Per quanto nel nostro logo ci sia scritto Metal.it, non abbiamo mai voltato le spalle a proposte musicali un po’ borderline - soprattutto se di valore - come si è appunto rivelata quella dei MaterDea, qui rappresentati dal chitarrista Marco Strega.
Guardare ai MaterDea mi fa pensare a qualcosa che va oltre al solo aspetto musicale, o sbaglio?
In effetti per quanto mi riguarda MaterDea è la giusta coesistenza delle mie due priorità vitali: la musica e la spiritualità. Insomma abbiamo trovato un modo efficace di parlare di un antico culto tramite la cosa che amiamo più fare: comporre e suonare.
Come è nata l’idea dei MaterDea e come si è sviluppata dai primi passi ad oggi?
Avevo già lavorato con Simon nel 1990, in uno studio di registrazione torinese, in occasione della produzione di alcune mie composizioni. Lei era ed è un nome di tutto rispetto per quanto riguarda il turnismo in studio, quindi l’ho ricontattata nel 2008 per la produzione di spot televisivi in lingua portoghese e poi successivamente nel 2009 affinché mi aiutasse nelle parti vocali per una colonna sonora di un cortometraggio. Proprio per quell’occasione avevamo composto insieme il brano “Mater Dea” e ci è talmente piaciuto il risultato che abbiamo deciso di continuare la nostra collaborazione al di fuori della produzione cinematografica, cominciando a scrivere i primi brani di “Below the Mists, Above the Brambles”.
“Satyricon” è il vostro secondo album, quale è stata la vostra evoluzione dopo “Below the Mists, Above the Brambles”?
A dire la verità inizialmente in “B.t.M.A.t.B.” avevo quasi rinunciato al suono che in generale piace a me, ovvero quello 70/80 delle produzioni rock britanniche e americane, immergendomi completamente nello studio di arrangiamenti più acustici e consoni alla fattura artistica di Simon. Le ambientazioni iniziali erano molto leggere e di sapore e contenuti puramente celtici, ma arrivati al terzo brano ho proposto a Simon di arricchire l’arrangiamento con un suono di chitarra un po’ più consistente.Da quel momento la cosa ha preso il volo e lo stile dei brani ha decisamente virato su contaminazioniheavy/rock con grande sorpresa per tutti, vista la riuscita coesione tra l’impalpabile leggerezza delle voci e degli strumenti acustici e lo zoccolo duro della band, ossia basso, chitarra e batteria. E poi alla fine sai anche tu come va a finire… il richiamo della foresta è troppo forte per noi vecchi dal cuore metallico: la manopola del drive passa da 5 a 10 come ridere ed ecco quindi l’evoluzione musicale di MaterDea spalmata in tre anni e due album… Orientativamente oggi tendiamo a liberare il mio istinto compositivo sulle cose forti e ben ritmate, conservando la naturalezza e la sinuosa melodicità degli interventi compositivi di Simon sia in fase lirica che nella stesura delle linee vocali. Comunque molto del suono di MaterDea è dato dalla scelta degli arrangiamenti acustici ed elettronici finali che comincio solo quando Simon ha terminato tutte le sue strutture definitive.
Come mai avete deciso di inserire nel disco un riarrangiamento del brano di Branduardi "Il Signore di Baux"?
Perché di comune accordo abbiamo deciso di proporre un ri-arrangiamento di una cover su ogni album. Su “B.t.M.A.t.B.” è toccato a “The Mummer’s Dance” della Mc.Kennit, su “Satyricon” un riadattamento in lingua inglese de “Il Signore di Baux” di Branduardi e il risultato ci è sembrato molto affine a ciò che proponiamo, specie in sede live.
Come si sviluppa invece un vostro brano? E' più difficile dare il via al songwriting o svilupparlo poi tutti assieme?
