Dalla loro lussuosa tomba a cinque stelle, probabilmente scavata in una delle tante vigne delle Langhe, tornano dalle nostre parti i 5 Star Grave, nell'occasione rappresentatati da Thierry Bertone, uno dei due chitarristi del gruppo.
Beh... dopo essermi gustato "Corpse Breed Syndrome" vi aspettavo al varco e come avrete potuto notare nella mia recensione, ho trovato "Drugstore Hell" all'altezza del suo predecessore. A questo punto vi chiederei di raccontarci un po' come è nato e si è sviluppato negli anni che sono trascorsi tra i due album.
Thierry: E' stato decisamente facile realizzare "Drugstore Hell" per quanto riguarda la composizione dei brani, è stato un processo molto naturale e veloce, i pezzi quasi sembrava si scrivessero da soli, probabilmente perchè abbiamo trovato la nostra formula. Il nuovo album è sicuramente un'evoluzione rispetto al primo, sia a livello di produzione che di scrittura e arrangiamento pezzi. Per quanto riguarda la registrazione invece è stato un parto decisamente più lungo perchè ci siamo appoggiati a quattro studi differenti di cui uno in Svezia e abbiamo lavorato parecchio in sala prove, provando e riprovando i pezzi per arrivare in sala d'incisione già con le idee chiare sul risultato che volevamo ottenere.
Trovo sicuramente invidiabile la stabilità che avete confermato a livello di line-up, tutti amici o semplice pigrizia nel cercare alternative?
Thierry: Ahahah... In realtà amiamo scannarci a vicenda, il nostro equilibrio sta proprio nel non averne uno. Non sarebbe la stessa cosa senza discussioni o le peculiarità che ognuno di noi ha, in fondo è veramente divertente vedere come la stessa cosa può venire interpretata in modo diverso da ognuno di noi. Puntiamo tutti allo stesso risultato, ma a volte abbiamo modi diametralmente opposti di arrivarci. Sicuramente l'amicizia è molto importante, permette di affrontare i momenti più stressanti senza arrivare ai proverbiali punti critici in cui una rottura è inevitabile.
Ripensando al passato, quanto siete cambiati, come musicisti ma anche come persone, da quando vi chiamavate ancora Ground Zero?
Thierry: Dal primo disco a Drugstore abbiamo fatto un grande percorso di maturità sia musicale che individuale, abbiamo cercato di conoscerci meglio come musicisti e come "persone", dal punto di vista esecutivo siamo riusciti a prendere coscienza delle nostre peculiarità bilanciando meglio le diverse influenze che ci contraddistinguono. Ci piace essere sintetici e che la nostra musica abbia un'unità nella struttura dei brani, focalizzandoci su pochi riff incisivi senza perderci in fronzoli o virtuosismi che non ci appartengono. E sopratutto amiamo mischiare tutto ciò che ci viene in mente, dal punk all'industrial, dal thrash al metal anni 80 e così via...
E' stato poi difficile arrivare sino ai livelli attuali? Che obiettivi vi eravate prefissati allora e quali adesso?
Thierry: Abbiamo iniziato con l'unico scopo di divertirci tra amici, dopotutto il gruppo è un ottimo motivo per avere un appuntamento fisso e qualcosa da condividere assieme, poi ci siamo ritrovati a far le cose seriamente, ma continuando sempre a non prenderci troppo sul serio per non perdere la genuinità iniziale che spesso viene meno mano a mano che si entra più in profondità nel music business... Ora gli obiettivi sono soprattutto i live, siamo un band live e vogliamo portare la nostra musica ovunque ci venga concesso farlo.
Come siete invece arrivati alla Massacre Records? ... oppure è stata l'etichetta tedesca a notarvi?
Thierry: In fase di lavorazione di "Drugstore Hell" abbiamo preso contatti con varie etichette per sondare il terreno in merito al nuovo materiale, abbiamo ricevuto diverse proposte e quella di Massacre si è rivelata semplicemente la più interessante. Con l'autoproduzione purtroppo si può arrivare solo fino a un certo punto, da lì in avanti il supporto di un'etichetta seria è fondamentale per aprirti porte che prima ti erano precluse.
Questa collaborazione vi sta aprendo qualche strada all'estero?
Thierry: Sicuramente è un ottimo trampolino di lancio per accedere a un livello di notorietà superiore, purtroppo visti i tempi un contratto discografico non ti garantisce automaticamente un trattamento migliore, quindi devi lottare con i denti per ogni più piccolo spazio che ti possa garantire un minimo d'esposizione... E' una buona base da cui partire, ma la salita è appena iniziata.
Ad ogni modo, quali state sono le prime risposte da parte del "mercato"?
Thierry: Ottime, il disco è reperibile ovunque, sia a livello digitale che fisico e questo sicuramente aiuta a far circolare il nostro nome. E' troppo presto per avere dati di vendita visto che il disco è fuori da appena un paio di mesi, sicuramente per quello che ne sappiamo dai torrent lo hanno scaricato un sacco, ahahah!
