Come avete potuto notare nei giorni precedenti, Valkus Valkiria è tornato sulle scene nel migliore dei modi con Here the Day Comes noi di Metal.it non potevamo non cogliere l'occasione per intervistare l'ideatore di uno dei progetti attualmente più interessanti di casa nostra.
Ciao Valkus, innanzitutto benvenuto sulle pagine di Metal.it. Ti va di raccontarci come è nato il progetto Valkiria?
Ciao e grazie a voi è un piacere. Era il 1996 e all’epoca suonavo con gli
Obscure Devotion, tuttavia in questa band non riuscivo ad esprimermi a pieno così ho deciso di mettermi in proprio fondando
Valkiria, era evidente che reduce da quella esperienza ero abbastanza stanco dei compromessi e dei limiti che ti impone una band, quindi sono andato avanti come unico membro per un sacco di tempo servendomi dell’aiuto di session.
Valkiria nasce come one-man-band, e dopo la collaborazione con Mancan e tornata a esserlo; pensi sia il caso di stabilire delle nuove collaborazioni stabili?
Si con l’entrata di Mancan, ho cominciato a pensare a Valkiria più come una band, ecco perché quando è andato via ho subito cercato altri membri stabili e per fortuna è subentrato Mike che ha avuto un ruolo fondamentale in questo ultimo periodo. La dimostrazione che l’unione fa la forza, ma se non trovi le persone giuste come è capitato a me per tanto tempo, beh allora è meglio andare avanti da soli.
Una strada intrapresa nel 1996 che ancor oggi riesce a ottenere ottimi risultati. Qual è il segreto di questi successi?
Come dicevo, la determinazione, l’idea di dover far musica a prescindere da tutto e tutti, qualcosa che debba soddisfare innanzitutto me stesso. Se avessi badato all’opinione della gente o mi fossi fermato dinnanzi ai tanti ostacoli che si sono frapposti nel cammino, non sarei qui a parlare del nuovo disco.
Come si è evoluto il sound di Valkiria?
Siamo diventati più “sensibili”, percepiamo più emozioni e tendiamo a trasfonderle in musica, empiricamente il tutto si è tradotto con un forte rallentamento dei tempi di batteria e la ricerca sempre più massiccia di armonizzazioni, non inseriamo meno di quattro chitarre e ognuna deve suonare una nota differente, sembrerà semplice la mia musica, ma se la si analizzasse più attentamente si scoprirebbe quanto lavoro c’è dietro.
E a cosa è dovuto il passaggio dal black metal al gothic doom odierno?
Non abbiamo certo ragionato su questo è semplicemente accaduto. Sin dalle origini siamo stati catalogati come band Black Metal, ma già all’epoca questa definizione non era perfettamente calzante. Già nel primo demo c’erano i germi di quello che è il nostro stile attuale. In ogni caso non mi va di ripetere lo stesso album in serie, esplorare territori nuovi è una sfida che mi porta a fare sempre nuova musica.
Cosa è rimasto di "Blood on Blood" e "Of Dreams and Pain"?
Sono due pilastri per noi. Non vorrei essere di parte, ma credo che siano dischi ampiamente sottostimati, ma in fondo era così che dovevano andare le cose. Con
“Here the day comes” comunque, abbiamo ulteriormente affinato il nostro stile e adesso tutto inizia a girare nel verso giusto, la dimostrazione che avere tenacia in ciò in cui si crede alla fine paga sempre.
Giuseppe Orlando, altro nome di prestigio del metal italiano. Come è nata questa collaborazione?
Sin da quando ho sentito i
Novembre la prima volta fui fortemente impressionato dal suo stile. Mike lo conosceva da parecchio tempo e quando sono venuto a saperlo subito gli ho proposto di contattarlo, dopo una breve telefonata potevamo dire di avere ingaggiato uno dei migliori batteristi per il genere che proponiamo.
Parliamo del nuovo album, quali sono state le ispirazioni e le idee che ti hanno stimolato?
Quando ho iniziato a metter giù i primi riff, avevo una vaga idea del concept. Alla fine ciò che più finisce per influenzarmi sono le mie paure, i tanti interrogativi che non avranno mai risposta. Andando avanti con l’età percepisci sempre di più il fluire del tempo e quest’altra dimensione finisce per affiancarsi prepotentemente a quella spaziale, ma gli esseri umani tendono a ritenere il tempo incomprensibile perché è infinito e come ogni cosa che possa definirsi tale è inconcepibile per le nostre menti. Per questo ho “umanizzato” il concetto di tempo riducendolo ad un unico giorno, un’unità di misura decisamente alla portata dei nostri limiti.
In poche parole Here the Day Comes è…
L’idea che non c’è giorno più breve, di un’intera vita vissuta cercando di essere ogni giorno migliori.
Hai già pianificato dei concerti per la promozione di Here the Day Comes?
Stiamo lavorando su questo, abbiamo finalmente una situazione più stabile che ci consente di poterci muovere in tal senso e quindi inizieremo al più presto un mini tour di rodaggio.
Forse è ancora presto ma sono sicuro che hai già in mente qualcosa per il futuro!
A quanto pare non riesco a nascondere niente, la gente sembra sbirciare nel mio studio e quasi già sente le incipienti melodie del prossimo disco…
Grazie Valkus, lascio a te lo spazio per i saluti!
Grazie a te Salvatore e a tutto lo staff di Metal.it. Speriamo di poter essere in giro al più presto!
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