I Poverty's No Crime sono sulla scena da quasi dieci anni, e pur avendo scritto dischi di notevole qualità, non hanno mai raggiunto la notorietà che è stata tributata ad altri gruppi, spesso meno meritevoli. Questa breve chiacchierata col gentilissimo Marco Ahrens, chitarrista dei PNC, ha lo scopo di farci conoscere il gruppo e di presentarci il nuovo disco del gruppo, “The Chemical Chaos”. Ecco com'è andata!
Ciao Marco! Cominciamo dal nuovo album. “The Chemical Chaos”, che è uscito da poco. Ci parli un po' del disco? In cosa si differenzia dagli album precedenti?
Credo che questo disco abbia un feeling un po' più rockeggiante. “One in a Million” era più scuro e pesante, anche a causa della situazione che si era venuta a creare all'interno della band. Due membri del gruppo, il bassista Christian e il tastierista Marcello, ci avevano lasciato da poco. Christian ci disse che non voleva più fare parte del gruppo, ma che ci avrebbe comunque aiutato fino all'ingresso di un nuovo bassista, prendendo così parte alle registrazioni di “One in a Million”. E così questi due nuovi membri hanno portato diverse nuove influenze all'interno della band, e credo che per questo motivo le canzoni di “The Chemical Chaos” siano un po' diverse da quanto fatto in passato dai PNC.
“The Chemical Chaos” è un concept album. Qual è il concept che sta dietro ai testi del disco?
Volker è l'autore dei testi. E' un concept album un po' diverso dalla classica storia con un inizio e una fine, tipo “Operation: Mindcrime” dei Queensryche. Come in quasi ogni disco dei PNC, c'è un argomento di base che viene affrontato in maniera diversa in ogni canzone. E l'idea di “The Chemical Chaos” è che ogni reazione nel tuo corpo, ogni cosa che fai, è dovuta a interazioni chimiche. Ogni sentimento che provi non è altro che una reazione chimica all'interno del tuo cervello. Volker si è ispirato a “Matrix”, all'idea che il futuro sia già fissato. Se qualcuno fosse in grado di trovare il modo, si potrebbe addirittura trovare una formula capace di descrivere cosa succederà in futuro dentro di te. Sei solo una parte di un disegno più grande. Ed ogni canzone del disco tratta questo argomento. Ti arrendi a questa cosa, o cerchi di combatterla?
L'ispirazione di base è quindi la trilogia di “Matrix”?
Soltanto il primo film, che è l'unico che Volker abbia visto. E anche diversi documentari trasmessi dalla BBC riguardo a questo argomento.
La copertina del disco è molto bella. Perchè avete scelto quell'immagine, e cosa rappresenta?
Rappresenta il chaos che si viene a creare all'interno del corpo umano, le interazioni chimiche tra i vari organismi del nostro corpo, si può notare dai simboli chimici posti sullo sfondo dell'immagine. Il chaos presente nel tuo corpo, e anche nella tua mente.
Qual è la tua canzone preferita del disco, e per quale motivo?
Mi piacciono molto tutte quante, ma quella che mi piace di più è “A World Without Me”. Inizia in maniera calma, con una bella parte di chitarra e un ritornello potente e diretto, e poi un assolo frutto di un'improvvisazione.
Ti capita spesso di improvvisare in fase di songwriting?
Solitamente quando entriamo in studio per registrare le canzoni sono già finite, almeno nella loro struttura principale. Lasciamo però spazio all'improvvisazione in diversi assoli e parti strumentali.
Qual è il ruolo di ogni membro dei PNC nella composizione delle canzoni?
Volker si occupa della stesura dei testi, mentre io scrivo la maggior parte delle canzoni. Ma soprattutto per quel che riguarda le parti strumentali lavoriamo molto insieme, e ognuno porta le sue idee, e proviamo diverse soluzioni.
“The Chemical Chaos” analizza la vita umana da una prospettiva scientifica. Qual è il ruolo della religione nella nostra vita?
Basta pensare ai tragici eventi dell'11 settembre, e del ruolo che ha avuto il fanatismo religioso in quell'occasione. Invece nei paesi dell'occidente, grazie anche al progresso tecnologico, il suo impatto sulla società è diverso. Probabilmente in alcuni casi nel Medio Oriente c'è un'interpretazione errata del messaggio di fondo della religione. Non credo che la religione sia una cosa sbagliata in senso assoluto, ma in alcuni casi può diventarlo.
Ora siete in tour in Germania, giusto?
Non è un vero e proprio tour. Stiamo cercando di fare quanti più concerti ci è possibile. Purtroppo ognuno di noi ha altri impegni lavorativi, e per questo motivo cerchiamo di concentrare le date nei weekend.
Qual è la reazione dei fan alle nuove canzoni?
Estremamente positiva! I fan apprezzano molto il nuovo album, che è stato anche votato Disco del Mese. Abbiamo ricevuto molte recensioni positive, e questo non può che farci piacere.
Ora vorrei farti qualche domanda riguardo alla band, visto che qui in Italia non sappiamo molto di voi. Qual è il significato esatto del nome “Poverty's No Crime”?
