L'inizio è grind che più grind non si può, ma pure il resto non tradisce le aspettative che si sono venute a creare dopo i primi secondi dalla pressione del tasto PLAY con
"Blood And Locust" nel lettore. Scongiurato il pericolo dell'ennesimo gruppo melodic death/metalcore (quando si tratta di band provenienti dal Nord Europa, ma non solo, il rischio è sempre dietro l'angolo!), gli svedesi
The Arson Project si dimostrano piacevolmente seguaci della corrente grindcore che fa riferimento ai compianti Nasum ed ai sempre ottimi Rotten Sound. In solamente dieci pezzi, per una durata complessiva di 14 minuti, il gruppo riversa sull'incauto ascoltatore una dose massiccia di blast e riff di chitarra spasmodici, sui quali l'ugola sgraziata di Niklas Larson vomita tonnellate di rabbia come da migliore tradizione grind. Fortunatamente i The Arson Project non giocano solamente a chi picchia più duro o a chi suona più veloce, ed ecco che la furia devastatrice dei pezzi viene talvolta interrotta da stacchi cadenzati e carichi di groove, permettendo di recuperare un po' di fiato e non appiattendo la proposta della band che altrimenti risulterebbe assai meno convincente (il brano "Mentalt Avrattad" ne è un fulgido esempio). Che altro dire? Il succo di "Blood And Locust" è tutto qui, nei solchi di un disco furioso ed incazzato che sollazzerà le orecchie di coloro che si beano nell'ascoltare il calore che solo il grindcore in stile Nasum è in grado di generare. Non siamo di certo dinnanzi al disco che muterà per sempre le sorti del genere, bensì ad un album onesto che si colloca in maniera fedele all'interno del filone grindcore del nuovo millennio.
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