Dopo averli investiti ufficialmente con il titolo di migliore esibizione al PPM Fest, io e il caro Gandy non potevamo certo farci scappare l’occasione di fare un giro nel backstage per scambiare quattro chiacchiere con Andrea Arcangeli (basso) e Mark Basile (voce). Un’intervista piacevole, lunga e distesa, in cui i ragazzi ci hanno raccontato presente, passato e futuro di una delle migliori band che l’Italia ha da proporre al mondo.
Iniziamo parlando del nuovo album, Momentum, che ha ricevuto una grande accoglienza da parte di pubblico e critica. Ve lo aspettavate? Vi siete accorti di stare lavorando a qualcosa di importante in studio?
Andrea: Dunque…felici di come sta andando finora il disco, sì, assolutamente, siamo contentissimi. Se ce lo aspettavamo…beh, non è una cosa che per come siamo fatti, come persone, ci siamo chiesti prima. Certo, capita di chiederti se certe cose piaceranno o meno alla gente, ma siamo già contenti di essere riusciti a scrivere questo disco che, come il precedente Frame, rappresenta la naturale evoluzione del nostro sound. Quando ci siamo resi conto dei pezzi che avevamo siamo stati felicissimi di aver completato il lavoro, di averlo potuto registrare e delle reazioni che ha suscitato.
Mark: La preoccupazione principale era quella di riuscire a comunicare all’esterno il mondo che oggi sono i DGM: ci sta a cuore che le persone che ci ascoltano recepiscano i messaggi che vogliamo dare. Tutto il resto sono conseguenze, cose a cui durante il processo di scrittura non pensi.
Avete parlato di evoluzione…quali sono secondo voi le principali differenze tra Momentum e i vostri precedenti lavori?
Andrea: In realtà non parlerei di differenze. Dal 2006 ad oggi, ossia da quando Simone Mularoni è diventato il chitarrista della band e poi dal 2008 quando è arrivato Mark, per noi c’è stata una naturale evoluzione nel senso che, ad ogni disco, noi troviamo dei pezzi che, a nostro parere, sono sempre più belli, quindi c’è una grande soddisfazione personale. A livello stilistico, se guardo i nostri lavori nell’insieme e mi metto nei panni di un ascoltatore, trovo uno stile che è sempre quello, un metal melodico. Ci trovo lo stile DGM.
In generale, in Momentum però trovo pezzi che sono più oscuri rispetto a quelli di Frame, che invece era un disco molto solare. Frame è arrivato in un momento molto felice per i DGM, con un nuovo cantante, Simone in pianta stabile nella band e tutti in condizioni personali di un certo tipo. Momentum, fatto con la stessa formazione, è stato invece un disco molto più profondo per ognuno di noi, sia come musica che come temi trattati. La differenza che trovo io è quindi solo nel colore, lo trovo semplicemente più cupo.
Mark: In Momentum sono confluite le esperienze che, finalmente, abbiamo avuto la possibilità di affrontare insieme con una formazione stabile. L’evoluzione c’è perché, appunto, abbiamo potuto crescere insieme come gruppo, come capacità di interagire gli uni con gli altri, abbiamo fatto tante date e anche la nostra vita si è evoluta. L’approccio di base rimane lo stesso, ma Momentum riflette un periodo che non è dei più felici.
C’è un concept particolare dietro?
Mark: I testi li abbiamo scritti insieme, facciamo quasi tutto insieme, discutiamo, ci confrontiamo. Le tematiche di questo disco, in particolare, sono uscite da me, Andrea e Fabio. Dai testi filtra direi la sensibilità, è un disco molto più emotivo dei precedenti, quindi anche più oscuro. I testi parlano semplicemente delle emozioni umane.
Andrea: Non si può parlare di concept ma c’è un filo conduttore. Quando scrivi o ti inventi una storia o tutto viene dall’esperienza personale. Questi testi sono stati scritti partendo da situazioni personali, esterne alla band, che non erano proprio delle più felici, infatti i testi sono abbastanza forti, che anche alcune volte sono in contrasto con la musica, ma è giusto così.
C’è una collaborazione importante con Russell Allen, come è nata e come vi siete trovati con lui?
Andrea: Da quando abbiamo fatto il tour coi Symphony X abbiamo avuto modo di conoscerlo. È una persona molto alla mano, che ride e scherza con tutti. Anche noi siamo fatti così ed è nato un feeling molto positivo. Da quel momento in poi siamo sempre stati in contatto.
Mark: Abbiamo anche fatto il concerto insieme agli Adrenaline Mob a Roma
Andrea: Quando abbiamo finito di scrivere i pezzi, gli abbiamo chiesto la disponibilità e lui fin da subito si è mostrato entusiasta. Non è potuto venire fisicamente in Italia per registrare, abbiamo fatto tutto a distanza, ma già la prima registrazione che ci ha mandato indietro era così buona che è andata benissimo così!
Mark: Gli è piaciuto anche il pezzo e siamo contenti di questo!
Secondo me è un gran pezzo ed è perfetto per lui! Che succede nella scena prog romana ultimamente? Stanno arrivando un sacco di ottime band e i locali sono spesso pieni di gente, siete d’accordo?
