Joe Lynn Turner ne aveva già parlato un paio di anni fa, del suo desiderio di traghettare i Deep Purple verso i lidi maggiormente “americani” dell'arena rock che così tanto stava scuotendo all'epoca il mondo della musica. Con un songwriter eccellente come Jim Peterik a dare una mano, chissà che cosa ne sarebbe stato della band di Blackmore e soci? Nulla di tutto questo è mai avvenuto, “Slaves and Masters” (l'unico album dei Purple con Joe alla voce) fu un flop, Ian Gillan fu richiamamto frettolosamente all'ovile, e le cose furono lasciate immutate, con grande sollievo dei fan storici del gruppo britannico.
Parecchi anni dopo, nel 2006, il boss di una intraprendente label italiana presto diventata leader indiscussa del melodic rock mondiale, convinse Turner a rispolverare i brani che aveva scritto per il follow up di “Rescue you”, il suo primo album solista, e che poi non furono più utilizzate. Il risultato fu “Sunstorm”, un lavoro fenomenale, in cui la classe vocale dell'ex Rainbow e la genialità compositiva di Peterik si univano insieme per formare un lotto di canzoni irresistibili, quasi una summa di due decenni di AOR, dai Survivor, ai Journey, agli stessi Rainbow. Ora, a tre anni di distanza da quel primo, fortunatissimo progetto, Joe Lynn Turner decide giustamente di riprovarci e di andare di nuovo a scartabellare nei suoi archivi. E così, tra brani tirati giù dagli scaffali polverosi e composizioni nuove di zecca, nasce “House of dreams”, secondo capitolo della saga
Sunstorm.
Chiariamo subito una cosa: questo, come molte altre uscite targate Frontiers, è un disco di maniera. C'è un progetto di marketing dietro a questo titolo, più che una vera e propria band: basta dare un'occhiata ai nomi coinvolti, dove spiccano i soliti Dennis Ward (che svolge l'ennesimo eccellente lavoro dietro alla consolle), i chitarristi Uwe Reitenauer (già coi Place Vendome) e Thorsten Koehne, il tastierista Gunther Werno (Vanden Plas, Place Vendome) e il batterista Chris Schmidt. Session men di lusso dunque, garanzia per un prodotto che si vuole di sicuro successo. A sbalordire davvero però, ci pensa la caratura dei songwriters coinvolti. Oltre allo stesso Joe Lynn Turner e a Jim Peterik, sono della partita anche i fratelli Tom e James Martin (tanto per intenderci, quelli che hanno tirato fuori autentici capolavori dagli ultimi dischi degli House of Lords) e una fugace apparizione la fanno anche leggende viventi come Paul Sabu e Russ Ballard.
Con una simile parata di prodigi a disposizione, era inevitabile che “House of dreams” uscisse un lavoro indimenticabile. A partire dalla esplosiva magniloquenza di “Divided”, proseguendo per l'eleganza irresistibile di “Don't give up”, passando per lo strepitoso refrain di “The spirit inside”, non è difficile rimanere disorientati e credersi catapultati indietro all'epoca di capolavori inarrivabili come “Difficult to cure” o “Bent out of shape”. Ma non c'è solo lo spettro dei Rainbow nei solchi di questo cd. Inconfondibile è infatti l'impronta di Peterik, e allora le varie “Tears on the pages”, “Say you will” o “Save a place in your heart” sono insieme maestose e dolcissime come solo i migliori episodi di Survivor e Pride of Lions. Un disco che sa essere nello stesso tempo ruffiano (come dimostrano le melodie gigione e autocelebrative di “I found love”) ma anche dannatamente epico e drammatico: da questo punto di vista, “Gutters of gold” è una cavalcata pazzesca, che vive di atmosfere solenni e di un refrain memorabile, candidandosi sin da ora a pezzo AOR dell'anno (l'altra papabile è “Follow me” dei Place Vendome).
Mr. Turner innaffia il tutto con il suo inconfondibile timbro di voce, e ci regala una prestazione per nulla scalfita dagli anni che passano. A chiudere il tutto, come una perfetta ciliegina sulla torta, arriva la rivisitazione di “Walk on”, un brano che Joe scrisse assieme a Desmond Child e che fu poi regalato a Jimmy Barnes. Nonostante i credits altisonanti, questo è forse il pezzo più scontato del lotto, ma non per questo si fa disprezzare, ed offre dopo tutto un degno finale a questo lavoro.
Sarà stereotipato quanto si vuole, sarà l'ennesima riproposizione dei soliti luoghi comuni, ma a me questa roba fa impazzire! Compratelo a scatola chiusa, se vi piace questo genere di musica saranno i soldi miglior spesi di questo mese...