“Raggiungi il bar di una stazione qualunque, ma piena di gente. Abbastanza gente. Non è strapiena, ma se fosse vuota sarebbe triste. Ci troverai lì ad osservare. Insieme a te. Ci sarebbe molto da raccontare su quello che ci è successo. Ma c’è anche molto che è bello mantenere segreto. Un segreto da coltivare nei giorni bui e invernali … E’ bello viaggiare, ma è anche bello tornare, tutto sommato. E’ importante la solitudine ma è altrettanto importante essere eremiti in mezzo alla gente. Osserviamo la gente nel momento in cui si tira su, quando è allegra, quando cerca di respirare! La bellezza dell’ineleganza, i piaceri più personali ed inspiegabili. Tutti abbiamo fatto e facciamo schifo a noi stessi e agli altri. Ma non siamo stati buttati via … siamo ancora qui: nel bar di una stazione. Bisognerebbe sempre sentirsi come se si partisse il giorno dopo o come se si fosse appena tornati. Tutto diventa più prezioso: quello che si lascia e quello che si trova. Sentire la sottile voce della speranza, oltre le urla del dolore. Può essere interessante venire in una stazione per cercarla … la speranza. Vedere gente che parte e che torna può mettere allegria. Avidi, pigri, nervosi, arroganti, cialtroni … ma spinti dal diritto di provarci, di cercare un posto migliore, il proprio posto; o semplicemente volti a tornare a casa e a ricominciare. Ricominciare sempre. Noi saremo lì, spettatori e attori, nel bar di una stazione.”
Difficile trovare qualcosa di più appropriato e suggestivo di questa rielaborazione (“rubata” dal booklet del loro debutto “Folk destroyers”) di uno scritto di Stefano Benni per presentare l’universo espressivo de I Treni all’Alba, singolare gruppo di “folk-prog-post-rock apocalittico” strumentale davvero affascinante, abilissimo nel produrre una musica assai “cinematografica”, capace di riempire il “vuoto” di parole con immagini sonore così vivide e emozionanti da non far sentire la mancanza di una traccia narrativa tradizionale, tanto più se magari riprodotta nella configurazione forzata e retorica di chi deve dire qualcosa per “forza”.
Il mio suggerimento è quello di provare a sottoporsi a questa particolare forma di comunicazione artistica non “verbale” e di lasciarsi trasportare dalle note vibranti di questa band autrice di due interessantissimi dischi (il secondo è intitolato “2011 A.D.” ed è da poco disponibile su etichetta INRI) e di trascinanti e coinvolgenti live show … e poi, se volete qualche “chiarimento “ supplementare, qui di seguito ci sono sempre le argute e appassionate considerazioni di Sabino Pace (pianoforte e tastiere del gruppo) a saziare la vostra (e mia!) smaniosa fame di “parole”…
Ciao Sabino, grazie per la disponibilità, benvenuto sulle pagine “virtuali” di Metal.it e complimenti per il vostro ottimo “2011 A.D.”. Direi, come di consueto, d’iniziare con una sintetica scheda di presentazione della band …
Grazie a te Marco, e a Metal.it. Siamo molto felici di conoscervi e vi ringraziamo fin da ora per la tanta attenzione che ci state riservando e le parole lusinghiere già spese nei confronti nostri e della nostra produzione musicale.
Per introdurre la band ... ”I Treni all'Alba” nascono intorno al 2002, ma cominciano “a fare le cose sul serio” (!) dal 2006-07 circa. La nostra musica nasce dalla passione ibrida e trasversale ai quattro membri del gruppo, di ricercare, sperimentare e tradurre in “fotografie musicali” delle immagini che arrivano da contesti geografici e culturali diversi e appartenenti a diversi periodi storici. Da qui, quindi, l'idea di muoversi negli ambiti che dal folk tradizionale del “ceppo mediterraneo” potessero arrivare fino all'hardcore moderno d'oltreoceano, al metal e rock'n'roll nordeuropeo, agli scenari da soundtrack “morriconiano” e molto altro. Un'ambizione che non siamo per nulla sicuri di aver conseguito ma che, quantomeno nelle intenzioni, è tale. La band è formata dal sottoscritto, Sabino Pace (pianoforte e tastiere), Felice Sciscioli (batteria) e Daniele Pierini e Paolo Carlotto alle due chitarre acustiche ed elettriche. La nostra musica è strumentale, senza voce. Ad oggi abbiamo prodotto due dischi (“Folk Destroyers” e “2011 A.D.”) entrambi ottimamente criticati da pubblico e “addetti ai lavori” ed abbiamo avuto la fortuna di fare più di 200 concerti in tutta Italia, in contesti (club, teatri, festival, centri sociali...) anche molto diversi ma tutti molto interessanti.
