Dopo aver avuto la fortuna di imbattermi in "Season I The Age of Ignorance", il primo capitolo di "The Mystic Technocracy" mi ritrovo a intervistare Douglas R. Docker, mastermind del progetto Docker's Guild. Ecco cosa sono riuscito a farmi raccontare!
Ciao Douglas, è un piacere ospitarti tre le pagine di Metal.it. Partiamo dalle presentazioni? Chi è Douglas R. Docker?
Ciao! Grazie voi per questa intervista. Beh, sono un musicista franco-americano, cresciuto in Italia dove ho fatto gran parte dei miei studi e dove oggi vivo e lavoro dopo un bel po’ di anni passati all’estero.
Cosa c’è nel tuo passato musicale?
Di tutto! Ho tendenza ad annoiarmi facilmente e ho sempre bisogno di stimoli nuovi. Sono stato pianista classico, tastierista rock, soprattutto con i Biloxi a Los Angeles, e in Italia per i Disco Inferno che ho fondato molti anni fa. Sono anche ricercatore, etnomusicologo specializzato in musica rituale thailandese e nella venerazione di divinità e demoni brahmanici da parte dei musicisti thailandesi. Roba molto metal!
Docker’s Guild parte nel migliore dei modi, come nasce l’idea di un progetto di questa portata? E il cast? Come si mette su una squadra come la tua?
Il progetto è nato nel 1990-1991, quasi tutte le canzoni del primo album sono state scritte in quel periodo, così come la storia e i testi. Vengo spesso paragonato a Lucassen (Ayreon), ma io non sapevo nemmeno chi fosse fino a due anni fa quando un amico mi fece notare delle somiglianze. E’ un grandissimo artista, ma non ha avuto alcuna influenza sul progetto. Per la squadra, all’inizio volevo registrarlo come un vero gruppo con diversi miei amici musicisti. Non ci hanno creduto, ho quindi deciso di fare le cose per bene e ho convinto tutti gli special guests con la forza dei demo di preproduzione che pare abbiano impressionato tutti tanto da accettare. Sono stato molto fortunato e mi sento onorato di averli a bordo di questa avventura, e anche un po’ intimidito!
Concept nel concept: il primo atto è anche un investimento, o la va o la spacca, giusto?
Certo, nel primo album ci ho messo tutto, tempo, soldi, sacrifici famigliari. Ma non credo nella filosofia “questa è l’ultima chance”. Quando ho affrontato progetti passati con questa mentalità, il finale è sempre stato disastroso. Questa volta ho deciso di godermi il viaggio un passo alla volta, e ho intenzione di continuare comunque vada. Per la prima volta nella mia vita ho realizzato un progetto non per “farcela” ma per me stesso. Mi sembra che stia funzionando!
In un certo senso ti sei anche messo nei guai: sai che adesso hai una grossa responsabilità dopo l’ottimo esordio, vero?
Già! Tuttavia, in un certo senso non è un salto nel buio, la versione originale del progetto doveva essere un album unico, che si è poi espanso in cinque. “Season 1” è quello che in origine era il lato A. Quindi una buona parte del materiale (il lato B) è già scritta. Direi che “Season 2” è musicalmente scritta al 70%, mancano solo i testi. Certo, le aspettative saranno molto più alte e quindi il rischio di non piacere è molto più elevato. Il secondo album è sempre la prova del nove per un gruppo.
Vuoi introdurci brevemente il plot di “The Mystic Technocracy”?
Il tutto nasce da un’osservazione molto semplice: perché ci si massacra da 4000 per un Dio che nessuno ha mai visto? E soprattutto nel nome di tre religioni che in teoria sono fondate sulla compassione e l’amore. Tutto il progetto gira su questo tema. Ho poi inserito questa premessa in un contesto di fantascienza, una mia grande passione. Nella “Season 1” osserviamo l’arrivo del Tecnocrate (l’alieno responsabile della distruzione della vita e dell’iniezione delle religioni sulla terra), per poi passare attraverso vaste ere geologiche, fino ai nostri giorni. La prima parte dell’album è quindi molto espositiva, mentre nella seconda parte, più di azione, iniziano gli intrecci che proseguiranno nelle prossime stagioni. Aggiungo che nessuno ha notato che l’album è strutturato come una serie TV, con vari episodi e stagioni. Il tutto in uno stile da Espressionismo tedesco anni ‘20. E’ tutto molto particolare.
Da dove parte e dove si ferma il primo capitolo? Perché si parla di “Ignorance”?
L’intro (A Matter of Energy) è un mistero che potrò rivelare solo alla fine di “Season 5”. Non posso dire altro. Poi la storia inizia miliardi di anni fa con l’atterraggio del Tecnocrate sulla terra (The Mystic Technocracy). L’ultima canzone (Black Swans) finisce ai giorni nostri, sotto le fondamenta di Gerusalemme dove un gruppo di scienziati ritrova la base segreta del Tecnocrate, anche se lui non c’è più. Dov’é? Lo sapremo nelle stagioni future. Incontrano anche un’altra razza, i “Blue Diamonds”, dei quali sapremo di più in seguito.
