Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2023
Durata:43 min.
Etichetta:Bad Omen Records

Tracklist

  1. THE FIRE'S CONTROL
  2. ANGEL OF LIGHT
  3. TIME AND DOUBT
  4. STRONG HEART
  5. DELIVER US
  6. A THOUSAND YEARS
  7. GOLD LIGHT
  8. ENDLESS BATTLE
  9. FUTURE IS GOLD
  10. DIGGING DEEPER

Line up

  • Colin Hendra: vocals, guitar
  • Alex Haslam: guitar
  • Andy Shackleton: bass
  • Aaron Hay: drums

Voto medio utenti

Quarto capitolo discografico sulla lunga distanza per la band britannica capitanata da Colin Hendra, e dopo quel piccolo capolavoro denominato “III: Pentecost” era lecito attendersi un successore degno di cotanto fascino e magari, assecondando l'inestinguibile (e spesso irrazionale) speranza rockofila, addirittura un ulteriore passo in avanti di un percorso artistico in costante progressione.
Ebbene, diciamolo subito, “IV: Sacrament” non arriva a tanto e tuttavia conferma appieno quanto di buono espresso finora dai Wytch Hazel, autentici maestri nel dipingere evocative stesure melodiche, attingendo dagli insegnamenti di Thin Lizzy, Wishbone Ash, Blue Öyster Cult e Jethro Tull.
Un approccio che non si limita, come ben sanno i loro numerosi estimatori, allo scoperto plagio di tali celebrità del settore e che riesce a conferire ai suoi arcani affreschi armonici e ai suoi impasti vocali dalle leggiadre sfumature Westcoast-iane, un magnetismo davvero intenso, distribuito tra spettri dell’antica Inghilterra, lirismo “positivo”, ceselli di chitarre “gemelle” e suggestive stratificazioni canore.
Lo spirito “vintage” che contraddistingue il gruppo, per molti colleghi al limite del naif, qui risulta credibile e soprattutto molto godibile e sebbene il tracciato compositivo iniziato con “Prelude” non subisca alterazioni o aggiuntivi scatti creativi, è francamente impossibile per i cultori del genere non rimanere ammaliati di fronte all’introduttiva “The fire's control” una sorta di fil rouge che ricollega l’albo al suo illustre predecessore.
L’avvolgente e pulsante “Angel of light” è un altro momento molto significativo della raccolta, al pari dei saliscendi di “Time and doubt” (con qualcosa degli UFO nell’impasto sonico), dell’ardore epico di "Deliver us”, del folk malinconico di “Future is gold” e della conclusiva “Digging deeper”, capace di combinare interessanti digressioni strumentali all’interno di una struttura melodica di notevole impatto.
Canzoni, quelle appena citate, che spiccano da una scaletta comunque priva di vere controindicazioni e che confermano i Wytch Hazel tra i migliori araldi di una tradizione musicale intrisa di cultura e leggenda, pregna di valori indelebili atti a propiziare il trionfo della luce sulle tenebre … anche senza “sorprese” di sorta, tutta “roba” che merita di essere sostenuta e difesa.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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