… a cui far seguire una breve delucidazione sul vs. monicker, e poi su titolo e sottotitolo (“L'Apocalisse della porta accanto”) del disco, tutti piuttosto singolari …
Dunque. “I Treni all'Alba” è un monicker che intende perlopiù identificare un'immagine, una sensazione. Quasi a tutti sarà capitato di trovarsi presso una stazione ferroviaria, in un vagone di un treno, all'alba del mattino, per una partenza o per un ritorno. Una situazione talvolta “innocua”, talvolta “straniante”, carica comunque di “sorpresa”, di “eccitazione” o di stanchezza o malinconia. Ecco il perché e il significato del nostro monicker, laddove l'importante magari non è “partire o arrivare”, ma “viaggiare”. Una serie di concetti “altri”, poi, sono quelli che andiamo spesso raccontando nei nostri live (perlopiù negli intrattenimenti verbali tra un brano e l'altro, facendo appunto musica strumentale) e nei nostri scritti, blog ecc. Nel Dicembre 2010 sentivamo fortemente che il 2011 sarebbe stato un anno interessante, per diversi motivi, personali e sociali, ma in realtà “né più né meno” di altri “anni solari” di questo particolarmente critico periodo storico. Pertanto il punto del titolo “2011 A. D.” sta proprio nell'onorare/disonorare ironicamente e profanamente un concetto temporale e allo stesso tempo socio-culturale. Da qui, infine, il tema della “apocalisse della porta accanto”, sacro e profano allo stesso tempo, laddove vuole rappresentare la potenza comunicativa ed evocativa di quanto “misteriosamente” (“la porta accanto”) si può annidare nell'anonimato di ciò che ci circonda, al di là, spesso, della nostra consapevolezza e della nostra comprensione. “L'apocalisse” sta appunto nel fenomeno distruttivo e definitivo che si può suscitare anche dalle più piccole e “insospettabili” situazioni quotidiane. Per noi, insomma, una metafora per raccontare le “strane coincidenze” che talvolta la vita ci offre.
La scelta di affidarsi ad una manifestazione artistica esclusivamente strumentale e di utilizzare principalmente strumenti acustici appare anch’essa tanto intrigante quanto peculiare … spiegaci i motivi di tale “anomalia” espressiva …
I quattro componenti del gruppo arrivano da esperienze musicali di musica rock “estrema” (hardcore/punk, screamo metal, noise) legata a precedenti gruppi musicali di appartenenza, negli anni '90, in Italia. Quando, per diversi motivi, concludemmo tali percorsi musicali (ma allo stesso tempo ne abbiamo iniziati anche degli altri legati al mondo della musica rock alternativa italiana), con la nascita del progetto de ITAA avevamo la forte esigenza di abbandonare consapevolmente i microfoni “urlati” (anche in maniera un po' provocatoria, e quindi “punk” rispetto ai contesti artistici in qui ci muovevamo) per dedicarci esclusivamente al valorizzare la musica solo suonata e alle note riprodotte dagli strumenti. L'obiettivo artistico/musicale: lasciare all'ascoltatore la totale libertà d’interpretazione e immaginazione di tutto ciò che veniva e viene da noi suonato, senza, appunto, la comunicazione vocale e alcuni “vincoli” che talvolta essa può “imporre”.
Nel primo albo “Folk Destroyers“, i brani erano rappresentati in forma “anonima” (senza titolo, insomma …), mentre nel nuovo assumono denominazioni precise … non avendo, per ovvie ragioni, un legame con il testo, come nascono queste intestazioni?
Bella domanda! Ammettiamo che non è sempre semplice per noi trovare i titoli dei brani, ma allo stesso tempo (anche le “anonime” canzoni di “Folk Destroyers” stesso ...) esse hanno dei nostri titoli e definizioni perlopiù legate ad immagini cinematografiche (ecco spiegato il “segreto”!!) il cui “colore” per noi è interessante per la produzione e scrittura della canzone stessa. Ammettiamo che “giochiamo” anche un po' su questa cosa....!