... e più in generale dalla critica?
Thierry: Ottimi responsi anche su questo versante. Finalmente la gente si è accorta del fatto che non apparteniamo a nessun genere specifico e che amiamo mischiare le più disparate influenze nel nostro sound e questo ci fa senza dubbio piacere. Era abbastanza snervante venire etichettati come gruppo melodic death o cose del genere quando il cuore del nostro sound è sempre stato il rock'n'roll.
E qual è il giudizio che più vi ha fatto piacere e quello che avete ritenuto il più ingiusto?
Thierry: Sicuramente venire etichettati come extreme rock'n'roll... Anche modern crossover non mi dispiace come definizione. Quello più ingiusto? Mah, a volte capita che qualcuno dopo aver ascoltato un paio di brani in maniera distratta ci etichetti come un clone dei Dark Tranquillity o dei Children Of Bodom, giusto per fare due nomi a caso e la cosa ci fa abbastanza sorridere, ma si sa, il mondo è bello perchè è vario...
Vi va di spendere ancora due parole per l'artwork e sopratutto per ognuna delle canzoni che fanno parte di "Drugstore Hell"?
Thierry: L'artwork è stato realizzato da Alessandro, il nostro chitarrista, e rappresenta un chiaro omaggio alle cover dei dischi anni '80 con cui siamo cresciuti (Iron Maiden in primis), gli anni 80 sono un'influenza fondamentale per noi, sia a livello musicale che attitudinale e d'immagine ed è normale per noi riproporre in chiave moderna quello che amiamo di quel periodo.
Per quanto riguarda i brani diciamo che esistono 3 blocchi fondamentali del disco in cui sono divisi i pezzi: uno più industrial ("No Devil liveD oN", "Boy A", "Daddy"), uno più rock'n'roll ("Death Put A Smile On My Face", "Dead Girls Don't Say No", "Death Times Eleven", "Love Affair With The Beast") ed uno più classicamente metal ("Terminal Bedroom", "If", "When The Lights Go Out", "Lemmings"). I pezzi sono stati studiati e scritti per avere un'ottima resa live oltre ad una personalità propria ben definita, ovviamente c'è una storia dietro ad ognuno di loro, ma avremmo bisogno di almeno 11 interviste per parlartene nel dettaglio ahahah
Bene, ma come sono andate le cose in studio di registrazione, il risultato finale ha rispecchiato ciò che avevate in mente oppure avete dovuto rinunciare a qualcosa?
Thierry: Divertenti e stressanti allo stesso tempo. Il risultato ha decisamente superato le aspettative iniziali, volevamo a tutti i costi ottenere un suono "vero" e dal mood rock'n'roll senza rinunciare a potenza e dinamicità e la prima volta che ho sentito la versione finale di "Love Affair With The Beast" sono rimasto senza parole, questo è esattamente il sound che volevamo ottenere!
Avete in progetto di ristampare il vostro album d'esordio, oppure è ancora una mossa prematura?
Thierry: Decisamente prematura, se mai un giorno ci sarà la possibilità ci piacerebbe remixarlo e rimasterizzarlo a dovere, ma per il momento va benissimo così com'è.
Ma le guest vocals che, ad esempio troviamo su "Love Affair With the Beast" e "Daddy" sono quelle di Silvia Saint ed Anita Dark?
Thierry: Inizialmente l'idea era quella, solo che durante le registrazioni le due signorine in questione hanno fatto sparire tutti i microfoni dello studio non si sa bene dove e quindi abbiamo dovuto trovare una soluzione di ripiego...
Capisco.... probabilmente avevano altro cui pensare. Ci sono altri ospiti su "Drugstore Hell"?/question]
Thierry: L'unico ospite presente sul disco è Anna Petracca dei Last 40 Days che ha cantato sul ritornello di "Daddy" rendendolo ancora più melodico ed orecchiabile, creando un ottimo contrasto con l'atmosfera malata del testo.
[question]Pensate di trovare qualche altro testimonial per i 5 Star Grave?
Thierry: Non mi dispiacerebbe avere il Papa come testimonial...
Nel frattempo vi concedo lo spazio per uno spot autopromozionale ...
Thierry: Invito tutti i vostri lettori a fare un giro sul nostro sito www.5stargrave.com dove è possibile scaricare gratuitamente dei brani tratti da ogni nostra release, in modo da potersi fare un'idea concreta del nostro sound... Chissà, magari potremmo pure diventare il vostro nuovo gruppo preferito! Ahahah...
Non posso che ringraziarvi per la vostra disponibilità e mi sembra giusto lasciarvi la parola finale...
Thierry: Grazie a te e a tutti quelli che ci stanno supportando (e sopportando...) attivamente ed anche a quelli che non lo fanno affatto! Ahahah... Respect'n'Roll!