Mi sa proprio che questi
Science Faxtion ci vivono davvero su un’altra frequenza, una lunghezza d’onda in cui si può mescolare senza riserve fantascienza stralunata, funk, metal, hard rock e hip hop, forti soltanto delle proprie sostanziose competenze ed esperienze creative, carenti nella “visione” d’insieme e del tutto indifferenti alle regole del mercato (e del gusto estetico!), che suggerirebbero, se non altro, senza per questo intaccare minimamente l’integrità artistica del gruppo, di usufruire di artwork un po’ più attraente e non così “naif”, per usare un eufemismo non eccessivamente ingiurioso.
I musicisti coinvolti nello stravagante progetto sono, come anticipato, piuttosto noti ed esperti, con i nomi di Bootsy Collins, Greg Hampton, Buckethead, Chuck D e Bernie Worrell che sono solo quelli che spiccano maggiormente in un elenco incredibilmente corposo di fantasiosi esecutori i quali, però, in questo contesto, sembrano aver un po’ smarrito la strada nel dare libero sfogo al loro celebre estro.
Ne scaturisce un meltin’ pot discretamente sorprendente, ma anche abbastanza poco ispirato e organico, in cui le molte influenze e una congrua “follia” nelle antinomie e nei cambi d’umore non riescono quasi mai a conquistare né i sensi né il cervello, a causa di una scarsa coesione complessiva e pure di una fastidiosa sensazione di pretenziosità che affiora fin troppo spesso durante l’ascolto del disco.
Si salva così solo qualche pastosa linea vocale, qualche tutto sommato gradevole e divertente costruzione musicale (“Lookin’ for eden”, “At any cost”, “Life-IS IN-Deliver”, “What it is”) e si può ammirare l’eccellente tecnica profusa, ad esempio, nei fulminanti guitar-solos … troppo poco e comunque davvero troppo distante dall’eccellenza del crossover.
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