Sono al cospetto di un pezzo della storia del rock. Steve Lukather è entrato a far parte della Musicians Hall of Fame e, da quando ha iniziato nel 1975, è stato uno dei più richiesti session man per album di successo come Thriller di Michael Jackson. Ha suonato con molte altre leggende, compresi i Beatles Ringo Starr e Paul McCartney. Ma basterebbe già l’essere stato il responsabile dietro la musica dei grandi Toto. Dovrei sentirmi in soggezione, ma quello che mi trovo davanti è un uomo simpaticissimo, affabile, che ti tratta come se ti conoscesse da una vita. “Più hai raggiunto il successo e meno ti dai arie, perché capisci di essere un uomo come gli altri, hai solo avuto più fortuna nel poter realizzare i tuoi sogni.”, mi dice. Siamo al Second Hand Guitars a Milano, mostra mercato della musica, dove Steve è stato ospite d’onore, letteralmente assediato dei fan. Quando arrivo, se la ride ed è entusiasta come un bambino in un negozio di giocattoli. E’ appena uscito il nuovo Transition, album di rock diretto, volutamente senza fronzoli e melodico. Anche il titolo non è casuale, ma rispecchia gli ultimi, difficili anni, passati: divorzio, lutti, depressione. Un periodo buio che Steve sembra essersi lasciato definitivamente alle spalle.
Ciao, Steve! Sono contenta di vedere che ora stai bene…
Gli ultimi tre anni sono stati i più terribili della mia esistenza. Ho divorziato dalla madre dei miei figli più piccoli, mia madre è morta e sono andato dallo strizzacervelli due volte a settimana, per tentare di capire il mio posto nel mondo. Ora penso di essere una persona migliore, ho ritrovato il mio spirito giovanile. Non ho a che fare con nulla di negativo, voglio avere solo cose tranquille intorno. Sono grato a tutte le persone che mi hanno sostenuto anche nei periodi più bui, che mi hanno visto cadere e mi hanno aiutato a rialzarmi, invece di ridere di me. Quando sei una persona famosa è più difficile, perché la gente ti vede commettere errori ed immediatamente punta il dito contro, ti affossa, invece di capire che sei una persona in difficoltà come tante altre. Ma ora sono tornato e sto bene! Io, Zac Wilde, Slash, Vai siamo passati tutti attraverso gli stessi eccessi, ci siamo ubriacati insieme, ne siamo usciti insieme e siamo ancora qui tutti amici. Un giorno ti svegli e ti rendi conto che la tua folle vita rock non è poi così bella. Ci divertiamo molto di più adesso rispetto al passato!
Sei diventato più saggio?
E’ invecchiare che ti rende più saggio e io ho cinquantacinque anni; quando sono nato c’era Eisenhower al governo. Ho fatto concerti per ben trentasei anni, ho fatto cose eccessive, divertenti, folli e pericolose e sono ancora qui a raccontarlo! Ho visto il mondo. Ho quattro figli, ed ho dovuto necessariamente interessarmi alla realtà circostante molto più di prima; mi interessa ciò che accadrà quando non ci sarò più, cosa sarà di loro. Vorrei che non solo i miei ragazzi ma tutti potessero essere felici.
Ho ascoltato Transition; è un album molto rock e diretto…
E’ un album che esprime la mia raggiunta maturità personale. Mi sono dedicato a suonare musica semplice, che esprimesse con immediatezza i miei sentimenti, con un occhio alla melodia ed alla struttura generale del pezzo, anziché sparare power chords doppiati e costruire strutture iper tecniche. Questo mi divertiva quando ero giovane, ma ora è diventata una cosa trita. Il trend attuale sono questi giovani musicisti che sembra si stiano impegnando per vincere una gara di velocità. Sanno solo essere il più veloci e complessi possibile, ma, se gli dici di rallentare e creare una bella melodia, un pezzo di classe, non lo sanno fare. Due note di Jeff Beck valgono un loro intero disco. Pensa ai Beatles: i loro pezzi hanno fatto la storia, eppure non sono certo una collezione di virtuosismi. Io stesso ho cominciato suonando i loro accordi, guardandoli alla tv. Ho rinunciato, non voglio essere il più veloce, perché quei tipi lo fanno meglio! Qui c’è rock e nei testi esprimo la mia visione del mondo così come lo vedo adesso, con lucidità, dopo l’oscurità che ho attraversato: le ingiustizie, la vita artificiale che molti hanno su internet, la fine del mio matrimonio e la perdita del mio migliore amico. Sono solo di nuovo ma sto bene. Ho mente, corpo e spirito puliti: non bevo, non fumo, mi alleno, mangio biologico, dormo, mi esercito; suono di nuovo bene, ho ritrovato le mie vibrazioni positive. Ho coinvolto come ospiti molti amici musicisti: Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, Lenny Castro, Phil Collen, Renee Jones e Eric Valentine (la mia live band), John Pierce,Gregg Bissonette. C’è anche mio figlio Trev, che suona la chitarra e ha scritto delle cose con me.
