessa: suono esclusivamente per me stesso. Però non bisogna portare questo discorso dell’assenza di distribuzione all’estremo, è sbagliato soffocare il movimento in un asfittico underground. L’odio deve essere sprigionato, la lordura morale deve impregnare più anime possibili, il seme deve diventare un albero imponente. Guarda i Darkthrone ad esempio, e non lo dico solo perché Fenriz è un amico, dopo “Soulside Journey” il loro successo e la notorietà sono aumentati a dismisura, eppure la musica ed il messaggio d’odio da loro trasmesso sono rimasti invariati.
Dando uno sguardo all’attitudine, e leggendo qualche vecchia intervista, sembra che i Carpathian Forest siano in possesso di un certo humor nero. Prendi sul serio i tuoi estremismi o c’è una certa dose d’autoironia?
Non cerco di portare avanti alcun discorso umoristico nel senso più concreto della parola, spesso mi piace parlare onestamente di argomenti reali che possono provocare in me divertimento, ad esempio un devastante incidente automobilistico od una persona che scivola e si spacca tutte le ossa. Insomma, piccole osservazioni sulla vita che ci circonda. Se vuoi chiamalo pure humor nero.
Si, ma nella vita reale veramente ti immagineresti in grado di uccidere qualcuno, come spesso scritto nei tuoi testi?
Se qualche infame si mette sulla mia strada cercando d’intralciarmi stai sicuro che farò di tutto per eliminarlo fisicamente, o quantomeno fotterlo prima che lui fotta me, non gli lascio certo la chance di danneggiarmi. Sono una persona violenta e questo è il motivo per cui non esco quasi mai di casa. Non mi piace sedermi in posti affollati come pub e cinema, detesto anche andare a vedere un concerto, anche se a volte lo faccio. Non sono cambiato molto rispetto a dieci anni fa, l’unica differenza è che il mio odio è cresciuto giorno dopo giorno: ciò che esprimo è ancora più intriso di veleno rispetto al 1992, ed il mio obbiettivo è sempre lo stesso. Anche musicalmente l’esperienza ed il tempo mi hanno cambiato poco, non ho ambizioni di diventare un virtuoso della chitarra, il semplice riff spesso esprime alla perfezione tutto quello che ho bisogno di dire, anche se, forse, la qualità della musica da me proposta è andata progressivamente alzandosi, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo “Defending The Throne Of Evil”, un viaggio complesso e doloroso.
Quindi prendi estremamente sul serio anche il suicidio, un argomento che ricorre spesso nei tuoi testi.
La vita è così schifosamente triste da far assumere al suicidio un valore molto importante. Nel mio mondo il suicidio è una realtà sempre presente, la Norvegia è al secondo posto per quantità di persone che si tolgono la vita, superata solo dalla Finlandia, quello stupido “Nokia hell”. Nel mio paese ci sono almeno due suicidi al giorno, e spero che questo numero vada progressivamente espandendosi in futuro. Dobbiamo assolutamente superare la Finlandia, quindi “Hail Suicide, Hail Hail Hail!”. Amo la miseria e la depressione, sono dei sentimenti fottutamente naturali visto che la vita è una merda, e non c’è cosa che detesti di più di quelle persone che cercano di fuggire dalla realtà con stronzate come la playstation ed i giochi di ruolo. Spesso l’esistenza è più orribile del suicidio, anche perché è previsto dalla natura che la nostra vita sia un inferno, basta conoscere le tesi di Darwin.
I Carpathian Forest si sono sempre distinti per una nichilista ricerca del suono, hai mai pensato di includere degli elementi elettronici?
Mai! Abbiamo solo usato un po’ d’elettronica per quanto riguarda la nostra cover dei Cure, “A Forest”, contenuta su “Black Shining Leather”. Apprezzo molto l’industrial satanic suicide noise music e penso che ogni stile abbia il suo tempo, ed il tempo esiste per essere sprecato.
Spesso avete anche adoperato uno strumento notturno come il sax.
Si, abbiamo usato il sassofono in molti brani negli ultimi anni, adoro questo strumento e penso che appartenga alla notte. Desidero creare delle atmosfere coinvolgenti ed oscure nei nostri album, non voglio limitarmi al metal. Credo che la nostra miglior caratteristica sia saper sorprendere con soluzioni strane ed inaspettate, atte a creare delle visioni oscure e malate.
C’è spazio nella scena black metal per le groupie?
Beh, io ho la mia puttana, ma fino a quando ci saranno le donne esisteranno anche le fiche, le troie, le battone, i buchi da slabbrare e le groupie. La professione più vecchia del mondo è la prostituzione, non ci vedo nulla di male, anche questo è nella natura delle cose.
Da chi difendete il trono del male?
Noi siamo i veri difensori del trono, siamo rimasti l’unica band a suonare questa merda estremamente negativa, realistica, arrogante e misantropica. Non seguo più la scena estrema ma non posso fare a meno di notare che le uniche cose decenti provengono dai Carpathian Forest o da persone a loro correlate come gli Orcustus, gli Hatepulse (con Vrangsinn e Kulde) ed i Ghoul-cult. C’è ancora della misantropia da produrre qui in Norvegia, anche se preferirei che la scena fosse più cinica e fredda, per questo voglio informare i tuoi lettori che presto sarà disponibile il mio solo album chiamato Nattefrost. Ho intitolato il disco “Blood And Vomit”, si tratterà di barbarico e primitivo black metal chiuso ad ogni influenza esterna, ed una traccia vedrà come ospite Nordavind alla voce, membro originale dei Carpathian Forest. Compratelo ed andate a farvi fottere!
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