L'avevano preanunciato e hanno mantenuto la parola: i
Samael sono tornati a picchiare duro come non succedeva da anni. Tuttavia non si tratta di una brusco ritorno verso album come "Ceremony Of Opposites" o "Worship Him", anche perchè gli svizzeri non sono certo un gruppo che si guarda troppo indietro, e anzi prosegue il proprio discorso musicale in maniera sempre autonoma. Il nuovo "Above" è più vicino ai Samael post-"Passage" che a quelli risalenti al periodo ante-1995: la sostanziale differenza si ha nell'approccio alla musica; le tastiere vengono completamente spogliate dell'incedere industriale che caratterizza il periodo più recente del gruppo, e rimangono sullo sfondo a riempire i fori che il tessuto sonoro della musica lascia inevitabilmente aperti. Bene in primo piano le chitarre, così come la batteria che pare aver dimenticato i campionamenti così siderali e moderni a cui eravamo abituati. Eh ok, ma le canzoni come sono? Come già detto, nessun ritorno al passato, bensì l'ennesima mutazione/assestamento del gruppo: di certo la palma come migliori pezzi di "Above" spetta a "Polygames", quadrata e marziale, "On The Top Of It All" che riporta in auge un gusto orientaleggiante già presente nella discografia recente dei Samael, "Illuminatiom", "God's Snake" e l'opener "Under One Flag". Il disco viene però penalizzato da un lavoro troppo statico a livello di batteria, con una doppia cassa certamente potente e di impatto, ma troppo presente e statica, appesantendo l'ascolto di "Above"; ripetitività di fondo che tra l'altro è in una certa misura riscontrabile nei pezzi stessi.
In definitiva un buon disco, certamente piacevole da ascoltare e che, nonostante sia differente dai precedenti lavori dei Samael, lascia trasparire con chiarezza lo stile unico del gruppo. Chiunque si aspetti un ritorno alle sonorità estreme del sacro trittico "Worship Him", "Blood Ritual", "Ceremony Of Opposites" rimarrà certamente deluso, mentre chi apprezza la band tout court troverà piacevole l'ascolto di "Above".
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