Immaginate una classica serata in un qualsiasi club electro-industrial, tra il continuo pulsare della cassa e le luci psichedeliche. Tutt'a un tratto fanno incursione sulla pista da ballo quattro metallari armati di chitarre distorte e screaming, e si mescolano al sound in sottofondo in un'unica orgia potente e incalzante. Sembra interessante, nevvero? E infatti la proposta dei bresciani Neon Synthesis lo è, al punto da aver ottenuto la produzione dell'album da parte di un certo Victor Love, che del genere può essere considerato ormai uno dei principali promotori.
Vorrei dilungarmi in una descrizione dettagliata di questo "Alchemy Of Rebirth", ma il problema è che rischierei di ripetere pedissequamente quanto detto in occasione della recensione del precedente "Our Empty Rooms". A rileggerla sono rimasto quasi impressionato dalla facilità con cui avrei potuto fare un copia e incolla delle mie parole senza rischiare di trascurare nulla di nuovo. E questo è anche il motivo per cui il voto finale si è abbassato di mezzo voto: se nel 2006 si poteva parlare di una nuova ondata, di sperimentazione e di apertura mentale... nel 2009 rimane difficile utilizzare lo stesso linguaggio, soprattutto ora che questo stile musicale sta affrontando un periodo di lieve appannamento qualitativo. Possono continuare a incidere lo stesso album gli AC/DC o i Manowar, non certo i Neon Synthesis, non certo in questo genere che dovrebbe essere in continua evoluzione.
Mi rendo conto di star dipingendo un quadro desolante, e non è affatto quello che ho intenzione di fare. "Alchemy Of Rebirth" è comunque un album che spazza via il 99% dei lavori rivali: suona freschissimo grazie a una produzione veramente azzeccata, ed è ruffiano e orecchiabile al punto giusto. Una volta si sarebbe detto 'catchy'! Il lavoro della band è apprezzabile sia per quanto riguarda il songwriting sempre variegato che per l'ottima prestazione tecnica. Mi tocca ripetermi ancora una volta a proposito dell'interpretazione di Johnny Thyper: maiuscolo nelle parti aggressive ma anche riuscito nei momenti più teatrali. Tutto l'impianto sonoro funziona e sono pochi i momenti di stanca, quasi tutti concentrati nel finale.
In conclusione: vorrei che questi quattro ragazzi non ce l'avessero con me per le critiche di cui sopra, ma che le prendessero come la lieve delusione di uno dei loro più grandi fan, che probabilmente si aspettava che venisse fatto ancora un passo in avanti. Così non è stato, ma questo per fortuna non rende "Alchemy Of Rebirth" meno interessante. Per il futuro, però, mi aspetto veramente il botto!
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