I Tragodia non falliscono l'appuntamento con il secondo album, certo, hanno lasciato passare qualche anno di troppo, ma si ripresentano profondamente rinnovati e sopratutto all'altezza delle aspettative. "Theomachy" è, infatti, un album di spessore e ricco di interessanti sfacettature, che affrontiamo con il batterista ed uno dei due chitarristi, rispettivamente Daniele Valseriati e Francesco Lupi.
"Theomachy" è sicuramente un momento importante per la vostra carriera, come vi siete avvicinati a questo album e con quali aspettative?
Daniele: Le aspettative, trascorsi alcuni anni dall’ultimo lavoro, erano tante. Finalmente la line-up, dopo anni di instabilità, era solida e i brani risultavano piacevoli all’ascolto. Siamo quindi entrati in studio di registrazione consci del fatto che il risultato poteva essere buono. Con la massima umiltà, e consci che tutto ciò non basta, riteniamo di aver prodotto un lavoro completo sotto ogni aspetto: musicale, lirico e di immagine. Il nostro obiettivo è promuovere il più possibile questo album e cercare di raccogliere sempre più consensi favorevoli onde, in futuro, poter suonare anche all’estero.
Francesco: Presentare la nostra proposta musicale sul maggior numero possibile di palchi, in Italia e all'estero, è per noi, oggi, una delle motivazioni più significative tra quelle che animano la band. Siamo ormai in una fase in cui il momento editoriale, nell'arco di attività che coinvolgono una band, funge da punto di partenza e quasi da 'giustificazione' di un'intensa attività live. Credo che la stessa composizione di 'Theomachy' abbia risentito di questa maggior attitudine live dei Tragodia, portando freschezza e dinamicità ai brani, davvero adatti ad una restituzione dal vivo.
Tra "The Promethean Legacy" e "Theomachy" non solo sono passati diversi anni, ma anche diversi ed importanti cambiamenti, come li avete affrontatati? Sono stati subiti o voluti?
Daniele: Purtroppo sono passati diversi anni anche a causa dei continui cambi di line-up che, se da un lato ci hanno rallentato sotto il profilo della composizione, dall’altro di hanno arricchito sotto quello musicale. Alcuni cambiamenti all’interno della band non sono stati voluti, sono capitati, ma crediamo che la band con questa line-up non possa chiedere di più e di meglio. L’unica cosa che è stata voluta, non già per problemi personali ma solo per questioni stilistiche, è che la band avesse una sola voce maschile. Ci siamo resi conto che la voce femminile non aveva più spazio all’interno dei nostri brani. Si conserva un meraviglioso rapporto personale in particolare con Tamara Basile.
Francesco: I Tragodia hanno attraversato fasi stilistiche anche assai differenti nel corso dei quindici anni e più di esistenza della band. Si è trattato a volte di una ricerca inquieta e poco incline ad appagarsi. Abbiamo tuttavia la certezza di aver finalmente raggiunto, in fatto di line-up, un assetto ottimale, in cui il contributo di ciascuno si armonizza al meglio con quello altrui, nella piena condivisione degli obiettivi e delle coordinate musicali da perseguire.
Se la vostra proposta musicale non corre il rischio di essere definita banale, non sembra certo da meno l'approccio lirico... che ne dite di affrontare entrambi questi aspetti scorrendo la tracklist dell'album?
