Con questo
"Cult Of Sin" i belgi
After All tagliano il traguardo nientemeno che del settimo full-lenght album. Sono operativi addirittura dal 1988 e, considerando che in carriera, oltre a sette album, hanno sfornato anche cinque EP...bè, non si può dire che abbiano riposato sugli allori in tutto questo tempo. La storia dei nostri è costellata di alti e bassi qualitativi e purtroppo gli After All non sono mai riusciti a fare il “grande salto”. Che sia giunto il momento di gloria anche per loro? Io glielo auguro. Il disco nasce più che bene, grazie alla produzione stellare del
maghetto Dan Swanö presso i celeberrimi
Unisound Studios e grazie anche ad una serie di collaborazioni che definire “d'eccezione” è quantomeno eufemistico. Sul disco troviamo infatti nientemeno che
Juan Garcia e
Bernie Versailles degli Agent Steel,
Joey Vera degli Armored Saint (tutti e tre impegnati su
“Betrayed By The Gods”),
Andy LaRoque (su
“Land Of Sin”) e
James Rivera degli Helstar (su
“Embracing Eternity”).
Ma veniamo al disco. Dopo l'intro acustica
“Another False Prophecy”, capiamo subito che le intenzioni della band sono decisamente bellicose: la veloce
“My Own Sacrifice” ci viene sbattuta in faccia in tutta la sua cattiveria, tra doppia cassa impazzita, stacchi in (quasi) blast beat che fanno ruggire come non mai il buon singer
Piet Focroul e chitarre che sanno miscelare riff thrash totali con buone dosi di melodia (svedese). Sempre su velocità alte viaggiano le varie
"Scars Of My Actions" (introdotta da uno stacco di batteria da cardiopalma),
"Devastation Done" (con un riffing sul chorus che è quasi death),
"End Of Your World" e la fantastica
“Embracing Eternity” (nella quale, come già detto, echeggiano le vocals dell'impagabile James Rivera). Come sempre, accanto ai brani più tirati troviamo situazioni più moderate, come la già citata
“Betrayed By The Gods” oppure “
Hollow State”. Sia che si trovino in ambiti thrash (e questa volta le parti veloci sono veramente
thrash) che in ambiti più classici, i nostri sembrano sempre a proprio agio, estrapolando un sound sempre potente ed efficace. Personalmente preferisco quando si buttano a tutta velocità (e a volte fanno veramente paura) ma in generale trovo gli After All un gruppo estremamente interessante. Il disco si chiude con la cover (invero senza infamia e senza lode) di
“Holy Diver” dei Dio, e sinceramente potevano anche evitarcela. Ultima segnalazione: sul CD troverete anche un video,
“Scars, Booze And A Bad Case Of Cabin Fever“, che purtroppo non ho potuto visionare non avendo sottomano la versione definitiva dell'album.
Insomma, un disco che può far felice sia i thrashers più convinti che i sostenitori dell'heavy metal più classico (anche grazie alla voce di Piet). Fossi in voi un'ascoltatina a “ Cult Of Sin” la butterei...
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