Era il 1995, Frost era appena uscito e gli Enslaved suonavano a Roma insieme agli Absu. Dopo il concerto mi avvicinai alla band per farmi autografare la locandina del concerto e, naturalmente, li trovai un tantino ubriachi. Cominciarono, quindi, a disegnare con il pennarello color oro “faccette” con l’elmo vichingo e pinguini con frasi come “w i pinguini” o “siamo ubriachi”… La locandina ce l’ho ancora e lo racconto ad Ivar, che, all’altro capo del telefono, se la ride. Da allora sono passati diciassette anni e dieci albums, che li hanno visti passare dall’epico black metal delle origini ad un ibrido di black, progressive anni ’70 e psichedelia, con risultati altrettanto imponenti. Se avessi colto un calo di qualità nel nuovo Riitiir, lo avrei ritenuto anche giustificabile, invece lo trovo bellissimo; non per niente la Nuclear Blast ha pensato bene di metterli sotto contratto…
Trovo molto interessante il contrasto fra ciò che evoca il titolo dell’opener Thoughts Like Hammers e la musica così eterea e progressiva…
Thoughts Like Hammers è uno dei primi pezzi ad essere stato composto e si può considerare una summa di tutti gli elementi del nostro nuovo corso: il metal pesante, le parti atmosferiche unite ai clean vocals, gli elementi progressive. Mentre lo stavamo registrando abbiamo deciso che sarebbe diventato il primo brano dell’album ed il primo ad essere pubblicato in internet.
Qual è stata la genesi di Riitiir?
Dopo aver registrato Axioma Ethica Odini nel Settembre /Ottobre 2010 siamo stati parecchio in tour in Europa e America. Alla fine di quell’anno abbiamo addirittura suonato a Bangalore in india e, quando a Gennaio 2011 siamo tornati a casa, eravamo davvero elettrizzati per il successo dell’album e dei live e non ci siamo nemmeno presi del tempo libero ma abbiamo iniziato subito a buttar giù la montagna di idee che già avevamo per il nuovo album. In quattro mesi lo abbiamo composto ed in altri quattro registrato. Più suoni e più pensi alla musica, quindi, in un certo senso, l’ispirazione per i nuovi brani è nata durante il tour.
Come nasce una song tipo degli Enslaved?
Ho un mio studio dove compongo. Comincio con il buttare giù un tema chitarristico e man mano lo amplio, aggiungendo poi parti di batteria e suoni campionati, finché il pezzo non mi sembra completo, allora lo sottopongo agli altri della band e lo rifiniamo insieme. Generalmente viene prima la musica, poi adattiamo le vocals ed infine i testi. Qualche volta è capitato che ci fossero degli abbozzi di testi pronti, sui quali abbiamo modellato la voce.
I tuoi artisti preferiti al momento?
Amo moltissimo Dewin Townsed ed i Neurosis, che considero due perfetti esempi di come si possa sperimentare, seguendo solo le proprie idee, senza curarsi dei giudizi esterni, ed avere comunque un grande successo.
Gli Enslaved hanno seguito un iter comune anche ad altri nomi storici del black metal (Ihsahn, Katatonia…), passando, appunto, dal black delle origini ad un sound nuovo, che risente delle influenze più varie. Pensi sia un modo per non morire dal punto di vista creativo, cristallizzandosi in schemi limitati?
Se pensi alla storia della musica, ci sono poche bands che hanno raggiunto un vero successo globale ad alti livelli. Iron Maiden, Motorheads, AC/DC… pochi altri. Loro possono permettersi di continuare a sfornare album copie carbone l’uno dell’altro, perché i fans non solo lo accettano ma, in un certo senso, si aspettano questo. Probabilmente, se cambiassero suono, li disorienterebbero. Ma si tratta di eccezioni. Per tutti gli altri non è possibile continuare sempre uguali a se stessi, perché il rischio è che la gente perda interesse per la tua musica; bisogna evolversi, cercare nuovi spunti. Il black metal con il suo suono lo-fi ed il suo approccio diretto e senza fronzoli era nato per reazione al mainstream che si era sempre più impadronito della musica metal; ma c’è un limite a dove la tua creatività riesce ad arrivare, quando fai qualcosa per reazione e protesta verso un’altra. Se ascolto adesso De Mysteriis Dom Sathanas, continua a coinvolgermi, ha avuto un significato veramente importante quando è uscito, ma, se i Mayhem avessero continuato a pubblicare tanti altri album copia di quello, alla fine sarebbero sembrati anacronistici e la gente avrebbe continuato ad osannare solo quel singolo titolo.
Nei testi siete passati dall’antico norreno al norvegese e, dal 2000 in poi, all’inglese…
Per una questione di prospettiva dall’esterno. Quando è uscito il primo lavoro, Vikingligr Veldi , la nostra intenzione era quella di infondere anche nel linguaggio la magia della cultura e dei rituali delle antiche popolazioni norrene, dopodiché abbiamo continuato in norvegese, perché è la nostra lingua e ci offre maggiori possibilità di espressione. Cominciando ad andare in tour in tutta Europa, siamo venuti in contatto con i fan al di fuori della Scandinavia e ci siamo resi conto che, non potendo capire i nostri testi, tutte le sensazioni che l’unione di parole e musica può dare venivano perse. Si godevano i nostri lavori a metà. A me per primo piace ascoltare anche i testi associati alle vocals nelle canzoni. Quindi siamo passati all’inglese per poter comunicare in maniera più diretta.
In effetti, farebbe uno strano effetto associare il tipo di musica che suonate attualmente ai suoni duri del norvegese…
Ahahah! Esatto! Ci sono lingue che non si adattano a tutti i generi musicali ma solo ad alcuni. Il tedesco, per esempio, va bene per i Rammstein ma prova a pensarlo in una canzone pop melodica… L’inglese, invece, è una lingua passepartout.
So che il termine viking metal non vi piace e che siete molto critici nei confronti dell’immagine portata avanti da bands come gli Amon Amarth…
In realtà è Grutle a non gradire il termine, io lo accetto volentieri ma penso che il viking metal sia molto diverso da ciò che propongono gli Amon Amarth. Quando è uscito Eld è stato definito in quel modo senza che ci fosse la volontà da parte nostra di etichettarlo. Noi volevamo solo dare un fondamento filosofico ai testi ed esprimere determinate tradizioni mistiche risalenti all’epoca precristiana. Invece hanno iniziato ad associare al termine vichingo stereotipi come foreste, birra… persino la mitologia è diventata un cliché. Adesso, quando si parla di viking metal, viene in mente una specie di party music da festa paesana. Non ho nulla contro la musica degli Amon Amarth ma per noi determinati argomenti hanno una connotazione storica, mistica e antropologica; non vogliamo sminuirli, riducendoli ad una specie di film sui vichinghi con gli elmi con le corna in testa.
E’ vero che tu e Grutle avete modificato il suffisso “sen” del cognome in “son”, perché il primo non è l’originale antico islandese ma quello importato successivamente dagli invasori danesi?
Ho avuto questa fantastica opportunità di poter onorare l’eredità storica di cui mi sento parte, pur mantenendo il nome della mia famiglia, che non ho motivo di cambiare, dato che siamo in ottimi rapporti, anche se loro non hanno lo stesso interesse per il passato che ho io.