Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:55 min.
Etichetta:Apostasy Records

Tracklist

  1. KING DELUSION
  2. PROTEAN
  3. APNOEA
  4. DEADENING
  5. MEMENTO
  6. UNCAGE MY SANITY
  7. DEVOID
  8. DESOLATE RUIN

Line up

  • Jan-Ole Lamberti: guitars
  • Volker Dieken: guitars
  • Jann Hillrichs: drums
  • Carsten Schorn: bass
  • Raimund Ennenga: vocals

Voto medio utenti

Il terzo album, generalmente, rivela interamente la vera capacità e le inclinazioni più profonde di una band ed anche per i teutonici Nailed to obscurity questa regola non scritta è stata rispettata.
Edito ancora da Apostasy Records questo "King delusion" infatti, seppur mantenendo le coordinate di un doom/death melodico dei primi due lavori, smussa un filo gli spigoli più aggressivi puntando forte sulla melodia ed un mood decisamente malinconico regalandoci un ascolto decisamente interessante.
La sezione ritmica Schorn/Hillrichs offre un tiro solido e senza sbavature mentre le asce di Lamberti e Dieken duettano tra loro con un affiatamento ed un divertimento che arriva chiaro all'ascoltatore spesso trasportato da melodie create per arrivare a toccare i tasti emozionali più profondi.
Ottima anche la performance di Raimund Ennenga, in grado di passare da un growl profondo ed evocativo ad un clean di grande impatto emotivo.
Tutte le canzoni della release, ad eccezione della strumentale "Apnoea", sebbene poggino su base decisamente death hanno le cadenze ed i ritmi allungati del doom e richiamano immediatamente alla mente band quali Katatonia, Opeth o Swallow the sun ai quali il gruppo è certamente debitore.
Ascoltando la bellissima "Protean" o la suite "Uncage my sanity" però ci si accorge che riecheggiano anche gruppi come Omnium Gatherum o Eternal Tears of Sorrow nel sound della band, dimostrando ancora una volta che i teutonici hanno appreso molto bene i canoni dettati da gruppi che hanno codificato le regole del genere.
Una menzione a parte merita la conclusiva -e splendida- "Desolate ruin" che crea un'atmosfera disperata, cupa e depressa eppure ipnotica, con una partitura chitarristica finale meravigliosa, un brano perfetto per anime irrequiete e tormentate, alle quali d'altra parte tutto questo "King delusion" pare essere idealmente dedicato.
Un disco - in conclusione- ricco di spunti e privo di filler o punti deboli che, pur non stravolgendo le regole di un genere nè introducendo alcuna novità, risulta fresco e scorrevole anche dopo numerosi ascolti.
Recensione a cura di Alessandro Zaina

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