I Beatles sono i tuoi eroi…
Sì, hanno cambiato la mia vita. Sono stati i primi amici a farmi compagnia, quando i miei genitori erano fuori casa, o a farmi rifiutare di uscire con gli altri, per stare a casa ad ascoltarli e a imparare a suonare. La prima volta che ho visto delle chitarre in tv all’Ed Sullivan Show coi Beatles ho pensato “Devo averle! Come fanno a produrre quel suono?”. Se da bambino mi avessero detto che un giorno mi sarei trovato nella stessa band con Ringo e che avrei lavorato con Paul e George, non ci avrei mai creduto. Ed, invece, è successo, e mi ritengo fortunatissimo ad aver potuto realizzare il mio sogno. Ora Ringo Starr è anche un mio amico stretto ed io sono ancora quel bambino di sette anni, che in quasi quattro decadi di musica ha potuto suonare con i suoi eroi in carne ed ossa.
Sei contento che tuo figlio abbia seguito le tue orme?
Certo! Ha cominciato il suo percorso e sono fiero di lui! Sta facendo un disco, si sta occupando di contratti, scrive canzoni per altri artisti, fa dei turni e lavora per persone per le quali ho lavorato io in passato. Quando da bambino mi ha detto di voler diventare un chitarrista come me, sono rimasto molto colpito. Ho capito per la prima volta cosa vuol dire essere un esempio per i tuoi figli. La mia figlia più grande ha lavorato come assistente alla produzione per me, è più nel business.
Cosa pensi del moderno fenomeno del download gratuito della musica?
Sono in tour nove/dieci mesi l’anno ed ho quattro figli da mantenere, il governo mi prende un sacco di soldi con le tasse ed ho perso la causa di divorzio. In più sono solo, perché nessuna donna vorrebbe un uomo che non c’è mai a casa. Vedo pochissimo i miei figli, li sento al telefono e mi dicono che mi vogliono bene, mi chiedono quando tornerò; quando ero sposato, mia moglie al telefono si arrabbiava, perché non ero mai lì con lei. La musica mi ha dato moltissimo ma, quando arrivi a certi livelli, ti chiede anche molto. E’ un continuo alternarsi di momenti bassissimi e picchi. Per questo poi la gente va in depressione e comincia ad assumere droghe o a bere, perché in qualche modo deve venire a patti con questa situazione di solitudine. La gente pensa che un musicista famoso non faccia altro che passare dal palco alle feste ma non è così. Per due ore di divertimento sul palco, passi tutto il resto del tempo fra aeroporti, prove; il giorno prima muori dal freddo e quello dopo dal caldo dietro a persone che ti sballottano di qua e di là, dimenticandosi anche che devi mangiare o andare in bagno anche tu. E, se glielo fai notare, ti dicono che ti comporti da rockstar. Mi è addirittura capitato di svegliarmi in albergo e non sapere dove mi trovavo, tanto i giorni erano stati frenetici ed ogni giorno ero in una città diversa. Se fai un errore, un album o un pezzo che non piace, la gente non si limita più a non ascoltarti e pensare ad altro, ma ti scrivono riempiendoti di insulti, quasi gli avessi fatto un torto personale. Molte persone non hanno una vita propria o la loro fa schifo, allora tentano di immedesimarsi nella tua, pretendono che tu riempia i loro vuoti. Per questo non sono d’accordo sullo scaricare gratuitamente la mia musica. Ho studiato per una vita e lavoro duramente per guadagnare i miei soldi. E’ un lavoro eccitante, ma pur sempre un lavoro. Scaricare la mia musica è come se io venissi a casa tua a rubare le cose che hai comprato con il tuo lavoro. Quando mi dicono “ma tu sei ricco”, io rispondo, “è vero, ma i soldi non li ho rubati, li ho guadagnati”.
So che sei molto critico anche con chi ti riprende, quando sei in concerto…
Sei lì sul palco a pochi metri dalla gente e, invece di guardarti direttamente, passano tutto il tempo a riprenderti con il cellulare. Sei più reale sul video che stanno girando che nella realtà. Non gli interessa seguire davvero lo spettacolo, quanto condividere il fatto di essere lì sul Facebook. Riescono a farti venire l’ansia, perché sai che ogni cosa che farai, ogni errore o imperfezione resteranno registrati e ti senti congelato nei movimenti dalla paura di sbagliare. La gente non è più interessata alla tua musica ma a te, alla tua vita. Ti fotografano continuamente, sanno tutto di te. E’ inquietante. Quando suoni con tutti quei flash negli occhi a volte ti confondi e rischi anche di sbagliare a suonare.
Steve, è vera la storia che gira sul Tonight Show di Jonny Carson? Ad Eddie Van Halen è stato chiesto come ci si sente ad essere il più grande chitarrista sulla faccia della terra e lui ha risposto “chiedetelo a Steve Lukather”…
Oh, lo so lo so! Questa storia ormai gira da un pezzo ma credo sia solo una leggenda urbana, non penso sia mai successo. Edward ed io siamo molto amici e può essere benissimo che parli bene di me, ma in questo caso specifico sono solo rumori!
Ed è vero che sei un fan dei Rush?
Sì, sono un gruppo che rispetto profondamente per la capacità di mettere la tecnica al servizio della struttura globale del pezzo. Neil Pearth è un musicista di alto livello. Se volessero, potrebbero registrare un album pieno di complicate partiture, ma quello che gli interessa è creare delle canzoni di classe. I Rush sono grandiosi.
So che i prossimi due anni saranno piuttosto pieni per te.
Sarò in tour. Ad aprile sarò in Italia per alcuni concerti promozionali e poi tornerò coi Toto per il trentacinquesimo anniversario. A Febbraio suonerò nuovamente con Ringo.