Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:52 min.
Etichetta:Candlelight
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE WINDS OF BLASPHEMY
  2. LYSETS ENDELIGHT
  3. THE DARKEST PATH
  4. DET ISKALDE MORKET
  5. SUMMONING THE HORNS

Line up

  • Thor Erik: vocals/guitar/bass/synth
  • Vardalv: drums

Voto medio utenti


Seconda coltellata nel petto da parte dei Norvegesi Throne Of Katarsis, e secondo centro. Se il primo disco vi aveva ipnotizzato con il suo Black Metal dilatato, ma al tempo stesso concreto ed efferato, questo nuovo Helvete - Det Iskalde Mørket avrà più o meno lo stesso effetto su di voi. Sono passati due anni, preziosi a quanto pare, perchè adesso il loro modo di esprimersi (sono un duo) si è fatto più dettagliato ed efficace. Quelle soluzioni che prima potevano portare ingenuamente alla noia adesso vengono evitate, si va dritti al sodo. Tutto questo però non ha influito sulla loro concezione di estremo, basta guardare soltanto la durata delle canzoni per rendersi subito conto di come poi la situazione sia sempre la stessa, semmai sono cambiati alcuni punti di vista. Quello che viene abortito è comunque sia malato, fastidioso nel suo incedere etereo, eppure allo stesso tempo crudele e tagliente, come in Lysets Endeligt, o nella lunga traccia d'apertura The Winds Of Blasphemy. Qui dentro il concetto basilare di Black Metal viene portato alle sue estreme conseguenze con naturalezza: si passa da accelerazioni bestiali a momenti in cui una melodia malinconica e ricca di disagio avvolge qualsiasi cosa. Gli angoli sono stati smussati a dovere, ed ora la band riesce a penetrare ancora di più in profondità, facendo in modo che le canzoni si facciano ascoltare senza intoppi e lasciando anche il segno in maniera positiva, mi sto riferendo a delle linee melodiche che rimangono impresse al primo ascolto. Non è Depressive Black Metal anche se ingloba in se alcune curvature di questo stile, è più che altro un semplice Metallo Nero che viene aperto e sezionato in varie camere oscure in cui si rischia di rimanere facilmente imprigionati.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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