Il class metal è una disciplina molto ferrea e per nulla semplice. Metti una voce un po' più arcigna (
Malice) e si scivola nel calderone dell'heavy metal; produci un disco con meno chitarre e inzuppato di tastiere e ottieni qualcosa di vicino all'aor. Il metallo di classe vive di un sottile equilibrio, giocato su refrain perfetti e riff risolutori e, nessuno, raggiungerà mai il perfetto bilanciamento stilistico dei
Dokken.
I Dokken nascono nel 1982 quando
Don Dokken, dopo alcuni tentativi di ottenere un contratto discografico negli USA, si reca in Germania dove incontra il produttore degli
Scorpions,
Dieter Dierks. Dierks fa cantare dei cori a Dokken sull'album degli Scorpions "
Blackout", ed in seguito gli fa registrare un demo tape. Il manager degli
Accept,
Gaby Hauke, porta il demo alla
Carrere e quindi Don firma il contratto. Dokken fa venire degli USA il grandissimo
George Lynch e
Mick Brown, che negli
X-Citer ha spesso fatto da supporto a Dokken. Il basso dovrebbe essere suonato da
Juan Croucier, ma per ben tra volte perde l'aereo! così le sue parti vengono eseguite dal bassista degli Accept,
Peter Baltes. Croucier, che si trasferirà nei
Ratt, viene sostituito da
Jeff Pilson, che aveva suonato nei
Cinema, la band di
Mike Varney.
A questo punto "
Breaking The Chains" desta l'attenzione dell'
Elektra che acquista la band dalla Carrere, remixa l'album e lo pubblica per il mercato americano, ed è subito un ottimo album che entra nelle classifiche della Billboard per mesi. Nel 1984 registrano il primo classico vero e proprio, "
Tooth And Nail", quindi nel 1985 questo "
Under Lock And Key", per chi scrive il loro album migliore, ma è un'affermazione restrittiva, visto che per molti è l'album definitivo del class metal.
Si parte con
Unchain The Night dove il languido arpeggio iniziale lascia ben presto il posto al primo riff vincente ed il coro immacolato di Dokken.
In My Dreams apre con un coro 'ruffiano' che sembra avere qualche strategia in voga all'epoca, modulato vagamente alla
Duran Duran, ma riff e assoli di chitarra restano risolutamente hard.
Lightnin' Strikes Again è una killer song, mentre
It's Not Love riprende temi cari a Unchain The Night.
Jaded Heart e
Don't Lie To Me non mostrano cedimenti di sorta.
Will The Sun Rise possiede un altro coro a pieni polmoni, con Lynch sempre puntuale nel fraseggio.
'Til The Livin' End chiude in modo speed un episodio tra i più infuocati di sempre a marca Dokken: "Under Lock And Key" ancora oggi risulta imbattibile!
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?