Nati nel 2001, i polacchi Riverside sono una delle bands più affascinanti degli ultimi dieci anni, capaci di creare magnetiche alchimie sonore. Da sempre sul versante progressive, nei primi tre albums l’aspetto metal era maggiormente presente, mentre con Anno Domini High Definition del 2009 è stato abbandonato per un incrocio fra progressive anni’70 e hard rock, e sto utilizzando definizioni di comodo, riduttive rispetto alla quantità di elementi che intervengono nella loro musica: psichedelia, folk, fusion, elettronica, rock… Il sound è diventato ancor più suadente ed estremamente orecchiabile. La tecnica al servizio delle emozioni, questo è l’intento che Mariusz Duda, cantante e polistrumentista, oltre che mente della band, persegue. Fan dei Marillion e dei Rush, sono sicura che già conoscerete e amerete i Riverside, ma, se così non fosse, correte ad ascoltare l’appena uscito Shrine of New Generation Slaves, altra perla aggiunta alla loro discografia, ed attendete di rivederli in Italia in autunno.
Shrine of New Generation Slaves continua la strada intrapresa con Anno Domini High Definition, una virata decisa dal metal al rock…
Le parti hard rock sono spinte al massimo, come in Celebrity Touch, il primo singolo estratto; abbiamo preso le parti metal che costituivano i nostri primi dischi e le abbiamo riconvertite in hard rock. Ma in proporzione ci sono molte più parti melodiche, perché questa volta il nostro tastierista ha avuto una larga influenza nella composizione dei brani. Abbiamo voluto suonare un po’ retrò… spero che chi ci ascolterà non si concentrerà troppo sull’hard rock presente… non abbiamo deciso di diventare una hard rock band.
Il vostro sound attuale vi avvicina a gruppi come Pain of Salvation e Porcupine Tree…
Non so se essere d’accordo sui Pain of Salvation, perché non li conosco bene, ma immagino che, se li citi, il sound sarà un po’ vintage come il nostro. Solo che noi abbiamo iniziato ad esserlo un po’ prima di loro; adesso credo sia un trend quello di voler suonare come trent’anni fa. Anche nel metal ci sono bands che sembrano i primi Black Sabbath. Noi siamo sempre stati a metà fra passato e presente; in questo nuovo album l’aspetto vintage è più marcato ma, nonostante questo, sono presenti soluzioni moderne: prendiamo dal rock e progressive rock degli anni ’70 ma anche dalla musica di adesso. Mi riconosco più nei Porcupine Tree, ma quelli degli anni ’90.
Una caratteristica della vostra musica è di risultare orecchiabile e catchy, nonostante ad un’analisi risulti avere una costruzione tecnica di tutto rispetto…
Siamo principalmente concentrati sul trasmettere emozioni. Di tanto in tanto ci piace accentuare le parti tecniche, far sentire che sappiamo suonare, ma vogliamo mantenere un bilanciamento con l’impianto melodico. Il mio modello sono i Rush, una band che crea delle ottime melodie, brani orecchiabili, con una base tecnica invidiabile… molto più avanti della nostra, ahah! Noi andiamo in quella direzione, piuttosto che in quella di nomi come i Dream Theatre, dove i virtuosismi sono messi in primo piano. Il nuovo album è il più focalizzato sulle emozioni, sulle melodie e gli arrangiamenti . Celebrity Touch è probabilmente il pezzo più duro dell’album, che, per il resto, è un viaggio emozionale.
Come nascono i vostri brani?
Generalmente sono io a scrivere la maggior parte della musica, ma poi gli altri inseriscono le proprie idee. Non voglio avere una specie di solo project con tre meri esecutori, voglio che tutti siano attori nel film, siamo una band. Mi occupo anche di scrivere i testi e creare i temi principali per il concept dell’album.
E’ degno di nota che siate tutti autodidatti…
Personalmente suono la chitarra da vent'anni ed ho sempre sperimentato da solo; ho preso qualche lezione per un anno o due ma su altri strumenti musicali.
Parliamo del concept di Shrine of New Generation Slaves…
Riguarda queste nuove generazioni, che preferiscono passare il tempo nei centri commerciali, piuttosto che con la propria famiglia. Sono lì ogni domenica, come in un tempio o una chiesa, di cui celebrano i misteri comprando e comprando, tralasciando anche di andare in una vera chiesa. I centri commerciali assomigliano davvero a dei templi, sono sempre più grandi, così che la gente possa trovare sempre più cose da comprare. Pian piano si finisce per perdere la propria identità e diventare deboli. Subentra la sensazione di sentirsi degli schiavi, che sia troppo tardi per salvarsi. C’è una depressione diffusa in giro, può darsi che sia indotta dalla crisi economica, il cui primo effetto è il dover smettere di comprare inutilmente… o dalla presunta fine del mondo, eheh! Questa è la “nuova generazione di schiavi” che ho descritto in varie situazioni della vita… come l’essere in un rapporto amoroso con qualcuno, il trascurare gli affetti, la famiglia, per fare carriera, il senso di solitudine.
La bella copertina del cd è sempre opera di Travis Smith…
Sì ormai ha realizzato tutte le altre copertine dei nostri lavori. Ha lavorato con artisti come Opeth, Katatonia, Devin Townsed. Penso renda esattamente quello che volevo esprimere: una folla anonima e inquietante in un posto altrettanto anonimo ed inquietante.
Com’è attualmente la situazione musicale in Polonia? Qualche settimana fa ho visto i Decapitated in concerto…
Le bands più numerose in Polonia sono quelle metal; i Decapitated sono fra le più conosciute. Per il resto, al momento sembriamo produrre solo musica classica e jazz. Il problema sono le rock bands… non è non ci siano, ma la maggior parte canta in polacco, lingua poco esportabile e decisamente poco piacevole associata a certe sonorità. Solo da una decina d’anni le nuove generazioni hanno iniziato a imparare l’inglese fin da piccoli, ancora dieci anni fa il nostro paese era molto indietro su tutto. Ma credo sia questione di tempo e presto si sentirà parlare di altre rock bands polacche; per il momento mi fa piacere che la gente ci reputi i più popolari in patria.
Quali sono i vostri ascolti?
Sono cresciuto ascoltando musica elettronica e progressive rock; negli anni ’90 ho cominciato ad ascoltare anche metal, abbinando gli Obituary ai Tangerine Dream. Un’altra grossa influenza è stato Mike Oldfield. Gli altri della band hanno un background molto metal; il batterista ha anche suonato in una death metal band prima di noi. Tutti questi elementi li puoi sentire nella nostra musica: metal, progressive, rock…
Progetti immediati?
A Marzo inizieremo il tour e questa volta sarà un po’ più lungo. A Settembre arriveremo in Italia, per ora non ti so dire esattamente dove, penso Roma e Milano. Poi ci saranno diverse date in America: siamo molto eccitati per questo, è una grossa opportunità per promuoverci.