Maturità, duttilità e credibilità espressive, unite a notevoli dotazioni tecniche e a una coscienza di sé per certi versi sorprendente, trattandosi di una band “emergente” (e italiana!), sono le caratteristiche che rendono i Golden Sextion un importante “competitor” in quell’ambito discografico che ha per “benchmark” il prodotto di autorevoli “marchi” come Alter Bridge, Nickleback, Black Stone Cherry, Shinedown e Theory of a Deadman. La sfida non è ovviamente agevole, ma la determinazione è sicuramente quella giusta, così come conforta enormemente la volontà del gruppo modenese nel tentare di offrire “un’alternativa” peculiare all’attuale offerta dell’hard rock moderno, senza allinearsi supinamente alle peculiarità sicuramente vincenti (cfr. le pur “circoscritte” classifiche di vendita e di consenso specializzate) eppure ormai piuttosto logore tipiche del settore.
La speranza è, dunque, che intelligenza e origine geografica non rappresentino un ostacolo all’affermazione di una band che il suo bassista Fausto ‘Faust’ Giovannini ci aiuta a conoscere un po’ meglio …
Ciao Faust, grazie per il tempo che ci dedichi, benvenuto sulle pagine “virtuali” di Metal.it e complimenti per il vostro ottimo “The Silicon Age”. Direi d’iniziare proprio dal titolo del disco … cos’è, per voi, questa Era del Silicio?
Ciao Marco, grazie a te dei complimenti e dell'opportunità! L'era del silicio è la nostra visione del momento storico in cui viviamo, un paragone con le età dei metalli della preistoria: come bronzo, ferro e rame hanno cambiato la vita dell'uomo in passato, ora è il silicio in tutte le sue forme a modificare la nostra visione del mondo, non necessariamente in modo positivo.
Proseguiamo con una “necessaria” scheda di presentazione dei Golden Sextion … chi sono, “come mai” sono, da dove arrivano e dove vogliono andare?
La band è nata per mano mia e di Loose, il nostro
guitar-hero, quasi 5 anni fa. A Modena, da dove proveniamo, la scena Metal proponeva e propone molte band interessanti, ma non esistevano complessi rock in grado di andare oltre i Guns n' Roses e i Deep Purple: con un filo di presunzione, abbiamo iniziato a lavorare per colmare questo vuoto, e con l'ingresso in formazione di due musicisti come Jean alla batteria e Fabian alla voce, abbiamo capito che il nostro obiettivo non era poi così irrealizzabile. Oggi, con l'aiuto dei ragazzi della Logic(il)Logic abbiamo deciso di alzare l'asticella, proponendoci ad un pubblico più ampio con il disco che hai sotto mano.
Trattare delle vs. influenze musicali è un altro modo per “conoscervi” meglio … quali sono i vostri modelli “storici”?
Guarda, la lista completa sarebbe decisamente lunga: ognuno di noi ascolta diversi generi e porta la sua firma negli arrangiamenti della band, quindi per non occupare pagine su pagine diciamo che cerchiamo di inserire più influenze possibili in una matrice Hard Rock, vicina ai lavori degli anni '90 di band come Extreme, Metallica, Skid Row e Motley Crue.
In sede di recensione vi ho definiti “una credibile reazione italiana allo strapotere del continente nord-americano in fatto di “hard rock moderno”, così ben rappresentato da Alter Bridge, Nickleback, Black Stone Cherry e Shinedown” (un’autocitazione, che bello!). Vi riconoscete in tale definizione? V’infastidiscono o vi lusingano tali paragoni?
Hai citato i nomi di band validissime, e questo ci lusinga molto: ci sta bene rientrare in questo movimento, ma non ci riteniamo una risposta a nessuno. Sarà ambizioso, ma il nostro obiettivo è diventare il più possibile personali e riconoscibili, e se questo ci porterà a dissociarci da un filone predefinito, ben venga.
A parte le piccole iperboli utilizzate nelle recensioni, credo davvero che abbiate grosse possibilità d’affermazione su ampia scala … tra tutti gli ottimi episodi contenuti nell’albo, penso ad un pezzo splendidamente radiofonico come “White wall” o alle interessantissime sfumature gotico-elettroniche della title-track e di “From high” o ancora all’eccellente “Portrait” … ti va di raccontarci qualcosa di questi brani? Li ritenete rappresentativi della vs. attitudine o avreste fatto scelte diverse per indicare “l’essenza” della band?
La tua approvazione ci fa molto piacere, e ci trovi d'accordo: i pezzi che hai citato sono quelli che, più di tutti, ci hanno trovato d'accordo in fase di stesura. "White Wall" è sicuramente il nostro pezzo più maturo, mentre "Portrait" è il più immediato, il più "classico" per il nostro genere; nella title track e in "From High", invece, traspare il nostro lato più sperimentale, e anche se sono pezzi meno immediati dei precedenti, pensiamo siano proprio questi i più rappresentativi della nostra sostanza attuale.
Come nasce un pezzo dei Golden Sextion? Vi affidate a intuizioni individuali o a jam collettive? Cosa v’ispira maggiormente nella fase di composizione musicale? Quali sono gli obiettivi e le priorità che vi prefiggete nella stesura di una canzone che risulti poi soddisfacente?