Adoro cominciare un nuovo lavoro, quando il bancone del mio studio è immacolato e privo di residui di nottate trascorse a scrivere e registrare, su di esso nemmeno un bicchiere dal fondo di vitigno e nessun posacenere stracolmo implorante pietà. Solitamente tutto parte da un riff di chitarra. Amo a dismisura i riff di chitarra e credo che persone come Malcolm Young e Tony Iommi abbiano composto dei veri capolavori in questi decenni. Sono sempre stato dell’idea che non ci sia assolo che possa competere contro un riff così geniale come l’inizio di Back in Black o di The MobRules. Quindi imbraccio la chitarra ed inizio a suonare qualsiasi cosa mi passi per le mani fino a che non salta fuori uno spunto interessante sul quale cominciare a lavorare. Mi piace scomporre i tempi, facendo in modo che il riff sia staccato dalla parte ritmica e dal giro di basso, senza contare che a mio parere un buon suono fa già gran parte del pezzo. Fondamentalmente prediligo partire dal blocco importante della canzone, il ritornello o il bridge che lo fa arrivare, confidando molto poi sulla capacità di Simon di frantumare ogni spunto melodico mi sia venuto in mente per la parte vocale. Credo che lei abbia una capacità innata di risolvere melodicamente ogni incastro armonico che magari non mi convince. Dopodiché comincio a strutturare la parte di batteria; a volte anche solo un fill o un controtempo offrono ottimi spunti compositivi. Quindi aggiungo la linea armonica di basso provvisoria, anche solo la struttura tonica come conferma di aver fatto un buon lavoro ritmico con le chitarre. Successivamente scrivo le parti dei tema fondamentali del brano (ad esempio l’inizio di Satyricon o di The Green Man) e le spedisco ad Elisabetta e a Elena che più avanti mi raggiungeranno nel mio studio per registrare “live” i loro strumenti. Da qui in poi è tutto nelle mani di Simon che dopo aver registrato una linea guida della parte vocale comincerà ad affrontare le tematiche del brano ed il testo. Dal momento che il brano ha la sua struttura definitiva e che i musicisti hanno registrato le loro parti, concludo l’arrangiamento per dedicarmi completamente alla registrazione delle voci definitive di Simon.
Hai voglia di entrare un po' tra le trame del nuovo disco e spiegarci come è nato... cosa ci racconta ... e quali sono le vostre aspettative?
Fondamentalmente “Satyricon” come il suo predecessore è un album di concezione pagana, indipendentemente dall’etichetta sonora che gli si voglia attribuire. Questo fa sì che i fruitori della nostra musica siano piuttosto variegati: paradossalmente piacciamo sia a chi digerisce poco il rock pesante e allo stesso tempo a quelli che solitamente pogano con gli Heidevolk, questo credo sia da attribuire alle tematiche che siamo soliti affrontare all’interno dei testi. Ci aspettiamo di raggiungere il più gran numero di persone possibili che capiscano attraverso le nostre note e le nostre parole che MaterDea non è solo una band di musica rock, ma un viaggio appassionante - a volte delicato, a volte forte e struggente - la cui meta è sempre e solo una: l’incontro con una forza primordiale che gli antichi chiamavano Grande Madre.
"Satyricon" ha fatto capolino su diverse riviste e webzine, come è stato confrontarsi con la scena Hard & Metal E quali sono stati i riscontri?
E' stata una sfida con noi stessi, nel senso che eravamo consapevoli del fatto che il più delle volte album come il nostro, probabilmente di più difficile interpretazione e collocazione rispetto ad altri, non capitano tra le fauci di chi mastica di spiritualità e lirismo. Mi spiego meglio: credo sia più facile recensire un brano come “Vodka” dei Korpiklaani – più diretto ed immediato – piuttosto che la nostra “Benandantes, Malandantes”, questo per il fatto che la maggior parte dei recensori, data anche la mole di lavoro che sono costretti ad affrontare, predilige il brano goliardico ed accattivante piuttosto che addentrarsi nei meandri bucolici e mistici dei nostri testi. Ad ogni modo siamo più che soddisfatti del risultato, tant'è che in Italia non siamo scesi sotto il 7,5 di votazione, con punte di 8/8,5, mentre all'estero in particolare in California e Scozia siamo arrivati a 10 su 10.
Anche dal vivo avete diviso il palco con gruppi diversi da voi (ma anche tra loro...) come Korpiklaani, Heidevolk o Folkstone, vi siete trovati a vostro agio?
Assolutamente sì. Generalmente l'arroganza e la presunzione sono un prerogativa tutta italiana. Korpiklaani, Heidevolk e Folkstone (con questi ultimi abbiamo condiviso il palco un paio di volte) sono stati disponibilissimi e molto affabili. In particolare ci tengo ad evidenziare la professionalità del gruppo lombardo, poiché mi è capitato raramente di trovarmi di fronte ad uno spettacolo curato nel minimo dettaglio ed una capacità di tenere il palco che non ha nulla da invidiare ai nostri colleghi stranieri.