Daniele: Quello che cerchiamo di fare in sede di composizione e di arrangiamento è di non lasciare nulla al caso. Gli aspetti ritmici e melodici vengono curati nel minimo dettaglio. Così dicasi in merito alle liriche…
Francesco: Ti ringrazio, Sergio, per l'osservazione; in effetti l'aspetto lirico è tutto fuorché un elemento di second'ordine per i Tragodia. Benché l'album non sia un concept (né mai lo sono state le nostre release passate), si può cogliere in filigrana una tonalità lirica che percorre omogenea tutte le composizioni. Quanto alla tracklist, 'The siege', è a nostro parere un'ottima scelta come opener dell'album; uno dei brani più epici e thrashy del nostro repertorio; ha per soggetto quello di una città antica assediata e risente, per così dire, di un'atmosfera quasi 'iliadica'. 'Tentacles' è un brano alquanto cupo, impreziosito da un tema d'archi e da un refrain apocalittici. Le liriche proiettano i Tragodia alla ricerca di quel 'senso del meraviglioso' tipico della science fiction di un tempo e rappresenta, sotto questo aspetto, una novità per la band. 'The eve of the end' è un brano che definirei 'epic rock', e che fa della vocalità il suo punto di forza; dal punto di vista lirico è liberamente ispirato alla poesia Ozymandias del grande poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley. 'The stones of Uruk', forse il mio brano preferito, è senz'altro il più complesso, sia in termini di arrangiamenti che di struttura; senza dubbio il pezzo più epico composto finora dalla band, affronta un tema caro al suo immaginario, quello della rovina e del declino effigiati nei resti, anche puramente materiali, delle antiche civiltà. 'Mother Wisdom, father War' è un brano molto diretto e quasi thrash, impreziosito da un chorus molto melodico ed evocativo: liricamente è incentrato sull'ineludibile e drammatica dialettica tra contrapposti aspetti dell'Uomo: quello guerresco da un lato, la volontà di raggiungere la saggezza e di imbrigliare il caos che domina l'esistenza dall'altro. 'Iceberg' è un brano molto groovy, sulla cui solidità ritmica si stagliano arrangiamenti di voce ed archi molto melodici. Liricamente è affine a 'Tentacles', ed è pervasa dal medesimo sense of wonder di cui dicevo. 'Once we were Titans' è un mid-tempo in cui fanno la loro comparsa le chitarre acustiche, a sottolineare il mood malinconico del brano, incentrato sul tema dell'inevitabile fine ed avvicendarsi di società e imperi umani nel corso delle epoche. 'The fields of yore', incentrata sull'immagine del tramonto dell'età dell'oro e del declino a ciò conseguente, è un brano diretto che fa dell'alternanza tra le vocals aggressive della strofa e quelle riccamente armonizzate del refrain uno dei suoi punti di forza, unitamente ad un maestoso interludio chitarristico. 'By the gates of oblivion', altro brano piuttosto diretto e dalle vocals evocative, si riconnette tematicamente al filone più 'science fiction-oriented' del disco, proiettandoci nello spazio profondo inteso come metafora della vastità e inconoscibilità dell'Io. L'ultimo brano, 'Barbarian pride', spicca per la complessità della sua struttura e per il fatto di alternare armonizzazioni 'maideniane' a parti più cupe e quasi thrash-death. Liricamente è invece una sorta di tributo alla letteratura e al cinema 'sword and sorcery', pur sempre nell'ottica decadente che anima il mondo lirico della band.
Generalmente come nasce una vostra canzone? Preferite un lavoro di squadra oppure ognuno fa per se e poi vi ritrovate per discutere delle idee?
Daniele: Generalmente una canzone nasce da un riff di chitarra o da una melodia vocale intorno ai quali viene sviluppata la struttura del brano e su cui ogni membro della band elabora i propri arrangiamenti e le proprie idee ritmiche e armoniche.
Francesco: Capita alle volte di stendere un brano pressoché integralmente in sala prove, almeno nelle sue linee generali. Il più delle volte, tuttavia, l'elaborazione degli aspetti melodici di un pezzo avviene prima di entrare in stanza. La cura notevole che riponiamo poi negli arrangiamenti, soprattutto dal punto di vista armonico, avviene con una bella dose di home-recording, così da trovare in tutta calma la soluzione migliore.
Dato che qua e la affiorano diverse influenze, non è certo semplice ingabbiarvi in un genere musicale. Quali sono le influenze che riconoscete nel vostro sound attuale?
Daniele: Le influenze musicali dei Tragodia sono per ogni membro le più disparate. Credo che i nostri brani siano abbastanza originali e non definibili in un genere, anche se certamente si possono riconoscere echi di band come Sentenced, Paradise lost...
Francesco: Trovo che 'Theomachy' sia un album di heavy metal con qualche venatura più cupa e una certa inclinazione per arrangiamenti dal respiro epico, aggiornata, anche dal punto di vista prettamente ritmico, ai tempi correnti. C'è chi, ad esempio, coglie nel guitar-riffing qualche influenza di metal moderno come i Nevermore; personalmente mi sento molto influenzato anche da certa scena doom-goth degli esordi, soprattutto inglese, tuttavia in un'ottica più marcatamente heavy metal.
Siete soddisfatti del lavoro svolto da Daniele Mandelli?
Daniele: Lavoriamo con Daniele da sempre e lo riteniamo uno dei migliori tecnici del suono italiani. E’ come se fosse il sesto membro dei Tragodia, conosce i nostri gusti musicali e lavora sempre sino ad ottenere le sonorità che vogliamo.
