Importanti novità per i
The Silence che, a diversi anni di distanza, danno un seguito al precedente demo "Call My Name" con l'album d'esordio (per quanto autoprodotto) dal titolo "Lord of Mercy", che comunque ne recupera tutte e tre le canzoni che vi erano incluse. Ma non sono mancati nemmeno scombussolamenti a livello di formazione, innanzitutto quella che riguarda il chitarrista storico del gruppo, Alessandro Schettino, il quale dopo l'uscita del cantante Danny Glick si è preso cura anche delle lead vocals, peraltro con buoni risultati che non fanno rimpiangere il suo predecessore.
Pur trattandosi di un'autoproduzione la resa sonora è più che dignitosa, inoltre vengono evitate parecchie delle ingenuità tipiche di un esordio. Il silenzio è rotto dalla cavalcata in doppia cassa di "Way of Silence", con i The Silence che si piazzano a cavallo tra il più classico Heavy Metal ed il Power Speed Metal "made in Italy", anche se poi il primo gruppo che mi viene in mente è quello dei Dark Moor, sopratutto per la direzione presa dalle linee vocali ed il taglio orchestrale dato al brano. Il passo di "Lord of Mercy" non può invece che far pensare ai Running Wild, sia per le melodie sia per la prova di basso e chitarre. Dal già citato e precedente demo la prima delle canzoni a trovare nuova gloria è la convincente, e dal sapore ottantiano, "Night Singer". Tocca poi ai chiaroscuri di "Witch" ed a "Raining My Eyes" far strada alla nuova versione della teatrale "In Thy Embrace", fattasi ora meno enfatica ma altrettanto efficace e convincente, tanto da segnalarsi come una delle canzoni più riuscite e rappresentative dell'album.
Dopo la più melodica e chitarristica "Divine Hunger" ecco rispolverato lo strumentale "Terra Libera", che ribadisce le proprie radici maideniane, mentre il power metal vivace ed accattivante di "Wings of Destiny" e la ballad "Keep the Flame Alive", preparano il terreno alla conclusiva "Keep the Flame Alive", che riparte a velocità sostenute riportandoci così alle coordinate sulle quali si era avviato l'album.
Per i The Silence si tratta di una gradita conferma dopo il già positivo "Call My Name", e non resta che augurarsi che ora non passino nuovamente tutti questi anni prima di ritrovarli da queste parti.
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