Tra di voi chi ha nel proprio background un bagaglio Heavy Metal? E chi ancora oggi non sa nemmeno di cosa sto parlando eheh?
Sicuramente io, Morgan (bassista) e Elena (tastierista). Io sono nato musicalmente negli anni 80 ed ho formato il mio carattere di chitarrista suonando dietro ai dischi dei Sabbath, dei Saxon e più avanti degli Anthrax e dei Mercyful Fate. Morgan ha anche lui il suo passato heavy e so che predilige il rock più classico alla Maiden e alla Van Halen. Elena essendo la più giovane della band ha affinato il suo gusto musicale sui brani dei Nightwish e su tutto ciò che è symphonicmetal ed essendo una virtuosa dei tasti bianchi e neri questo è comprensibile. Elisabetta arriva dalla musica gitana e klezmer e forse questo è proprio il tocco in più che fa dei brani di MaterDea qualcosa di veramente originale. Simon è una cantante raffinata che ha deciso di punto in bianco di mettersi alla prova, accettando la sfida che le ho lanciato tre anni fa in maniera molto coraggiosa se pensi che proviene da un mondo totalmente diverso dal nostro come la musica d'autore brasiliana. Le sono molto grato per questa scelta; ha dimostrato di aver talento da vendere e che un artista per considerarsi tale deve sapere osare ed affrontare situazioni che inizialmente possono non sembrargli congeniali. In più possiede una dote che è assai rara in questo ambiente: l'umiltà e la disponibilità, nonché una grandissima dose di altruismo.
Non credo di sbagliare nel riconoscere a Marco dei trascorsi piuttosto variegati... dalle Trombe di Falloppio ai MaterDea potrebbero starci almeno un paio di universi paralleli...
Non sbagli. E i 19 anni trascorsi con le Trombe di Falloppio mi hanno fatto crescere come musicista, mi hanno fatto conoscere il palco e questa meravigliosa professione. La cosa che accomuna le due situazioni sono i leaders: Falloppio e Simon sono i migliori soci con cui io abbia mai lavorato finora, sono le uniche persone delle quali mi fido ciecamente a livello professionale perché so che agirebbero all'interno della band nello stesso identico modo in cui mi proporrei io. Hanno entrambi una maturità musicale tale che non c'è mai stato bisogno di discutere sulla stesura di un brano o di un arrangiamento, ci siamo sempre capiti al volo e senza la necessità di sprecare parole. Sono entrambi due artisti eccezionali e per uno come me che di mestiere fa il compositore prima del chitarrista, avere la possibilità di lavorare con persone così è il massimo che si possa desiderare.
Non sembra comunque meno importante l'aspetto visivo del gruppo.
Certo. La musica è spettacolo e anche l'occhio vuole la sua parte. Mi inimicherò qualcuno dicendo che puoi essere inverosimilmente bravo sullo strumento, ma se sul palco sei vestito come un ragioniere secondo me passi inosservato. L'anno scorso ad Amburgo sono rimasto folgorato dai CorvusCorax che oltre ad essere molto originali a livello musicale hanno un look che è folgorante. Personalmente credo che una band debba occuparsi anche di questo per essere completa artisticamente. Non so se ti è capitato di vedere i Coppelius, sono una band tedesca che ha fuso il metal con gli strumenti della tradizione classica come i clarini e il contrabbasso ad arco. Ebbene, loro sono magnifici sia da ascoltare che da vedere, sembrano saltati fuori da un film di Tim Burton.
Quali saranno i vostri prossimi impegni?
Intanto abbiamo cominciato le stesure dei brani del nuovo album che presumibilmente sarà in uscita alla fine del 2013, Maya permettendo. Attualmente siamo in giro con il “Satyricon Tour” che in primavera ci vedrà presenti Brescia il 14 aprile, a Friburgo in Svizzera il 27, a Biella il 4 maggio, ancora a Brescia il 5, a Biella di nuovo il 12, ad Asti il 18, a Torino il 25. Per tutti gli altri appuntamenti estivi invitiamo tutti gli amici di Metal.it a seguirci sul nostro sito www.materdea.com.
Infine, non mi resta che consegnarvi questo spazio finale... fatene buon uso!
A nome di tutti i MaterDea ringrazio te Sergio per averci ospitato su queste pagine e un ringraziamento particolare va a tutta la redazione di Metal.it per il supporto che continuate a dare al metal italiano, invitando i vostri lettori a continuare a seguirci e a venirci a trovare on stage.