E’ un inizio d’anno scoppiettante per gli amanti dell’estremo. Dopo aver subito il bombardamento sonoro del nuovo Napalm Death, ecco arrivare i mostri sacri del Brutal Death Metal, i
Cannibal Corpse, a rincarare la dose con questo
“Evisceration Plague”, che si dimostra dai primi ascolti il consueto concentrato di ultraviolenza senza compromessi.
Le differenze con il predecessore, l’ottimo
“Kill”, non sono molte ma rilevanti. Innanzitutto è evidente la scelta di orientarsi sempre più sui mid-tempo rispetto al passato, a volte centrando l’obiettivo (la title-track), a volte non completamente. L’album, inoltre, risulta fin troppo “monolitico”, anche per gli standard della band, e dopo la sorpresa iniziale, l’entusiasmo può scemare un po’ con gli ascolti lasciando il posto a una serpeggiante sensazione di già sentito. Infine, il basso di
Alex Webster, un tempo vero e proprio trademark della band statunitense, è relegato inspiegabilmente in secondo piano a discapito di una produzione altrimenti eccellente.
Fortunatamente, però, i (pochi) difetti di “Evisceration Plague” finiscono qui. Ciò che vi aspetta non appena premerete il “play” del vostro stereo, è il solito, distruttivo, massacro sonoro a cui i Cannibal Corpse ci hanno abituati in anni e anni di onorata carriera: come non esaltarsi fin dall’opener
“Priest of Sodom”, con il suo incedere così sconnesso, o davanti a quella perla di Death Metal cadenzato che è
“A Cauldron of Hate”? Come non rimanere inermi di fronte al brutale mordi e fuggi di
“Scalding Hail”, (molto Slayeriana a dire il vero) o a quella vera e propria lezione di pura malvagità in musica (e in tematiche, ovviamente), che è la succitata title-track?
George “Corpsegrinder” Fisher si conferma più in forma che mai, ribadendo, come se ce ne fosse ancora bisogno, che Chris Barnes è ormai solo un ricordo; la sezione ritmica è, come di consueto, di devastante impatto e i due axe-men
Barrett e
O’ Brien si divertono sadicamente a innalzare un muro sonoro assolutamente invalicabile, macinando riff su riff.
I Cannibal Corpse nel 2009, sono questo e molto più: un meccanismo insossidabile, un’inesauribile macchina dispensatrice di ferocia, la quintessenza del metal più estremo ed efferato e la loro ultima creatura è, al solito, degna di nota. Per gli amanti dell’estremo più morboso, questo “Evisceration Plague” sarà un gradito ritorno; probabilmente non varrà lo stesso per altri, ma il consiglio è di dare comunque una possibilità a questo gruppo, che merita pienamente il grande successo ottenuto in questi anni di onorata (e coerente) carriera.