(ride) Sicuramente non ha alcun significato politico! Alcuni, sentendo il nome del gruppo, pensavano che fossimo una band punk. Quando abbiamo fondato il gruppo abbiamo cercato un nome adatto, e Volker aveva sempre con sé questo libro di frasi famose in inglese, così un giorno è entrato in sala prove e ha detto: Poverty's No Crime, questo nome suona bene. A noi è piaciuto, ed è anche un nome di cui non ti pentirai col passare del tempo. Magari quando hai quindici anni ti viene voglia di chiamare il tuo gruppo “Metal Monsters” o qualcosa del genere, ma è una scelta che sei destinato a rimpiangere quando diventi adulto! (ride)
Quali sono le principali influenze musicali dei PNC?
E' una cosa che varia da membro a membro, ma ci sono diversi gruppi che noi tutti adoriamo: Rush, Iron Maiden, Dream Theater, Poverty's No Crime... (ride) E ovviamente, anche i vecchi classici. Il nostro bassista ama i Jamiroquai, ma anche il metal estremo, il nostro batterista adora il Prog e il Death Metal, mentre il nostro tastierista è la vera mente progressive del gruppo: ascolta gruppi come i Magma, e tanti altri nomi che non avevo mai sentito prima (ride). A me piacciono molto i King's X e i Monster Magnet, e gruppi di questo genere.
E come chitarrista?
Mi piace molto Ritchie Blackmore, e Dave Murray dei Maiden.
Questo è il vostro quinto disco, ed è decisamente un bel risultato. Cosa ti aspetti dal futuro adesso?
Siamo molto felici. Ci rendiamo conto che non saremo mai un super gruppo di fama mondiale, e per questo cerchiamo di vedere le cose in maniera realistica. Purtroppo non possiamo vivere della nostra musica, ma sotto un certo punto di vista ne siamo anche felici, perchè in questo modo non siamo costretti a subire nessuna pressione. Possiamo fare quello che vogliamo, possiamo scrivere delle nuove canzoni e quando le abbiamo completate possiamo dire alla InsideOut “Noi abbiamo un nuovo disco pronto. Potete farlo arrivare ai nostri fan?” Il nostro accordo prevede che, quando le canzoni sono pronte, loro le pubblicano. Nessuno ci dice come scrivere le nostre canzoni, nessuno ci dice per quando devono essere pronte. E' una situazione che ci rende felici. E tutto cresce col passare degli album, per esempio “The Chemical Chaos” è il primo che viene pubblicato anche in America, e speriamo di conquistare nuovi fan anche lì. Siamo veramente soddisfatti del lavoro svolto dalla InsideOut. Oltretutto crediamo che i soldi per i nostri dischi vengano ben spesi, perchè ogni cd ha un booklet realizzato bene, una custodia di buona qualità, delle copertine belle. E credo anche che sia un buon metodo per combattere la pirateria, perchè se una cosa è fatta davvero bene, alla fine viene comprata.
Dei cinque dischi dei PNC, qual è quello di cui sei più soddisfatto, e quale ritieni più importante?
Solitamente è sempre l'ultimo quello che preferisci. Anche all'epoca dell'uscita di “One in a Million” eravamo soddisfatti, ma ora, valutandolo a distanza di anni, ci rendiamo conto che un altro tipo di suono per le chitarre sarebbe stato migliore. Un album veramente importante per il gruppo è stato sicuramente “Slave to the Mind”, perchè dopo “The Autumn Years” la Noise ci aveva licenziato, e siamo stati fortunati a firmare per la InsideOut subito dopo. Quel disco piacque molto, e ci permise di continuare come PNC.
Qual è stato il momento più difficile nella storia del gruppo?
Il cambio di etichetta non fu un periodo facile, ma credo che il peggiore sia avvenuto nel 1999, quando, come ti ho già detto in precedenza, Christian e Marcello lasciarono il gruppo. Perchè in quel momento non avevamo più certezza sui PNC, non sapevamo se il gruppo sarebbe ancora esistito. Invece conserviamo un bellissimo ricordo del tour coi Virgin Steele, dei ragazzi fantastici, suonando anche in due date lì in Italia.
E' stato nel '96, giusto?
Sì, ed è uno dei ricordi più belli che abbiamo in tutta la nostra carriera.
Cosa ricordi di quelle date, e del nostro paese?
Ricordo che tutti erano incredibilmente gentili e amichevoli, così come in Portogallo e Spagna. Credo che nell'Europa meridionale la gente sia più calda, più appassionata al Metal. Io vivo nella Germania settentrionale, e normalmente nei concerti il pubblico è meno espansivo. Stanno indietro, guardano il concerto, magari sono soddisfatti ma non sono molto caldi.
C'è qualche possibilità di rivedervi in Italia in tour per promuovere questo nuovo disco?
E' quello che speriamo, cercheremo di fare quante più date ci è possibile, ma come ti ho spiegato abbiamo tutti un lavoro, e se le condizioni saranno favorevoli, sarebbe bello poter fare un nuovo tour a livello europeo.
Grazie per l'intervista, Marco. C'è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Certamente! Spero che il disco vi piaccia e che lo compriate... così possiamo venire in tour in Italia! (ride)