Durante i preparativi per il concerto all’Alcatraz di Milano (del quale potete andarvi a leggere il report ), sono riuscita a scambiare quattro chiacchiere veloci con Martin Lopez e Joel Ekelöf, rispettivamente batterista e cantante della new sensation Soen. Mentre mi accompagna al loro camerino Martin mi chiede se il giorno prima ho seguito la partita Inter Milan e per chi tifavo. Mi spiega che i nonni di Steve di Giorgio sono emigrati da Napoli e che, da appassionato del calcio italiano, lo ha fatto conoscere anche a lui. Quando accenno alla squadra del Napoli e a Maradona, si illumina d’immenso. Il gentilissimo Joel, invece, sembra essere di una timidezza estrema; balbetta poche parole e, se potesse, si confonderebbe con il mobilio. Anche la sera, fuori dal locale, sembrerà quasi intimidito dall’entusiasmo dei fan.
Presentatevi ai nostri lettori…
Siamo una band metà americana e metà svedese, formata da musicisti con estrazioni musicali molto diverse: progressive, metal, jazz… siamo nati musicalmente più o meno un paio di anni fa, anche se alcuni di noi si conoscevano da prima. Io venivo dagli Opeth, che avevo lasciato per problemi personali; all’inizio avevo bisogno di rallentare, alla fine ho deciso di creare una mia band. Steve dopo aver suonato in varie bands aveva deciso anche lui di formare un progetto personale. Abbiamo incontrato Joel e Kim e l’album è praticamente venuto su da sé. Siamo molto contenti di questa eterogeneità di spunti, è quello che rende il nostro sound così particolare.
C’è un compositore principale per la musica?
Il più delle volte io, anche se spesso diventa un lavoro di gruppo e finisce che, dopo aver scritto la struttura portante di un brano, ci troviamo insieme e gli altri aggiungono ciascuno le parti del proprio strumento. Ci influenziamo a vicenda. La musica viene sempre prima dei testi, spesso scegliamo le parole in base al suono.
Il continuo paragonarvi ai Tool vi infastidisce o non ci fate più caso?
In ogni intervista ce lo chiedono e questa cosa ci fa impazzire. Sì, i Tool sono indubbiamente una delle nostre influenze ma nessuno di noi ha mai pensato di copiarli e, onestamente, sento nel nostro sound molti elementi eterogenei, dei quali quello è solo un pezzettino. Abbiamo uno stile molto particolare e mi sembra per lo meno riduttivo definirlo semplicemente “alla Tool”. Siamo tutti musicisti con capacità che vanno oltre il copiare.
Hem… il bellissimo artwork mi aveva richiamato alla mente quello di Lateralus dei Tool… Avete scelto voi l’immagine?
No; abbiamo un amico disegnatore, gli abbiamo fatto ascoltare i brani e ne è rimasto entusiasta. Ha fatto tutto da solo e, alla fine, ci ha presentato il risultato. Ne siamo entusiasti anche noi, in qualche modo riesce ad esprimere perfettamente la nostra musica.
Come nascono i vostri testi?
Siamo un po’ atipici in quel senso, perché non c’è una sola persona che scriva i testi. Di solito è il cantante, mentre nei Soen chiunque può venire con un testo o con delle idee che magari vuole esprimere e vengono poi tradotte in parole da un altro di noi. Gli argomenti, quindi, sono i più vari: da esperienze personali a semplici storie, sogni, desideri…
Quali sono i vostri ascolti preferiti?
L’ultimo dei Katatonia è bellissimo!
Cognitive è uscito a Febbraio; avete già scritto del nuovo materiale?
Sì; siamo una band nuova, quindi abbiamo parecchio materiale pronto , che non è finito sul primo album ma potrà essere utilizzato sul prossimo. Finché saremo in tour sarà impossibile metterci mano: troppe distrazioni e troppe cose a cui pensare. Aspetteremo di tornare a casa.
Per concludere?
Speriamo di farci conoscere il più possibile con questo tour. Siamo molto contenti di essere venuti a suonare in Italia, io ho un legame speciale con la vostra terra per via dei miei nonni, siete delle persone fantastiche!
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