Copertina 7

Info

Anno di uscita:2009
Durata:28 min.

Tracklist

  1. SLIPPIN’ AWAY
  2. ON THE EDGE
  3. NO FEAR
  4. I CAN’T WAIT
  5. TEARS LIKE RAIN
  6. THE LAST PRAYER
  7. SO GOODBYE

Line up

  • Rachel O’Neill: vocals
  • Luca “Skid” Paltera: guitar
  • Roberto “Rob” Covitti: guitar
  • Gianluca “Bullet” Calisti: bass
  • Danilo “Dani” Bragazzi: drums
  • Claudio “C-Loud” Giovaniello: synth

Voto medio utenti

Il Private Kill è una forma estrema di spettacolo che consiste nel guardare nascosti dietro un vetro, due o più persone che si massacrano a mani nude […] la (gradita, vista la mia ignoranza in merito …) annotazione fa parte della ricca documentazione allegata a “No fear”, l’esordio autoprodotto di quest’interessante sestetto barese di recente formazione (settembre 2008), che proprio da questa (per me) inconcepibile pratica voyeristica mutua il suo monicker.
Interessante, si diceva, sia dal punto di vista concettuale, sia da quello squisitamente musicale.
Partendo ad analizzare il primo, rileviamo innanzi tutto che in realtà l’osservazione celata del summenzionato “spettacolo” diventa, proprio come le maschere che i nostri indossano nella foto promozionale acclusa, una sorta di metafora del sofferto occultamento della propria personalità dietro le apparenze volute dalle regole della società comune, che aumentano la distanza tra la vita interiore e quella esteriore. Degno d’attenzione, poi, proseguendo nell’analisi “filosofica”, è il tema lirico che sostiene il dischetto, il quale affronta la paura nelle sue varie manifestazioni e vuole in qualche modo rappresentare uno stimolo e un incoraggiamento a superare senza timori le inevitabili difficoltà della vita.
Arrivando alla musica, i Private Kill dimostrano di essere ugualmente stimolanti ed avvincenti, proponendo una miscela sonora che assorbe impulsi creativi dal nu-metal, dal post-grunge e pure qualcosa dal gothic-rock, ma sempre con notevole temperamento ed espressività, consegnando agli ascoltatori architetture armoniche costantemente calibrate e accattivanti.
Grande cura nelle melodie, ora velatamente malinconiche, ora intense, ruvide e decise, le ritmiche ben strutturate, chitarre taglienti e incisive, linee vocali piene e consistenti nell’interpretazione (forse talvolta migliorabili solo un po’ nell’ambito del controllo delle tonalità) e un intelligente uso dell’elettronica, rendono “No fear” un ottimo esempio di come combinare spaccati d’estrazione metal e marcate venature rock possa ancora essere una formula vincente, così come lo è stata per gente del calibro di Linkin’ Park, Lostprophets, 30 Seconds To Mars e Breakin Benjamin, senza per questo doverne fastidiosamente scimmiottare le movenze artistiche.
Pezzi preferiti: “On the edge”, “No fear”, “Tears like rain” e “The last prayer”, quest’ultima ispirata all’esperienza di Derek Rocco Bernabei, italo-americano condannato a morte e giustiziato nel 2002 per un reato mai commesso.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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