Trentasette anni e non sentirli. In realtà Nibbs Carter e compagni ne hanno qualcuno in più, trentasette sono gli anni di carriera di uno dei pilastri della scena heavy metal. I Saxon, come gli Iron Maiden, “sono” l’heavy metal, autori di classici come Strong Arm of the Law o Denim and Leather , album che erano anche una dichiarazione d’intenti, un compendio musicale e culturale di ciò che ha sempre connotato il vero defender of the faith. E Nibbs rappresenta per molti, insieme a Steve Harris, la quintessenza del bassista metal; è, quindi, con piacere che scopro una persona simpaticissima ed estremamente gentile, con cui si potrebbe andare avanti a parlare per tutta la sera. Come la sua band, anche lui sembra non essere invecchiato di un giorno. Sacrifice, nientemeno che il ventesimo album della band, è appena uscito, scintillante, potente…semplicemente true.
Parliamo del nuovo album…
Siamo molto orgogliosi del sound. L’idea era di tornare in studio il prima possibile, per catturare lo spirito live dei concerti appena finiti. Nel 2011 abbiamo fatto più di cento concerti con un solo mese di break. A Febbraio del 2012 abbiamo ricominciato a scrivere per il nuovo album; l’inizio è stato lento, ma dopo pochi mesi abbiamo sentito che si stava creando un buon feeling. Questa volta abbiamo trovato un buon bilanciamento fra un suono anni ’80 e quello degli anni ’90. Abbiamo contribuito tutti alla produzione, sotto la supervisione di Biff, che ha un carattere molto forte e quando entriamo in studio vuole essere al comando dal primo all’ultimo giorno della produzione. Alla fine abbiamo dato il risultato ad Andy (Sneap N.d.R) per il mixaggio.
C’è un pezzo di cui sei particolarmente soddisfatto?
Sono particolarmente soddisfatto di Sacrifice, di cui ho scritto la maggior parte della musica a casa, proprio dove sono seduto adesso, e l’ho mandata alla band in Inghilterra via email. E’ piaciuta a tutti, Biff ha aggiunto i testi e gli altri hanno aggiunto ciascuno i propri elementi. A te quali brani sono piaciuti di più?
Oltre alla title track, su due piedi direi anche Stand Up and Fight e Walking on Steel…
Molta della musica di Stand Up and Fight è stata scritta da Biff, mentre per Walking on Steel ho scritto la musica direttamente qui da casa (mi fa ascoltare il demo con la chitarra, registrato a casa N.d.R) e l’ho mandata tramite email agli altri. E’ una figata poter comporre comodamente a casa propria, spedire con un semplice clic sulla tastiera… e gli altri della band ti rispondono che gli piace!
Come mai ti sei trasferito in Germania?
Sono qui da circa otto anni. Mia moglie è tedesca ed ora che ho una famiglia mi sento più sicuro qui. Se fossi ancora single, probabilmente vivrei ancora in Inghilterra ma, quando diventi genitore per la prima volta, automaticamente diventi più protettivo. Negli anni ’90 ho cominciato a passare sempre più tempo in Germania, finché non abbiamo avuto la possibilità di trasferirci, quando il mio secondo figlio aveva cinque anni. Sentivo che la società qui non era così aggressiva come in Inghilterra e preferivo anche il sistema scolastico.
Cosa pensi del referendum che Cameron vuole proporre per decidere se l’Inghilterra uscirà o meno dall’Unione Europea?
Non penso sia una buona idea cercare di isolarsi. L’Inghilterra ha sempre avuto contatti molto stretti con il continente. D’altro canto, conoscendo i miei compatrioti, molti considereranno la sua posizione nei confronti dell’Europa patriottica e Cameron spera che, portando avanti questa idea, potrà accaparrare qualche voto in più.
Come avete scelto il nome dell’album?
Biff scrive la maggior parte dei testi della band e gli è sempre piaciuto scegliere testi e titoli molto d’impatto, che creino delle immagini vivide nella testa ed abbiano un suono potente. Per la canzone Sacrifice è stato ispirato dai Maya ed Inca, che avevano l’abitudine di sacrificare esseri umani per ingraziarsi le divinità solari, strappando il cuore delle vittime. Non il tipo di cose che vedi in Chiesa… per lo meno finché le porte sono aperte. Quindi “sacrifice” era una parola piuttosto ovvia da usare, ma suona molto figa.
Per Made in Belfast avete preso spunto dal Titanic…
Parla del lavorare in team per combattere contro le avversità e sovrastare le situazioni difficili. Costruire una nave cento anni fa era un’impresa realmente difficoltosa, che coinvolgeva molti uomini e mezzi. Naturalmente c’è anche molto metallo coinvolto nella struttura di una nave, cosa che si adatta bene ad un’associazione di idee con la musica metal. Proprio per questo gli abbiamo dato un ritmo industrial. Era un argomento molto adatto ad una persona come Biff.
Le nuove canzoni sembrano fatte apposta per essere suonate dal vivo…
Abbiamo già suonato Sacrifice a Dicembre in Svizzera, in un concerto con i Motorhead, ed in Olanda. Warriors on the Road, Stand Up and Fight, Walking on Steel sono pezzi che andranno molto bene dal vivo… Mi piace particolarmente Weels of Terror. E’ un album con pezzi che renderanno facilmente le persone felici.
Cosa pensi dell’attuale scena metal?
Mi sembra un buon periodo. Ci sono molti metal festival e la possibilità di condividere la musica mandando file tramite emails o conoscere i gruppi ascoltandoli su You Tube. Ovviamente, a causa della crisi economica, non è facile per le persone comprare i biglietti dei concerti e diventa più complicato anche andare in tour e riuscire ad avere le cose ed i soldi che chiedi. Dieci o quindici anni fa era più difficile per le bands andare in tour, alla gente non importava molto del metal. La metà degli anni ’90 è stato un periodo in cui il grunge aveva monopolizzato tutto, ma adesso la gente sembra apprezzare di nuovo il metal.
Tu sei considerato l’icona del bassista metal, al pari di Steve Harris degli Iron Maiden. Come vivi questo tuo ruolo?
Come dici tu è un ruolo, appunto, ma che va preso con serietà. Bisogna dare il cento per cento sia quando componi un disco che quando suoni dal vivo; i fan mettono i soldi da parte perché vogliono ascoltare un bel disco e vedere un bello spettacolo da parte della band che amano. Hai una responsabilità nei loro confronti. Quando ero un ragazzo, aspettavo con trepidazione l’uscita dei dischi delle mie bands preferite, sperando sempre che fossero buoni come i precedenti o migliori, e mettevo i soldi da parte per vederle in concerto o almeno comprare le videocassette dei concerti. Spero anche di essere una fonte di ispirazione per le persone.
So che hai quattro figli, ascoltano metal anche loro?
La mia figlia più grande ha quasi diciotto anni ed è anche venuta al Wacken con la band quando era piccola, ma attualmente le piacciono il blues, il rock, la disco. Il mio figlio più grande ha quindici anni ed è totalmente pazzo per il metal, ha partecipato a tutti i Wacken praticamente da quando è nato, viene in tour con noi e suona in un paio di bands, batteria e chitarra. Rosalie ha undici anni, ama ballare e cantare, fare il bungee jumping , il rock ed il pop. Il più piccolo ha sette anni e suona la batteria… ma soprattutto gli piace arrampicarsi ovunque gli capiti!