Andrea: Roma ha tanti fan del genere ed è piena di ottimi musicisti grazie alle tante scuole presenti. L’unica pecca è che non ci sono tanti locali. Quindi quando c’è tanta fame e pochi posti, i locali si riempiono. Inoltre, dopo il boom del prog successivo all’esplosione dei Dream Theater, oggi le persone che suonano lo fanno secondo me con maggiore qualità rispetto al passato. E poi oggi si punta molto sulla melodia anche nel prog, riuscendo a conquistare il pubblico: si è capito che fare prog non vuole dire per forza sfoggiare la tecnica e basta, ma vuol dire anche e soprattutto costruire canzoni. Questo aiuta le band a venire fuori e a farsi applaudire dal pubblico.
Mark: Poi la melodia è una cosa italiana, dobbiamo fare tesoro di tutta l’esperienza che abbiamo e fare le cose che sappiamo fare.
Avete parlato di mode e allora vi chiedo: siamo qui, in un festival dove ci sono tante band power, un genere che ha effettivamente vissuto una moda e una successiva parabola discendente. Invece i DGM sono sempre stati un punto di riferimento in Italia per un certo tipo di musica. Secondo voi cosa vi ha aiutato a rimanere lì, al top?
Andrea: I DGM hanno avuto, senza falsa modestia, un proprio stile, fin dal primo disco, anche se nessuno di noi era presente.
Mark: Noi che siamo entrati dopo infatti ci riconosciamo pienamente in quello che è il passato della band.
Andrea: C’è stata la capacità, da parte di chi è entrato dopo, di riuscire a mantenere integro questo stile. Non era facile perché Diego (la D di DGM, che tra l’altro è qui con noi e ci segue sempre) aveva un modo di scrivere completamente diverso rispetto a Simone, molto più vintage. Ma per entrambi il punto di forza è sempre la melodia: sempre attenti al ritornello giusto, al bridge centrato, alla strofa che “acchiappa”, al solo che non deve essere troppo dilatato.
Mark: A differenza di altre band che suonano il nostro genere io vedo che chi c’è adesso o chi c’è stato in passato è sempre stato preoccupato di dare giustizia a ciò che scriveva come canzoni, più che a mettersi in evidenza come singolo.
Andrea: Ci sono stati dischi con sfumature più prog, tipo Hidden Place, ma anche lì, senza mai avere la pretesa di fare suite strumentali da decine di minuti.
Uno o due nomi con cui vi piacerebbe suonare dal vivo, così, i primi che vi vengono in mente
Andrea: Bah, un sogno già l’abbiamo realizzato con il tour insieme ai Symphony X. Per vastità di pubblico ti direi gli Ac/Dc!
Mark: Con Jorn sarebbe divertente, anche coi Dream Theater.
Andrea: Io ti direi i grandi nomi, tipo Metallica e Iron Maiden. Ma una cosa che mi piacerebbe davvero fare sarebbe un festival con tutte le band con cui ci siamo trovati bene in tour o sul palco. Ad esempio domenica suonano i Circus Maximus, persone splendide e grandi musicisti.
Mark: Anche i Pagan’s Mind, che sono stati spesso con noi e ci siamo sempre trovati alla grande.
Adesso vi parlo di un mio cruccio. Solitamente non sono uno di quelli che critica a priori l’Italia, anche perché spesso all’estero stanno peggio di noi per tante cose. Ma l’audio ai concerti è una vergogna tutta tricolore. In Italia, soprattutto in tour con tante band o di supporto a nomi grossi, i gruppi che suonano per primi hanno solitamente una resa audio imbarazzante. Avete avvertito anche voi questa cosa? E’ effettivamente un’anomalia tutta italiana?
Andrea: Sì, è un dato di fatto e dipende da un po’ di cose. Se parliamo di locali medio piccoli è sempre l’organizzazione artistica che “blocca” i primi gruppi e te lo dico per esperienza. Nei locali medio grandi dipende…può succedere, in italia c’è la mentalità di fare così per far risultare migliore il gruppo finale.
Mark: E’ completamente controproducente. Tu fai un evento e non valorizzi quelli che inviti, è ridicolo. Anche perché non aiuti gente magari con meno esperienza e con più necessità di farsi apprezzare. Devo dire che in tour, ad esempio coi Symphony X, non ci è successo niente del genere.
Andrea: Esatto, ci è capitato solo in Italia effettivamente. E comunque, se sei la band di punta devi necessariamente risultare la migliore, a prescindere dall’audio.
Ok ragazzi, grazie mille davvero per la chiacchierata! A voi lo spazio per salutare e per ricordare i prossimi appuntamenti!
Andrea: Abbiamo ancora un paio di appuntamenti in estate: il 15 Giugno saremo al Rockville Fest vicino a Verona, mentre il 21 Giugno torneremo in Belgio per lo splendido R-Mine Metal Fest. Stiamo poi cercando di organizzare un minitour in Europa per l’autunno, vedremo. Grazie a te per l’intervista, un saluto al Graz e a tutti i lettori. Grazie per il supporto e per la bellissima recensione: metal.it ci ha sempre trattato alla grande!