Francesco: Semplicemente al 1000%! Lo stesso dicasi dell'Elfo Studio di Piacenza, struttura che conosciamo ormai bene, come il proprietario Alberto Callegari, che approfitto per salutare al pari di tutto lo staff, in primis Daniele Mandelli, un fonico che si distingue per la cura certosina e instancabile che profonde in ogni sua produzione. Stando ai pareri finora raccolti attorno a 'Theomachy', un fatto che non ha mancato di impressionare positivamente è la qualità audio del lavoro. Daniele ha avuto un ruolo fondamentale in tutto ciò e saremo felici di poter collaborare nuovamente con lui.
Non vi siete fatti mancare nemmeno qualche ospite ed il mastering ai Finnvox Studios di Helsinki, sotto la supervisione di Mika Jussila...
Daniele: La collaborazione con i Finnvox in realtà è nata ancora al momento di 'The Promethean Legacy'. Le capacità di Mika Jussila sono indiscusse e rendono il lavoro “commerciabile” e all’altezza degli standard musicali oggi richiesti.
Francesco: Quanto, invece, agli ospiti, ci siamo avvalsi della collaborazione di un quartetto d'archi – il Matry Quartet –, che ha contribuito a dare profondità agli arrangiamenti più orchestrali; uno dei punti di forza del disco è invece la partecipazione di Philip Dennis Schunke, lead vocalist della band tedesca Van Canto, sul brano 'The eve of the end', ove duetta con Luca (Meloni, cantante), ciò che ha contribuito a rendere il brano accattivante e tra i più apprezzati del lotto. La performance di Philip è a mio parere semplicemente straordinaria ed è pari solo alla sua grandissima disponibilità e professionalità, per cui merita tutta la nostra gratitudine.
Avete però rinunciato, ed a mio modesto parere si tratta di una scelta azzeccata, al dualismo tra voce maschile e femminile, come mai?
Daniele: La band si è resa conto nella fase di composizione dei brani che non c’era più spazio per la voce femminile. Il prodotto era, a nostro avviso, perfetto con le sole linee vocali e con la sola vocalità di Luca.
Francesco: Con i Tragodia, pur rimanendo legati negli anni a coordinate musicali piuttosto riconoscibili, abbiamo sempre cercato di sperimentare soluzioni di volta in volta differenti; non si è mai trattato di un progetto musicale quiescente dal punto di vista stilistico. I cambi di formazione sono sempre stati una conseguenza del carattere per così dire 'inquieto' del percorso musicale seguito fin qui. Va sottolineato per altro che le capacità espressive e timbriche di Luca si prestano agevolmente ad atmosfere e soluzioni anche assai differenti, ciò che ne fa un cantante a mio parere molto versatile.
Anche la copertina del disco meriterebbe due parole, no?
Daniele: La copertina riproduce un quadro del simbolista belga Marcel Del Motte (1903-1984). E’ certamente una copertina di forte impatto emotivo che ben si coniuga con le atmosfere di declino evocate dalle liriche del disco.
Dopo aver approfondito questi aspetti dell'album, tornerei a parlare dei Tragodia... perché vi chiamate così... chi eravate agli inizi e chi siete ora?
Francesco: La band nasce nel 1996 come progetto doom-goth metal, con 'infiltrazioni' anche larvatamente death-black. Se i Tragodia hanno subito una innegabile evoluzione sonora, dal punto di vista lirico c'è sempre stata una certa omogeneità; temi quali declino e decadenza, al pari del fascino esercitato su di noi dal mondo antico, hanno sempre accompagnato la band, anche quando autore dei testi era Giovanni Maffeis, primo cantante della band. Coerente con queste inclinazioni è anche il monicker: 'tragodia' è termine che proviene dal greco antico e che designa l'opera letteraria della tragedia. Ciò ci riconnette idealmente anche a tutto un complesso di miti che ci affascina e che percorre, a volte in modo manifesto, altre come una sorta di fiume carsico, i nostri lavori e le loro atmosfere.
E chi volete diventare in futuro?
Daniele: Vorremmo con la massima umiltà e dopo anni di gavetta avere maggiore visibilità e poter suonare sempre di più all’estero e condividere il palco con band di prestigio.
Francesco: Detto di una line-up che definire solida è poco, vorremmo proseguire con entusiasmo la nostra ricerca sonora e poterla condividere con il maggior numero possibile di persone, suonando sempre più e sempre più anche all'estero, per confrontarci con nuove realtà, magari nell'ambito di qualche bel festival.
