Ieri ho finito di prepararmi una versione dell'album che dura 99 minuti e 27 secondi (taglia e cuci fatto con i potenti mezzi di una vecchia versione free di virtual dj) e sinceramente sentito così è un autentico, meraviglioso capolavoro. Di pezzi interi ne ho tagliati pochini: i cinque NOMACS, act of faythe, begin again e whispers on the wind. Inoltre ho tagliato qualche intro o qualche coda che a mio avviso appesantiva. Non è che non ho niente da fare. Ho fatto per due notti le tre del mattino, ma volevo vedere cosa ne veniva fuori... ed è la solita questione, se questi incredibili musicisti usassero un pochino più le forbici (insomma sono sempre 100 minuti!!!) darebbero vita a immensi capolavori. Quindi, marcoozzy84, direi che la noia è molto meno... prova a pensare se mentre ti stai gustando un bel rapporto con una bellissima donna ogni cinque minuti fossi interrotto da qualcuno, anche solo per un minutino, beh il ricordo che ne avresti non sarebbe eccezionale, pur essendo il tempo di godimento nettamente superiore alle interruzioni, giusto?
Ciò che è certo è che, come già detto da alcuni di voi, ciò che magari non può piacere (presenza di troppe ballad o brani da musical) non è dovuto a mancanza di idee. Qui ce ne sono così tante che i DT avrebbero potuto fare un quadruplo se avessero voluto sbrodolare come hanno fatto molte volte. Insomma con le idee presenti in moment of betrayl per loro ci va niente a fare un brano di dodici/quindici minuti. E forse, anche se su questo li si è spesso criticati, al fan medio sarebbe piaciuto così e potersi risparmiare brani come chosen o begin again. Insomma anche in a new beginning, anzichè sviluppare di più alcune parti cantate o i break strumentali tipici del loro stile, hanno inserito una coda di due minuti e mezzo su ritmo di batteria sempre uguale con assoli piuttosto controllati di Petrucci. E' chiaro che tutto ciò è voluto, magari non pienamente condivisibile, ma voluto. La buona notizia è che hanno effettivamente creato una mole di melodie incredibile e molte di queste sono splendide. Ai primi ascolti si fa fatiche ad apprezzarle proprio perchè troppe e su registri troppo tranquilli per le nostre metallose orecchie, ma ci sono. Personalmente avrei preferito che, specie nella parte finale del secondo disco, riprendessero temi come quello iniziale di a life left behind o di the path that divides e dessero una botta finale di vita, anzichè affossarsi su brani come loosing faythe e la finale astonishing. Ma pazienza. Ce ne fossero di gruppi che dopo trent'anni di attività riescono ancora a mettersi in gioco così e a comporre e registrare un mastodonte del genere in un anno (ricordo che fino a novembre 2014 erano in tour)
Quando avevo visto petrucci postare la foto della sua chitarra acustica anzichè di quella elettrica avevo temuto un passaggio a sonorità più soft, già abbondantemente annunciate dall'album del 2013... so che sono un nostalgico ma al contrario di molti avevo preferito infatti Turn of events a Dteam Theater, proprio perchè anche se pieno di deja vu è quello ciò che amo dei DT. Credo che se ci fosse scritto Spock's beard sulla copertina Pippo starebbe parlando di capolavoro o quasi... ma c'è scritto Dream Theater e giustamente ti aspetti certe cose (anche se molta gente negli anni li ha criticati proprio perchè facevano quelle cose!)
Bridges in the sky e Outcry sono un po' il simbolo di questo nuovo album; pezzi lunghi tecnici, ma anche vari, divertenti, entusiasmanti, con linee vocali stupende, che ti restano in testa, ma che grazie alla struttura dei pezzi non ti stufano. Questo è ADTOE, una sorta di ibrido tra images and words e train of thought, passando per qualcosa di Octavarium. Ma soprattutto è l'album in cui si risente bene il basso de in cui le tastiere se la giocano alla pari con la chitarra.
Dopo Systematic Chaos quest'album rappresenta un passo in avanti, ma rimangono alcuni problemi, cioè in particolare pezzi molto più lunghi del necessario (nightmare, the best of times, la parte atmosferica di count of tuscany), growls inutili e orrendi. E' un album con idee bellissime, linee melodiche stupende ma rovinato da questi particolati che fanno sì che dopo 7-8 ascolti ti passa la voglia di sentirlo.
Il primo disco, sperimentale, ostico, innovatore è un capolavoro, specie The great debate e l'iniziale glass prison, il brano più duro composto dai DT fino a quel momento. Disappear è di nuovo sperimentale e stralunata, sembra un altro gruppo, con Rudess che finalmente sperimenta con i suoni. La suite sul secondo disco non è perfetta, ma comunque considerando i 42 minuti di durata è ben equilibrata e la versione sul live Score con l'orchestra le rende piena giustizia!