Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:32 min.
Etichetta:Sumerian Records

Tracklist

  1. PRISON BORN
  2. THE ANCIENT COVENANT
  3. SHAPE SHIFTERS
  4. COLDLY CALCULATED DESIGN
  5. XENO CHIRST
  6. SONS OF BELIAL
  7. LEGION OF THE SERPENT
  8. PLANETARY DUALITY I: HIDEOUS REVELATION
  9. PLANETARY DUALITYII: A PROPHECIES FRUITION

Line up

  • Michael Keene: Guitar, Vocoder, Clean Vocals
  • Derek "Demon Carcass" Rydquist: Vocals
  • Brandon Giffin: Bass
  • Steve Jones: Guitar
  • Lyle Cooper: Drums

Voto medio utenti

La storia di quel genere denominato Tecno Death Metal meriterebbe sicuramente di essere raccontata, in quanto esempio lampante di quanto possa essere sfortunata una corrente musicale, nonostante l'alto - in certi casi oserei dire spaventoso - contenuto di idee e ispirazione. In particolare all'inizio degli anni novanta ci furono quattro gruppi che più o meno contemporaneamente mutarono il loro stile per virare verso composizioni dall'esasperato tasso tecnico, associato ad una apertura verso contaminazioni estranee al panorama estremo di allora, assolutamente all'avanguardia e per questo in anticipo dei tempi. Cynic, Atheist e Pestilence rappresentavano "The Breed Beyond", la razza oltre come amavano autodefinirsi, un manipolo di band che in qualche caso non riuscì ad andare oltre neanche all'album di esordio, ed in ogni caso vennero stritolati dall'incomprensione del pubblico, non ancora pronto per questo tipo di sonorità. Solamente il quarto di questi gruppi, i Death, riuscirono a mantenere salda la loro leadership, fino al tragico epilogo che tutti sappiamo. Dopo più di un decennio di buio, durante il quale la naturale ricerca di nuovi stimoli e di nuove ispirazioni ha fatto si che nascessero e venissero apprezzata gente quale The Dillinger Escape Plan, Cephalic Carnage, Job for a Cowboy e The Red Chord, mentre prendeva vita quel filone denominato math-core, l'assalto schizzato all'arma bianca dove parti brutal e grind ultratecnico si sposano con altri elementi estremi quali ad esempio il post core. E' naturale quindi che anche il sopito tecno death cercasse di rimettere fuori la testolina, con band storiche che cercano in maniera più o meno convinta di rimettersi in corsa, mentre altri tentano di riscoprire, abbracciare e fare loro questo genere. Mi rendo conto della sbrigatività e semplicità di questa descrizione , ma secondo me è giusto spiegare prima di tutto il fatto che i Faceless rappresentano un modo di fare musica che è nato in anticipo sui tempi e sta più o meno tornando di moda nettamente in ritardo rispetto a quanto sentito in questi ultimi anni. Certo i nostri ci propongono un lavoro assolutamente di spessore, una mezzora abbondante di turbinii tra thrash e death con qualche sconfinamento anche nel black, una costruzione accuratamente progettata e realizzata con mestiere e competenza, dove non manca nulla, dagli stacchi in blast beat agli intramezzi acustici alle voci filtrate in pieno stile Cyinc, senza peraltro sconfinare nella cacofonia e nell'esasperazione tecnica. Per essere bravi lo sono, e meritano ben più di un ascolto, ma tutto sommato non credo che il futuro passi attraverso loro. Diciamo che i Faceless ci possono allietare la nostra attesa per il grande colpo che speriamo di ricevere da qualche altra band.
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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