Come vedete invece la scena musicale italiana ed internazionale? Uno su migliaia ce la fa, ma quanto conta veramente la vera bravura in questo?
Daniele: Credo che la buona musica sia alla base di tutto ma, senza visibilità, non si possa andare da nessuna parte.
Francesco: Concordo pienamente con Daniele: senza visibilità, la qualità non può fare miracoli. Per come la vedo io, inoltre, ora come mai in passato il pubblico, abituato ad avere tutto a portata di un click, deve essere incuriosito e tenuto desto con iniziative 'promozionali' a 360 gradi, siano queste concerti o attività on-line. Quanto alla scena musicale italiana, a mio parere è costellata di tante splendide realtà, ma ho sempre la percezione che per farsi largo nel mare magnum del metal internazionale si debba dedicare una grande attenzione alla promozione estera.
Ma non vi è mai capitato di pensare: se fossimo americani... svedesi... o tedeschi...
Daniele: Certamente sì. In altre regioni d’Europa credo che avremmo avuto maggiore visibilità.
Francesco: A dire il vero sì, più che altro in termini di cultura e consapevolezza musicale media. L'impressione è che in Italia non sempre sia dato adeguato rilievo a realtà musicali non di prima fascia – e non mi riferisco solo al metal – ma comunque interessanti. Manca talora la voglia di 'sporcarsi le mani' con qualcosa di sconosciuto e non ancora, come dire, 'established', centrando invece il fuoco dell'attenzione solo sui grossi nomi.
Avete tenuto diversi concerti interessanti, ed altri vi aspettano a breve, vero?
Daniele: Il 4 novembre suoneremo in Olanda ad Alphen al festival di Dark Balance Records… credo sarà una bella esperienza. Condivideremo il palco con band come In Mourning (Svezia) e Myrath (Tunisia).
Francesco: In effetti, in tempi recenti, ci siamo tolti qualche soddisfazione in fatto di concerti, almeno per una band piccola come la nostra. Come detto stiamo cercando di orientare una parte considerevole dei nostri sforzi proprio sul fronte live, per dare vita ad uno spettacolo che sia qualcosa di diverso rispetto alla dimensione 'studio' della band. Tra gli 'highlights' in questo senso, posso annoverare sicuramente il concerto di supporto alla doom band norvegese To cast a shadow, con cui abbiamo avuto il privilegio di condividere il palco nella loro città natale – Hamar, nella contea di Hedmark -, nel Febbraio 2011, per poi ospitarli al release-show di 'Theomachy' nella nostra città, un piccolo ma significativo evento che ha fatto registrare un'ottima affluenza di pubblico (probabilmente la più alta della nostra 'carriera'!). Recentemente abbiamo invece suonato di supporto ai Vision Divine nella bellissima realtà del Vacchen Festival. Speriamo di poter annunciare quanto prima nuove date, anche estere!
Altri piani per l’immediato futuro? Ci sono già nuovi possibili brani in cantiere?
Daniele: I nuovi brani sono già in cantiere ed approfitteremo del fermo estivo per dare vita a nuovi brani onde registrare nel più breve tempo possibile.
Francesco: Il piano è quello di non lasciar passare troppo tempo prima di tornare in studio; dovremmo terminare la composizione dei nuovi brani (già a buon punto) entro poche settimane, quindi pensiamo di dar vita al nuovo album nell'arco del 2013.
Allora non si dovranno aspettare altri 4/5 anni prima di incrociare il successore di "Theomachy
Daniele: Non credo proprio. Stiamo già lavorando al nuovo album ed abbiamo intenzione di registrarlo a breve.
Francesco: Assolutamente no: il tempo passa e abbiamo davvero troppa voglia di suonare e registrare per sprecare anni preziosi!
Vi ringrazio per la vostra disponibilità e mi sembra giusto lasciarvi questo ultimo spazio.
Francesco: Per prima cosa, grazie per la splendida opportunità concessaci e per il supporto. Speriamo di aver incuriosito qualche lettore con questa bella chiacchierata! Se così fosse e voleste dare una chance ai Tragodia, potete contattare direttamente la band tramite la nostra pagina Facebook (facebook.com/tragodia) o la nostra etichetta, My Graveyard Productions, nel caso foste interessati a 'Theomachy' (disponibile anche come digital download su tutti i maggiori webstores) o anche solo per proporci qualche live! Grazie a metal.it e stay metal!