Mah, un po' povero questo "Diary in Black" dei Rawhead Rexx. Devo ammettere che la band non mi ha mai colpito particolarmente, né con il precedente e mediocre lavoro, né con le esibizioni live, forse divertenti ma velocemente consegnate all'oblio. Questa nuovo album non compie grandi passi in avanti, e come il suo predecessore si lascia ascoltare facilmente, grazie al mix tra il sound più roccioso tedesco e quello del power US, ma non riesce proprio a decollare. In "Diary in Black" si viaggia su tempi più cadenzati e vengono privilegiate le grandi melodie, come quelle di "Barons Overthrow" o della piacevole ma prolissa title-track. Quello che continua a non convincermi affatto è proprio la voce di Juergen Volk (ex-Glenmore), uno dei membri fondatori dei Rawhead Rexx, la cui timbrica mi è davvero anonima e inespressiva. Lungi da me il mettere in dubbio le sue capacità tecniche, ma il cantato di una "Dragonheart" è davvero troppo impersonale ed inefficace. Tra le grandi pecche di questo "Diary in Black" devo purtroppo segnalare anche i testi, che rasentano il caricaturale con "Metal War" (musicalmente davvero sempliciotta) o la già citata "Dragonheart". Tutto sommato qualche episodio buono in questo "Diary in Black" c'è, come per esempio la opener "Return of the Dragon", o la bella "What If", ma si tratta comunque di un disco davvero ordinario quale ce ne sono ormai mille altri, senza picchi qualitativi e senza momenti particolarmente degni di nota. Trovo oltretutto i Rawhead Rexx penalizzati da una produzione fredda e spenta, che non rende per niente giustizia ai pezzi e allo stile della band: le chitarre graffiano davvero poco, mentre la batteria, con le sue parti onestamente tutte uguali, non trascina come dovrebbe. Se già conoscete la band, sapete cosa aspettarvi; in caso contrario vi consiglio di passare tranquillamente oltre, non vi perderete molto. Il mio personalissimo voto è un 5,5, ma tendente alla sufficienza solo perché in giro c'è molto di peggio; certo è che se gruppi quali i Rawhead Rexx o i Chinchilla sono il futuro del metal tedesco, c'è davvero da incominciare a preoccuparsi.
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