L’ignoranza... è la causa di tutti i mali di questo mondo. Genera paura, rabbia, odio e sofferenza. Questo è il tema centrale di quest’album. E’ l’ignoranza che genera il fondamentalismo nelle religioni.
Una questione di energia, Darwin in lacrime, le speranze di miliardi di persone, nuovi vecchi miti che ritornano e per concludere anche civiltà aliene… come si incontrano questi elementi?
Che domanda difficile! Credo che il tono generale dell’album sia di speranze deluse, un senso del pathos alla Mozart, l’evidenza che le cose non possono che peggiorare, anche se dal finale si capisce che si mettono in moto dei meccanismi per cambiare le cose. C’è un forte senso del mitologico a livello cosmico, l’uomo visto come una formica schiacciata dal peso dell’universo che lo macina in un meccanismo inarrestabile.
E la morale è…?
La morale diventerà chiara solo con l’ultima stagione, e sorpenderà tutti credo. Per adesso posso dire che la morale provvisoria è che l’uomo è preso in cose troppo grandi per lui, ma allo stesso tempo è la causa di ogni suo guaio.
Ci sarebbe da montarci su un film, hai mai pensato a qualcosa di simile?
Infatti abbiamo appena realizzato “Darwin’s Tears”, un cortometraggio di nove minuti con la Silos Production, la stessa squadra che ha prodotto 011 dei Therion l’anno scorso. Hanno fatto un lavoro stupendo e il video dovrebbe essere pronto entro fine anno. Inoltre fin dall’inizio l’aspetto multimediale è stato ben presente nello sviluppo del progetto. Una cosa alla volta, ma ci potrebbero essere altre sorprese!
Quanto alla musica, quali sono le ispirazioni e le ambizioni del tuo progetto?Cosa caratterizza la tua opera?
Tre direzioni principali: l’AOR storico (Journey, Asia, Danger Danger, Giuffria su tutti), il prog (Yes, ELP, primi Dream Theater, Threshold) e influenze più ecclettiche (JM Jarre, Duran Duran, David Bowie e i Rockets). Ma mi rendo conto che quando scrivo, in qualche modo suona “Douglas”, è il modo strano che ho di intrecciare gli arrangiamenti e le strutture armoniche che sono un po’ particolari.
Docker ascolta Docker: se non fosse una tua creatura cosa diresti di “The Mystic Technocracy”? Puoi essere critico, vai tranquillo!
L’album è troppo lungo! Ma non ho potuto fare altrimenti, avrei dovuto riscrivere la storia e il 40% della musica. Francamente non ne valeva la pena, ma non sembra che stia dando fastidio a nessuno e meno male. Musicalmente, ho scritto quello che vorrei sentire là fuori ma che non esce, ne sono quindi abbastanza soddisfatto, anche se più ascolto più ci sono mille cose che vorrei cambiare, nel mix, negli arrangiamenti, nei suoni, nei testi... La cosa che però su tutto il resto mi turba di più è che la voce di Amanda sia un po’ troppo sommersa in Black Swans, è un peccato, e farò ammenda nelle prossime stagioni.
E cosa ci dici riguardo alla “Prog Technocracy”? In fondo siete “tecnici” anche voi…
Ahah! C’è molto prog in questo album. Tempi dispari, parti atonali, parti non triadiche, strutture e arrangiamenti complessi. Ma ho impacchettato il tutto sotto una patina AOR. Solo chi ha veramente voglia di cercare in profondità troverà pane per i suoi denti. Ci sono per esempio anche diverse citazioni di musica classica in vari pezzi. L’Ave Maria di Schubert per esempio è molto evidente in Purple Orb, ma chi mi sa dire da dove viene il finale di Black Swans? O la melodia di synth in The Gem of Love?
Qualche anticipazione sulle prossime stagioni? Ci saranno delle innovazioni musicali o continuerai a seguire la linea della Season I?
Ci sarà un’evoluzione ovviamente, e ogni album avrà un suo tono specifico diverso dagli altri, ma senza snaturare l’organicità del progetto, non avrebbe senso. E ora lo shock finale, il secondo album non sarà “Season 2”, ma dovrete aspettare per capire perché. Tutto avrà un suo senso man mano che il progetto si sviluppa. Un po’ di pazienza e nel frattempo godetevi questo!
Grazie per la disponibilità. A te lo spazio per salutare i nostri lettori!
Grazie e voi e a tutti i fans! E’ sempre con un piacere particolare che interagisco in italiano, adoro questo paese e do un’attenzione particolare ai fans italiani!