Nella vs. musica le influenze della “settima arte” (dal neorealismo italiano fino a Morricone, passando per Carpenter), in effetti, appaiono molto vivide e suggestive … raccontateci qualcosa del vs. background cinematografico e dell’esigenza di una tale “ibridazione” interpretativa …
Hai esattamente colto uno dei nostri punti ispirativi principali, collegandoci inoltre anche alla risposta appena data alla precedente domanda. Siamo tutti molto appassionati di cinema (quanto di musica) pertanto il nostro background in merito è effettivamente estremamente vasto e, ovviamente, i gusti sono anche molto eterogenei. Pertanto devo ammettere che è difficile definire il “processo” esatto che ci porta poi a decidere determinate “suggestioni” cinematografiche. Sicuramente l'esigenza di trovare i riferimenti cinematografici è principalmente “nostra”, della band, per “calibrare” un po' la scrittura del brano ed il suono da ricreare. Infine, così come dalla nostra musica abbiamo “tolto le parole”, allo stesso tempo la nostra “sfida” è un po' come dal “cinema” togliere le immagini e tentare di “inventare” solo la soundtrack!
Stefano Benni, Sun Tzu (… o forse anche il film omonimo di Christian Duguay, con Anne Archer, Donald Sutherland e Wesley Snipes … parlando del brano “L’arte della guerra”) sono solo i riferimenti letterari più evidenti ai quali vi rivolgete … tenuto conto dell’apparente “distanza” tra questi due universi narrativi, quali devono essere le doti che uno scrittore deve possedere per sollecitare la vostra creatività?
Discorso molto simile a quello del cinema. Il rivolgersi a riferimenti letterari globali, oramai accomuna definitivamente ogni persona che, ad oggi, si vuole occupare di arte, di comunicazione ed espressione. Pertanto mi è quasi impossibile definire quali possono essere “le doti” o le caratteristiche di uno scrittore che in qualche maniera mi/ci “arriva” e ci sollecita. Tendenzialmente può anche, essere, per contro, semplicemente legato al libro letto più recentemente o a quello nella nostra libreria personale e, per qualche motivo, non ancora letto ...
Infine, affrontiamo le più “normali” influenze musicali … quali sono i vostri modelli “storici”? E chi apprezzate in modo particolare tra le formazioni più recenti?
A livello “storico” alcune passioni comuni dei membri del gruppo solo legate all'hard rock anni '70-'80 (Black Sabbath, AC/DC, Deep Purple, Led Zeppelin), all'hardcore italiano anni '80 (Negazione, Nerorgasmo ...), alla musica d'autore italiana “storica” (De André soprattutto) e “attuale” (Avion Travel, Capossela), all'emo core americano ed europeo anni '80-'90 (dai Fugazi agli At The Drive In) al folk-prog-rock attuale (Calexico, Mars Volta, Black Heart Procession, Firewater e molti altri).
Come nasce un pezzo de I Treni all’Alba? Vi affidate a intuizioni individuali o a jam collettive? Quanto è importante “l’ambiente” in cui componete per il risultato finale?
I nostri pezzi nascono perlopiù da creazioni individuali dei due chitarristi acustici (Daniele e Paolo) introdotte poi al quartetto che “jammando” per ore e giorni e settimane (!) elabora poi l'intero brano, a cui segue poi un riarrangiamento ulteriore. Due di noi vivono in montagna ad Aosta: spesso e volentieri l'ambiente “di montagna” ha contribuito all'emotività della nostra musica. La motorcity (Torino, in cui vivono gli altri 2/4 del gruppo) offre poi l'ingrediente finale!
La produzione e la distribuzione dell’album sono state affidate a INRI, l’etichetta torinese gestita e coordinata da Paolo e Davide Pavanello (noti per la militanza dei Linea77) … come siete entrati in contatto con questa “giovane” label e qual è la vs. valutazione sul lavoro svolto finora per la valorizzazione de I Treni all’Alba?
INRI è praticamente nata nel 2011, pochi mesi prima della produzione del nostro disco (che insieme a Bianco e ai Cyborgs appartiene al primo terzetto di dischi da loro prodotti), laddove l'esperienza manageriale di Paolo e Davide era, ed è, anche già legata all'agenzia di management Metatron, con sede a Milano. A livello personale ed artistico ci conosciamo con loro da oramai quasi vent’anni, dalla metà degli anni '90, quando alcuni di noi Treni, all'epoca militanti nell'hardcore band dei Belli Cosi, condivisero molti palchi ed esperienze con i Linea77. Da lì, le nostre strade artistiche e “produttive”, presero direzioni piuttosto diverse e ci si “ritrovò” poi nei più recenti anni 2009-2010 laddove la loro idea era di creare una label a Torino che potesse dare voce a bands dell'underground per loro degne di maggior visibilità e promozione. Pertanto Davide e Paolo hanno messo gentilmente a disposizione le loro competenze, contatti, idee e materiale per cominciare ad “imbastire” il loro progetto e cominciare a “sperimentare” le prime produzioni. Il risultato è stato notevole per noi bands, per poter avere degli spazi nel circuito musicale alternativo italiano altrimenti per noi quasi irraggiungibili e di poter avere quindi la fortuna di poter esprimere la nostra musica e le nostre idee in diverse situazioni e con target ulteriormente differenti da quelli che avevano già consolidato. Il tutto in una collaborazione “senza esclusive” ma con un sincero ed efficace metodo di lavoro fatto di scambi, mutualità, interazione e aperture di qualsiasi genere (vedi anche l'ulteriore e nostra personale collaborazione con Roberto e Andrea di Rockshots!)
