Du' palle.
Infinite. Potrebbe concludersi qui la recensione critica di questo nuovo album di
Malmsteen e vi assicuro che risparmiereste tempo voi ed io potrei fare qualcosa di più utile e remunerativo.
Tuttavia, in occasione del 46esimo compleanno del maestro svedese, e visto che non ho nulla di meglio da fare, eccomi a sciorinare i perchè di un disco veramente inutile e sconsigliabile persino al più fiero ed irrudicibile fan di Yngwie.
Alla notizia della realizzazione di un lavoro interamente basato sulle ballad della sua carriera, per l'occasione totalmente in chiave acustica, un brivido freddo è corso lungo la nostra schiena: ottima idea o pacchianata incredibile? valorizzazione o noia mortale?
Alla luce dell'ascolto del disco, la seconda risposta emerge granitica ed incontrastata.
Sebbene la copertina ci abbia ingannato, ed è da segnalare come incredibilmente per una volta Yngwie ci abbia risparmiato il suo faccione photoshoppato o qualche posa tamarra a favore di una donna a dir poco stupenda peraltro ripresa con un'ottima fotografia (vi prego, ditemi che non è la sua nuova moglie -___- ), bastano le prime note di "
Forever One" ad ucciderci dentro, a rubarci l'anima, come tanti piccoli emuli di Luciano Moggi.
Punto primo: ma come è pensabile di realizzare un disco di ballad, peraltro in chiave acustica, senza singer? come è possibile far assumere tutte le linee vocali a strazianti e lancinanti (nonchè pallosi, lo ribadiamo) assoli?
Punto secondo: i suoni scelti da sua maestà sono quanto di più plasticoso, riverberato e fastidioso avrebbe potuto scegliere.
Sembra una produzione curata in 10 minuti, da ubriaco e di fretta, prima di andare in piscina a sorseggiare un mojito; probabilmente, visto il personaggio, è andata proprio così ma questo non significa certo che dobbiamo essere noi a pagarne il fio.
La situazione non migliora ceramente con l'inedita "
Angels of Love" ed anche un cavallo di battaglia come "
Save Our Love", uno dei migliori brani di "
Eclipse" del 1990, ne esce davvero con le ossa rotte.
Si salvano vagamente "
Brothers" e "
Memories", ovviamente a causa del contesto e del valore delle versioni originali, ma la lagna è davvero infinita e non conosce sosta.
Chiudono "
Sorrow", che già era una botta nella versione "normale" ed
arricchita da indecenti cori gregoriani fatta col Bontempi regalatogli alla fine della scuola elementare, e "
Prelude to April", ennesimo brano dedicato all'amore eterno della ennesima moglie, fino alla prossima, ovviamente.
In definitiva "
Angels of Love" è un disco che se ascoltato tutto di fila ammazzerebbe un toro dopato di EPO, facendolo schiattare agonizzante al suolo.
Un lavoro che dopo un ritorno validissimo come "
Perpetual Flame" contribuisce nuovamente ad affossare la figura di Malmsteen e ad arricchire la sua discografia con un altro cd decisamente inutile e dannoso, insieme alle mille compilation, raccolte, live, best, orchestre e quant'altro.
Nella speranza che con il prossimo cd normale, con
Ripper alla voce, si ritorni alla qualità del 2008, non possiamo far altro che schifare questo capitolo ed evitarlo come la peste.
Credetemi, non vale la pena nemmeno averlo gratis, regalato o scaricato.
Peccato per la plastica e la carta sprecati per il suo confezionamento.