Copertina 5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:47 min.
Etichetta:Powerage Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. STEALTH
  2. BLEECHIN BONES
  3. INNOCENCE SERENE
  4. A LOST ADORATION
  5. IDEAL ORPHANS
  6. 14.9
  7. I SEE MANS END IN HIS CONTRUCTION
  8. CONVENIENT IGNORANT AMNESIA
  9. INERTIA
  10. PURIFICATION
  11. FRAGILE CRYSTAL DREAM

Line up

  • Phil Humphreys: vocals, guitar
  • Andy Hunt: guitar, vocals
  • Marc T. Jones: bass, vocals
  • Gaz Hunt: drums

Voto medio utenti

I Lethargy sono gallesi, arrivano ad esordire nel mio lettore Cd con questo loro secondo full-length confortati da un certo “hype” e purtroppo deludono alla prova dei fatti.
Il problema di questo quartetto hard / grunge / stoner vagamente psichedelico è che, nonostante gli sforzi e i presupposti (si dichiarano una “Rock / Alternative / Experimental band”), non re-inventa nulla di quello che mutua copiosamente dai tanti maestri che suggestionano la sua proposta e non appare in grado di conferire il giusto impatto alle sue composizioni.
La differenza tra loro e molti altri gruppi simili è che i nostri non riescono proprio, nemmeno in minima parte, a creare uno stile veramente incisivo, anche solo elaborando le varie influenze e metabolizzandole in maniera costruttiva. In questo caso i riferimenti a Soundgarden (a proposito qualcuno mi sa dire che caspita sta succedendo a Chris Cornell … il suo nuovo disco mi sembra quantomeno, ehm… “discutibile”), Kyuss, Alice In Chains, Nickleback, Alter Bridge e Pearl Jam (senza tornare ancora più indietro nel tempo …), galleggiano sulla superficie di una musica priva di un’autentica organicità, per un quadro globale anche un po’ soporifero, oltre che assolutamente non originale.
Ed è un peccato perché i mezzi (con in testa la valente voce di Phil Humphreys e un discretamente efficace groove complessivo) per fare qualcosa d’importante, li avrebbero pure, ma la personalità, anche solo nella gestione oculata dei propri modelli ispirativi all’interno di un songwriting che sappia fare la differenza, è il vero elemento che manca ancora in questo disco.
Non bastano un terzetto di buone canzoni (l’abbastanza interessante title-track, “Convenient ignorant amnesia” e l’opener “Stealth”, che a dispetto del titolo è tra le poche a non passare “inosservata” ai sensi dell’ascoltatore, mentre i tentativi “progressivi” manifestati in “I see mans end in his contruction” e “Fragile crystal dream”, personalmente non mi convincono affatto) e una produzione impeccabile ad opera del noto David Pater (nel suo CV spicca il lavoro su “Images and words” dei Dream Theater) a salvare “Purification” da un giudizio che non si esprime tramite un biasimo assoluto e tuttavia è costretto a tirare in ballo una parolina, “anonimato”, che, ancor di più in questo mercato ipersaturo e livellato, equivale in sostanza ad una contingente bocciatura.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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