Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:34 min.
Etichetta:Dead End Exit Records

Tracklist

  1. MY DEVOTION
  2. DON’T GIVE UP
  3. DROP DEAD GORGEOUS
  4. THE DARKNESS
  5. KARMA’S A BITCH
  6. TOO LATE FOR SORRY
  7. LA PSYCHO CHIC
  8. NEVER GONNA WIN
  9. ANTHEM OF THE DOUCHE
  10. YOU MAKE ME SMILE

Line up

  • Jonny Law: vocals
  • Candice Levinson: guitar
  • Ryan Harris: guitar
  • Sonny Remlinger: bass
  • Jonny Udell: drums

Voto medio utenti

Io ho un problema. Riesco ancora, dopo tanti anni, a stupirmi di come, a volte, le cose possano prendere pieghe inspiegabili razionalmente. È esattamente quello che mi è successo quando ho ascoltato “Till the wheels fall off”, nuova ‘fatica’ dei Warner Drive. Quando poi ho iniziato a preparare la loro scheda e ad approfondire un po’ la loro conoscenza, mi sono cadute ancora di più le braccia a terra. Già, perché mi sono reso conto che stiamo parlando di una band che è arrivata inspiegabilmente al suo quarto lavoro in studio, che ha diviso il palco col gotha del panorama musicale internazionale e che ha una sfilza di sponsor da far impallidire Steve Vai. E quindi la domanda iniziale diventa ancora più un tarlo: perché? Perché, mi chiedo io, succedono fenomeni di questo tipo?

Perché una band che non riesce a proporre nient’altro che la sua immagina patinata, autoreferenziale e piena di sè, che ci disturba le orecchie con un ibrido musicale figlio dei Metallica periodo “Load”/“Re-Load” che copulano con lo pseudo punk melodico anni ’90 e con un innocuo rock da classifica, riesce ad avere tutto questo successo? Io la mia risposta ce l’ho, ma non è questa la sede adatta per aprire un dibattito, che prenderebbe senz’altro toni molto polemici. È evidente, però che se tutto ciò accade, qualcuno lo ha permesso. In primis le case discografiche, ma fin qui ci posso arrivare, il loro scopo è vendere, quindi non le condanno fino in fondo, si sa che un gruppo valido musicalmente avrà comunque e sempre meno possibilità di una macchina sforna soldi. In secondo luogo i ragazzi, e qui sarò meno clemente, sempre più abituati all’ascolto passivo, sempre meno capaci di discernere la cacca dalla nutella, sempre più lobotomizzati da una società basata solo sulle apparenze e non sulla sostanza.

Insomma, andrò sicuramente contro corrente, ma non chiedetemi di segnalarvi qualche brano decente presente in questo disco perché davvero non posso farcela. Se vi accontentate di un prodotto plasticoso dategli pure un’ascoltata, se cercate del vero rock, suonato, sudato, viscerale, cercate altrove. Quest’album può piacervi solo se avete dai 14 ai 16 anni…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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