Copertina 3

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:2003
Durata:39 min.
Etichetta:Morbid
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. BLOOD PULSATION
  2. ADRENALINE
  3. SCHIZOPHRENIC WISDOM
  4. PENALTY
  5. WORMBODY
  6. WHERE IS YOUR SAVIOUR NOW
  7. JESUS DESCENT
  8. EVIL SAINTS
  9. POISON FOR THE SOUL
  10. THE HERETIC
  11. RANDY MARY
  12. BREAKING BOUNDS
  13. ANTHEM OF SCORN
  14. GARBAGE CAN BIOTOPE
  15. GODMORPHOSIS
  16. HATE SPEECH
  17. MALICIOUS AWAKENING
  18. DEMONS CALL
  19. SON OF SHADOWS
  20. DEVIL DANCE
  21. DYSANGELIUM

Line up

  • Clausi: vocals
  • Eisen: guitars, backing vocals
  • Taki: bass
  • Ventilator: drums

Voto medio utenti

Per la serie “non c’è mai fine al peggio” e “in fuga dalle miniere” ecco a voi i Blood, una band tedesca in giro, addirittura, dal 1986 e autrice di ben 6 dischi prima di questo e una vagonata di split (anche con gente del calibro di Impetigo e Dead Infection), ep e demos che sommati fanno la bellezza di ben 26 releases!!! Non mi piace essere duro con le bands, soprattutto con quelle come i Blood che sono in giro da molto tempo, ma giuro che non riesco a capire come siano riusciti ad arrivare al settimo disco. Il genere proposto è uno scontatissimo grind/death con una forte carica thrashy ma che non ha una idea una che sia decente. Già alla terza canzone la noia assale di brutto e menomale che difficilmente le 21 tracce superano i due minuti di lunghezza. Il cantante, Clausi, oltre ad avere una delle facce più brutte che abbia mai visto, ha anche una delle voci più anonime e piatte che abbia mai sentito e più di una volta mi è sorto il dubbio che abbia usato dei filtri per “irrobustirla”, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Mi accontento di sapere che il risultato è scadente così come il disco in generale. I Blood (che fantasia…) sono una band noiosa e fastidiosa, una di quelle band capaci di farti perdere la pazienza, soprattutto quando per sembrare fighi aprono il disco con campane a morte (o forse era il rumore di uno sciacquone?) e un’angelica voce lirica femminile, la quale chiude anche il disco prima dei 4 minuti quasi ambient finali senza senso. Insomma ste cose vanno bene quando hai un background fatto di musica con le palle, chissà se verso il ventesimo anno di carriera e la cinquantesima release questi tedeschi sfuggiti alle miniere della Ruhr lo capiranno. La mazzata finale è una copertina ed un titolo del disco che si dibattono tra blasfemia di serie z, temi pseudo-ricercati e approssimazione assoluta. Vi assicuro che anche nelle più fetide cantine della nostra povera e bistrattata patria ci sono decine di bands che possono fare il culo a questi tedeschi. Evitate come la peste cotanto concentrato di fetenzia sonora.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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