Ne Obliviscaris: la new sensation del 2012

Info

Portal of I è stata forse la mia prima recensione per metal.it
E scoperta di questa sensazionale band australiana, divenuta oggetto di culto sin dall’uscita del demo del 2007 The Aurora Veil. Come dissi nella recensione (invito a leggerla chi ancora non li avesse ascoltati), i Ne Obliviscaris hanno coniato un genere tutto loro, difficilmente emulabile. Ci troviamo di fronte a musicisti dalla tecnica sopraffina, in grado di unire progressive anni ’70, prog metal, jazz, flamenco, black e death scandinavi in composizioni dall’incedere grandioso, di largo respiro, lunghe, complesse ma del tutto affascinanti. Musicisti in grado di suonare ogni genere e dai quali ti aspetteresti di sentire proprio di tutto. Immediatamente ho contattato la band per saperne di più, ma le risposte sono arrivate ora, a distanza di quasi sei mesi. Lo si troverebbe strano, se non fosse che il singer Xenoir mi spiega che i tempi lunghi sono proprio una loro caratteristica. Nella speranza che qualche label di rilievo li metta meritatamente sotto contratto, ecco a voi i Ne Obliviscaris.

Innanzitutto, come mai avete scelto un nome così particolare come Ne Obliviscaris?
Per noi significa solo “non dimenticare”. Volevamo un nome abbastanza particolare da farci ricordare e che potesse avere, un significato personale per ciascuno, così da restare impresso. Può avere molte interpretazioni: perdere qualcuno; credere in te stesso e vivere senza rimorsi; ricordare i momenti nella vita che ti hanno reso quello che sei. A ognuno il suo.
Il vostro sound è compost da stili molto diversi, come jazz o flamenco…
Abbiamo tutti gusti musicali diversi e una differente preparazione tecnica; la nostra forza è il saperli mixare e la mentalità aperta. La band è stata una grossa opportunità per fare esperienza e imparare; comporre questo tipo di musica ci ha arricchito interiormente. Solo alcuni di noi erano e tuttora sono in alter bands, ma consideriamo questa come quella principale.
Come nascono I vostri pezzi?
Di solito qualcuno arriva con un riff da cui partire o parte di un brano e cominciamo a suonare tutti insieme e vedere cosa esce fuori. Componiamo a casa, elaboriamo e continuiamo a sviluppare la musica quando ci vediamo. Portal of I è stato compost in parecchi anni e alcuni brani hanno cambiato volto nel corso del tempo. Penso che, se avessimo continuato ancora un po’, l’album non sarebbe mai nato, principalmente perché avremmo capitolato per la frustrazione di non trovare un punto definitivo di perfezione. Abbiamo dovuto imparare a fermarci, smetterla di elaborare, cambiare e rifinire all’infinito.
Ora capisco perché la durata media di una vostra canzone è di dieci minuti. Possiamo considerarle delle concept tracks?
Ogni song è un viaggio, quindi, in un certo senso, potrebbe essere. Ma non si può considerare The Portal of I un concept album. Vogliamo che la gente sia libera di esplorare la propria immaginazione ascoltandolo e intraprendere un viaggio personale: la libertà di pensiero ed espressione non ha mai significato così tanto per me.
Come mai avete scelto di mixare e masterizzare proprio ai Fascination Street Studios?
Avevamo diverse possibilità e abbiamo deciso che Jens Bogren avrebbe potuto creare il feeling che cercavamo: organico e vivo, caldo, non super prodotto, rifinito, freddo e sterile come molte produzioni attuali. Penso che abbiamo scelto bene; è stato grande lavorare con Jens, è un’ottima persona e non esiteremo a usarlo di nuovo in future, se sarà disponibile.
Date le vostre elevate capacità tecniche, avete mai pensato di esplorare la musica classica, magari suonando delle cover?
In effetti, tempo fa avevamo pensato di coverizzare il primo movimento della 'Moonlight Sonata' di Beethoven e incorporarci il cantato in qualche modo. Mi piacerebbe molto suonare qualcosa di Shostakovich; non so bene cosa ne uscirebbe ma sarebbe di certo un ottimo modo di mettermi alla prova: tecnicamente è molto tosto!
Le tue metal bands preferite?
Le prime che mi vengono in mente sono: Emperor, Satyricon, Arcturus, Virgin Black, Borknagar, Samael. Gli altri della band sceglierebbero in maniera diversa.
Parliamo dei testi. I titoli delle canzoni sono tutti molto particolari.
E’ vero. Considero le parole come arte, quindi volevo qualcosa che rappresentasse completamente, in maniera visiva, la musica attraverso titoli e testi; una via di mezzo fra il significato esatto e la flessibilità interpretativa, per lasciare a ciascuno la possibilità di interiorizzare i brani. Abbiamo esplorato temi come l’esplorazione ed evoluzione interiore, la morte, la malattia mentale, la natura, le tenebre e la bellezza.
Devo ammettere di conoscere molto di più la scena gotica del vostro paese (che ha dato i natali a nomi fondamentali come Dead Can Dance e Icon) rispetto a quella metal…
I Dead Can Dance sono un grosso nome, anche se hanno più successo all’estero. La scena gotica è relativamente più piccola, rispetto a quella metal; abbiamo parecchie bands e continuano ad aumentare. Penso che le metal bands australiane al giorno d’oggi stiano ottenendo maggior visibilità oltre oceano; nomi come:. Psycroptic, Be'lakor, Destroyer 666, Virgin Black, The Amenta, Voyager, Portal, e molto presto credo che il mondo le noterà. L’Australia è abbastanza isolata e la nostra esposizione limitata, quindi consideriamo un grosso risultato ogni gruppo che ce la fa oltre oceano.
Progetti futuri? Sarebbe fantastico vedervi dal vivo in Italia!
Stiamo cercando di organizzare un tour fuori dall’Australia nella seconda metà del 2013 e ci piacerebbe avere la possibilità di suonare da voi. All’inizio del prossimo anno ristamperemo 'Portal of I' su vinile tramite la finlandese Blood Music. Poi ci concentreremo anche sullo scrivere nuovo materiale per il secondo album; cercheremo di registrarlo per la fine dell’anno e pubblicarlo nel 2014.
La copertina di Portal of I è bellissima, chi l’ha realizzata?
Io, dopo parecchie riunioni e stress, ahah! Non ero sicuro di riuscire a fare un buon lavoro. Quando ho iniziato l’idea che avevo era più semplice, ma, man mano che la musica continuava a svilupparsi, anche l’artwork è diventato più complesso e ricco di colori; sono cresciuti di pari passo. Spero che renda il senso della musica a chi la guarda.
Intervista a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 dic 2012 alle 14:01

Grande gruppo.