Il concept grafico di 2011 A.D. è stato nuovamente affidato al pittore torinese Domenico Sorrenti … una collaborazione davvero proficua, relativamente alla quale mi piacerebbe avere maggiori dettagli …
Domenico, oltre che un amico è anche un sempre più quotato creativo torinese. La nostra collaborazione con lui è molto stretta. ITAA hanno, infatti, con lui condiviso, in prossimità della produzione dei nostri dischi, ogni concept e “senso” della nostra valutazione musicale, per permettergli di trasformarla nelle sue opere artistiche, in questo caso quadri e tavole/immagini. Ogni tavola contenuta nei due dischi è, infatti, un quadro da lui appositamente fatto per le nostre canzoni e i nostri dischi. Le sue “visioni” sono il suo personale e libero adattamento dei nostri “ideali” e della nostra musicalità. Domenico sta inoltre ora creando il nostro prossimo videoclip per il nostro 2° singolo con una tecnica tutta particolare, fatta di disegni e animazione. Il prodotto che ne sta uscendo è incredibile!
I vostri live shows sono sempre particolarmente energici e viscerali, e nel nuovo lavoro mi sembra siate riusciti a instillare meglio quest’attitudine … mi pare, inoltre, che contemporaneamente in “2011 A.D.” sia apprezzabile un maggiore equilibrio tra urgenza comunicativa (veemente e vagamente “ansiogena”), istinto e fantasia, per un quadro complessivo più coerente e concreto … condividete quest’analisi? Possiamo considerarlo il frutto di una superiore consapevolezza della band? Era un vs. obiettivo?
Si, era il nostro obiettivo. Innanzitutto per noi era importante cercare di fare un disco che potesse in qualche modo ricreare ciò che tendenzialmente facciamo dal vivo (per uscire anche dall'equivoco della “
musica acustica = da aperitivo”) dal momento che il nostro live, nonostante gli strumenti acustici è perlopiù indirizzato verso scenari metal, hard-rock e hardcore. Oltre ciò, come giustamente noti, per noi era importante dare maggiore coerenza al tutto, cercando di “emanciparci” dai suoni e colori “folk” del primo disco, per introdurli e integrarli con scenari di musica realmente “hard”, sotto diversi punti di vista. Ovviamente l'aspetto dell'esecuzione tecnica è per noi fondamentale, pertanto “l'istinto” deve essere veicolato con consapevolezza, per dare maggior risalto al fantasioso senso del tutto.
A proposito di live, quali sono i prossimi appuntamenti da questo punto di vista?
Per noi, dopo le tante date fatte nella primavera/estate 2011, il lungo tour con i Linea77 nell'autunno 2011, ancora un lungo periodo di circa dieci date, in tutta Italia, fino a fine Marzo 2012. Dopodiché ci fermeremo per dedicarci alla scrittura del nuovo disco (in realtà già iniziata ...!) che potrebbe essere prodotto per fine 2012. Ovviamente saremo pronti anche per i live estivi 2012. Le date in calendario sono molte, a Genova, Verbania, Padova, Udine, Lecce, Torino (vedere Il sito
http: //www.itreniallalba.com).
Avete, quindi, già un’idea concreta di come possa evolversi il vs. suono nell’immediato futuro …
Stiamo meditando al prossimo disco come il 3° di una sorta di “trilogia”. Intendiamo sviluppare il suono verso territori maggiormente “doom-folk”, ma sempre più carichi di strumentalità acustica, scavallando dalla “ipervelocità” fino a passaggi ancora più “lenti e marcati”. Il “demone del rock'n'roll” sarà comunque onnipresente!
Siamo alla fine … nel ringraziarti nuovamente e rinnovando i complimenti per il vs. lavoro, in conclusione vorrei chiederti se "satana, l'apocalisse e il rock'n'roll" sono ancora importanti “fonti d’ispirazione” anche in questa follia che chiamano terzo millennio …
Grazie a te Marco, ulteriormente, per la gentilezza e l'attenzione e in bocca al lupo per il vostro Metal.it.
Ebbene, il trittico da te citato è, come accennato poco fa, quello che, “uno e trino” ci conduce sempre attraverso la “follia” della quale, comunque, penso che non potremo mai fare a meno.