I pezzi di questo album sono nati tutti da ispirazioni individuali, mie o di Loose: nata una bozza, con l'aiuto di Jean ne perfezioniamo struttura e arrangiamenti, dopodiché Fabian e Loose sviluppano la linea vocale. In ogni pezzo cerchiamo di creare arrangiamenti pesanti ma orecchiabili, strutture poco convenzionali e melodie vocali di facile presa, cercando di evitare sgradevoli "déjà entendu" e rimandi troppo evidenti ad altre band.
Ho apprezzato particolarmente altresì l’intelligenza e la cura dei vs. testi … vorrei che esponessi ai nostri lettori i temi che avete voluto trattare nel disco e il perché di tali scelte …
Grazie di nuovo, una delle nostre prerogative è che la lettura dei testi sia interessante quanto l'ascolto delle musiche. Per farlo, abbiamo trattato temi senza tempo e senza bandiera, che pensiamo possano far riflettere chiunque: dal fanatismo religioso all'eutanasia, dall'esibizionismo ai sensi di colpa, fino alla pornografia. Alcuni pezzi raccontano la storia di personaggi, veri o immaginari, altri le nostre riflessioni personali: per i dettagli, potete consultare il booklet dell'album!
Anche l’artwork del cd è particolare e curato … quale tipo di “messaggio” volevate comunicare attraverso l’immagine di questa sorta di “chirurgo androide”?
L'artwork del CD è stato creato da Davide Mezzacqui, un nostro caro amico: è una rappresentazione grafica del titolo dell'album, dove abbiamo richiamato la superficialità da cui siamo sempre più ossessionati tramite il riferimento alla chirurgia estetica, e lo sviluppo senza freni dell'elettronica degli ultimi decenni, che porta tanti lati positivi quanto negativi, sostituendo un chirurgo in carne ed ossa con un automa.
Affrontiamo ora la questione live … quali sono i prossimi appuntamenti da questo punto di vista? Siete soddisfatti delle occasioni che vi vengono offerte sotto questo profilo o rilevate una certa difficoltà nell’esibirvi nelle migliori condizioni?
Al momento stiamo cercando una Booking Agency adatta a noi, per portare i nostri pezzi su palchi sempre più lontani, e nel frattempo stiamo pianificando le prime date di supporto all'album nei locali più interessanti della nostra zona. Finora abbiamo incontrato spesso organizzatori disponibilissimi, che supportano band emergenti come noi e offrono un trattamento da vere rockstar, a cui va tutta la nostra stima, ma purtroppo non va sempre così: a volte i mezzi non sono quelli adatti ad allestire uno spettacolo degno di questo nome, ma noi facciamo del nostro meglio in ogni caso. L'importante è il rispetto reciproco, tra artisti e gestori.
Avete già un’idea della direzione che intraprenderete dopo questo album?
Non abbiamo un'idea prefissata, ma posso dirti che continueremo su questa strada, per maturare sempre di più come artisti e come band: ci piacerebbe riuscire a creare il nostro marchio di fabbrica, uno stile riconoscibile al primo ascolto come solo i grandi sono riusciti a fare!
L’Italia ha band di talento e competitive, eppure sono pochi i gruppi (e vi auguro di cuore di essere uno di questi …) in grado di emergere definitivamente a livello internazionale … quali sono a vs. avviso gli aspetti più deficitari del nostro “sistema”, dove si dovrebbe intervenire per migliorare la situazione? Insomma, dove stanno le “colpe” principali?
A dir la verità, non pensiamo sia un problema esclusivamente del Bel Paese: ci sono band emergenti più che valide anche nel resto del mondo, nelle stesse condizioni. Al giorno d'oggi è più semplice pubblicare un disco, ma il rovescio della medaglia è proprio la situazione che hai descritto tu. Purtroppo, essere nel luogo giusto al momento giusto resta l'unica garanzia: noi non abbiamo nessuna di queste fortune, ma siamo sicuri dei nostri mezzi e sicuramente non ci diamo facilmente per vinti.
In dirittura d’arrivo di quest’intervista, vorrei chiederti: qual è la vs. valutazione su un business discografico in piena fase di “stagflazione”, fatto di miriadi d’uscite, continue reunion “eccellenti” e profusione di ristampe, e dove la diffusione della musica digitale ha in parte contribuito alla diffusa superficialità dei musicofili (anch’essi sempre più rari, peraltro)?
Il business discografico, come il resto dell'economia, è affetto dalla superficialità e dalla frenesia di questo periodo: è normale e umano cercare di guadagnare il più possibile da ogni situazione, e la sicurezza che i vecchi nomi offrono all'industria discografica, per ora, sembra l'unico appiglio. Il mio punto di vista a riguardo è semplice: il prefisso "RE" non porta praticamente mai nulla di buono; come dice il proverbio, Paganini non ripete.
Per quanto riguarda la diffusione digitale, invece, mi trovi favorevole, soprattutto al suo "lato oscuro": nell'ultimo decennio, grazie ad internet, ho scoperto e supportato decine di gruppi validissimi, ma ne ho lasciati perdere altrettanti se non di più. Se un album non lascia nulla all'ascoltatore viene cestinato, indipendentemente da come è stato ottenuto: è fisiologico.
Ora siamo davvero alla fine … nel rinnovare i ringraziamenti, i complimenti per il vs. lavoro e nell’augurarvi un caloroso “in bocca al lupo”, non ci rimane che concludere con il tradizionale messaggio della band intervistata al “popolo” di Metal.it …
Grazie a te per la chiacchierata Marco, e grazie a tutti i visitatori di Metal.it che leggeranno queste parole e daranno una chance al nostro album, "The Silicon Age". Speriamo di vederci on the road!